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Ora silenzio, ha intimato il becchino. Non deve volare una mosca, ci fa. È avanzato quatto quatto, come se il pavimento fosse disseminato di uova. Ha raggiunto la porta della 31. S'è chinato, ha sbirciato nella serratura.
Non vedo un cazzo, ha detto.
Per forza, ho risposto io. È tappata.
Come? ha detto lui.
Gli ho indicato il congegno a muro, quello della tessera magnetica. Le abbiamo messe quest'anno, gli ho spiegato. Sono il nostro piccolo vanto.
Ce l'ha un passe-partout? ha tagliato corto lui.
Ovviamente, gli ho risposto in malo modo.
Dia qua, ha detto.
Se permette, ho fatto io, faccio da me. Stavo tirando fuori la scheda quando il telefono ha preso a squillarmi.
Mr. Becchino, paonazzo, s'è messo a far gesti da controllore di volo.
Certo, mi fa il Barone, che anche lei... Qui c'è un porco mannaro, si rende conto?
Mi sono scusato. Era mia moglie. Anna. Anna, ho bisbigliato. Che chiami a fare? Dove sei?
Dove vuoi che sia, cretino, mi fa lei. Hai finito con la 31?
Stiamo facendo, tesoro, gli ho detto io.
Lei è rimasta in silenzio. Di quei silenzi, appuntato, che voglion dire soltanto guai. Anto, mi fa dopo un po', vuoi spiegarmi cosa cazzo combina il tuo amico?!
Ho passato il telefono sull'altro orecchio. A chi ti riferisci, amore?
Ero in bagno, ha ringhiato lei, e dalla ventola usciva una curiosa brezza jamaicana...
La ventola di aerazione, appuntato. Per qualche oscuro motivo, i servizi del bagno nell'atrio sono collegati a quelli del nostro alloggio. Per esempio, se qualcuno al piano di sotto ha un attacco di diarrea... Ecco, ci siamo capiti.
Ho chiuso gli occhi. Mi sono immaginato Paolo 29, chino sulla tazza, ad arrotolare Dio solo sa che cosa.
Se Bob Marley non la smette, ha urlato Anna, giuro che scandalo o mica scandalo io quello lo denuncio. E poi l'ammazzo.
Tesoro, ho risposto io.
Tesoro un cazzo, mi fa lei. Vi ammazzo entrambi. A te e a 14.
Sarebbe 29, amore...
Lo dimezzo, quel sottodotato. E ha riattaccato.
Mr. Becchino mi stava fissando.
Sì, ho sbuffato, adesso le apro. Mi sono fatto largo, ho infilato la tessera nella toppa. Poi m'è venuta un'idea. Me la presta, dopo, la pistola? gli ho chiesto.
Lui ha corrugato la fronte.
Lasci perdere, ho detto io.
Ho aperto la porta, che ha cigolato come la gamba di una vecchia baldracca. La finestra era spalancata, la tenda svolazzava a destra e a manca coprendo e mostrando un occhio di luna.
Giuseppe! ha urlato il Barone. Giuseppe, venga fuori, che è meglio per tutti!
Il becchino gli ha tirato una sberla. Ma è imbecille? gli ha fatto.
Lui s'è grattato la guancia. Detto da uno armato di pistola che prova ad abbattere un ingresso a testate, ha risposto.
L'altro l'ha fissato. Ha scosso la testa, non ha aggiunto altro.
C'è qualcuno al cesso, li ho informati io. Ho indicato in basso, dove una lama di luce si allungava sul pavimento. Mr. Becchino ha appoggiato una mano sulla porta del bagno. L'ha spinta piano, pronto a sparare. Il bagno però era vuoto. In fondo, in un angolino, c'era un pezzo di carta argentata. Durex, ci stava scritto sopra. L'occhio m'è caduto sulla vasca, in mezzo agli shampoo. A confondersi tra le boccette, ma neanche tanto, c'era un oggetto tondo, lucido. Decisamente fallico. E quello?! ho chiesto.
Nessuno ha commentato.
Abbiamo proseguito, il becchino in testa, la pistola dritta davanti a sé. Dalla finestra strisciava una brezza leggera. Poi, girato l'angolo, ecco il finimondo.
Cristo, fa il Barone.
Jesus, fa il becchino.
Maremma maiala, ho chiuso il cerchio io.
Per l'altro mio cliente, quello con moglie e figli, il gioco del trenino e del capostazione poteva considerarsi concluso. Per sempre. Appuntato, guardi, da giovane ho fatto il volontario alla Croce Rossa. Di schifezze ne ho viste tante. Ma la 31... Insomma, avete visto anche voi.
Il Barone s'è lanciato in bagno. I conati che non ho sentito.
Mr. Becchino, invece, ha preso a rovistare in giro.
Cazzo, ho detto io, guardi che fine ha fatto quella manetta.
La vittima era di spalle, a novanta, la faccia contro il cuscino. Che da bianco, per via del sangue, era diventato nero. Una mano era ancora ammanettata al letto. L'altra manetta, invece, gli usciva dal... Lo so, è orribile. Ma la prima cosa che ho pensato, nel vederlo, sono state quelle bambole ricaricabili. Sa, quelle col filo.
Oh oh oh, Merry Christmas! ho strillato. Mai visto, appuntato, quei pupazzi di Babbo Natale negli autogrill?
Mr. Becchino, nel frattempo, si era sporto dalla finestra. Niente, ha sbottato. Niente, goddamnit!
Per me, gli ho detto io, il suo amico più che porco mannaro è un frocio sanguinario.
Lui m'ha lanciato un'occhiata. Sarà mica omofobo? m'ha chiesto.
Da questa sera, sì, gli ho risposto io.
Lui ha sputato per terra.
Di nuovo? l'ho redarguito. Ma la smette d'insozzarmi l'hotel?!
Dannazione, ha fatto lui, m'è sfuggito anche stavolta...
Chiamate la polizia, ha suggerito il Barone dal bagno. La sua testa ha fatto capolino, si stava stava asciugando con una salvietta.
Fossi in lei non la toccherei, gli fa il becchino. E ha rimesso la pistola nella fondina.
Il Barone ha fissato la salvietta. Ha guardato me, con aria interrogativa.
Io ho alzato le mani. Si ricordi cosa c'era tra gli shampoo, gli ho detto.
Lui è tornato dentro, e giù ancora a vomitare.
In quel preciso istante, dalle scale è arrivato un grido osceno. Più che osceno, appuntato, direi stonato. Tipo un gallo a cui han squarciato le palle.
Forse non tutto è perduto, ha sussurrato il becchino. E s'è gettato in corridoio.
Il Barone è rispuntato fuori. Era più pallido di una seppia alla piastra. Ma chi è che sta cantando? ha chiesto.
Io ho sospirato. Bob Marley, temo.

La stanza 31Where stories live. Discover now