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S'è fatto vivo ch'ero di sopra, volevo capire cosa combinava Anna. I nostri alloggi stanno al primo piano, appuntato. Ho appoggiato un orecchio alla porta ma non ho sentito nulla. Così ho aperto, ma poco poco, tipo Kaori, se la ricorda Kaori?
Sì, mi scusi. Vado avanti.
Insomma, dentro era tutto buio. Sentivo mia moglie che russava. Bene, ho pensato, e ho richiuso alla svelta. Sono sceso, ho sgraffignato dal frigo tre birre e le ho portate agli altri. Intonavo Thunderstruck degli ACDC, poi ho visto la loro faccia e mi son bloccato.
Anto, c'è uno, dice 29.
Gli ho tirato un'occhiata, gli ho detto che non capivo. C'è un tipo all'ingresso, mi fa, uno sospetto.
Ho guardato fuori ma non ho visto nulla. A parte la strada, e il cono di luce dei lampioni. Un tipo, eh, gli ho detto. E sentiamo, che tipo?
Un becchino.
L'ho visto anch'io, fa il Barone.
Ragazzi, ho sospirato. Che cos'ho detto, avete fumato?
Di puzza però non ce n'era, e quelli insistevano. Parlavano di uno vestito di nero, con la faccia pallida e il cappello. Guardava nella hall, poi s'è spostato.
Sicuri? ho chiesto.
Sì, dice uno.
Giuro, fa l'altro.
Allora ho sbattuto giù le birre e ho marciato verso la porta. Cazzo, becchini nel mio hotel no, dài. Che di sfighe ne ho già abbastanza.

La stanza 31Where stories live. Discover now