Capitolo 22

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Aria.
Mi serviva aria dopo quello che avevo sognato.
Non volevo andarmene via e lasciare Newt, ma avevo bisogno di stare da sola, con i miei pensieri.
Mi sono messa le scarpe e sono andata a cercare mio padre, l'unico che potesse veramente chiarirmi le idee.

Così mi sono ritrovata nel centro della piazza e ora mi dirigo ancora una volta dentro il complesso in cui fino a ieri sono stata imprigionata e dove ho parlato con mio padre.
Entro in quello strano posto, ma i corridoi sono talmente tanti e talmente uguali che in un attimo mi perdo.
Fortunatamente, svoltato un angolo mi scontro con un petto muscoloso. James con quelle spalle larghe, dritto e composto, sembra quasi un armadio mentre mi guarda stupito.

Subito mi scuso e mi ricompongo: vedo mio padre scrutarmi attentamente, con occhio critico.
Che stia forse cercando qualche segno particolare che solo i genitori posso vedere?

"Tutto bene? Quel ragazzo biondo ti ha fatto qualcosa?" Domanda lui, apprensivo.
Ecco cosa stava cercando, penso innervosita.
"Sì, tutto bene. E poi perché mai Newt dovrebbe farmi qualcosa?"
Mi guarda circospetto, poi mi risponde.
"La signora delle pulizie, se così la possiamo definire, mi ha detto che ieri vi ha visti... come dire... alquanto presi."

Ma cosa cacchio hanno in testa tutti?
Ora si mette anche mio padre a pensare male, oltre che a Newt con quelli sguardi verso Josh?
Mi riprendo e rispondo, ferma e sicura.
"Newt è mio amico. Sto viaggiando con lui da tre settimane e abbiamo sempre dormito insieme. Per noi ormai è normale. E poi quella donna non ha neanche bussato..."
Mio padre sorride benevolo e mi tira una pacca sulla spalla.
"Okay, va bene. Ma sappi Kim, che se quel biondino proverà anche solo a sfiorarti con mezzo dito, gli mozzerò tutta la mano. Sei mia figlia non il giocattolino di qualche stupido insensibile."
Per un attimo provo rabbia sentendo Newt paragonato a uno "stupido insensibile", cosa che non è; subito dopo però capisco i sentimenti di mio padre e lo abbraccio.
È solo preoccupato. Tutto perché mi vuole bene.
"Tranquillo papà. Non mi faccio mettere i piedi in testa da nessuno e non preoccuparti: so dove tirare un calcio, se serve."
Mio padre mi appoggia la mano sulla testa.
"Questa sì che è mia figlia." Sussurra mentre sento crescergli un sorriso in volto.

L'abbraccio finisce e mio padre mi fa la domanda che aspettavo da quando l'ho visto questa mattina.
"Cosa sei venuta a fare qui al Generale?"
Deve essere il nome di questo posto, il centro di comando.
Alzo un sopracciglio, dubbiosa e mio padre capisce il concetto al volo. "Risposte. Vuoi delle risposte. Bene, sono qui anche per questo."
Detto ciò, senza aggiungere altro, usciamo entrambi dal complesso e ci dirigiamo verso l'agglomerato di case-capanne di questa gente.

***

"Bene. Suppongo sia meglio partire dal principio.
Avevi solo cinque anni quando tua madre ha preso il lavoro alla C.A.T.T.I.V.O. Quando ha scoperto che solo Mark, tuo fratello più piccolo di due anni, era Mune, ha deciso di portarti con sè. Voleva salvarti e trovare una cura per evitare che ti riducessi ad una bestia. Da allora non l'ho mai più vista, nemmeno te e quel piccoletto di tuo fratello. So solo che tua madre è stata infettata, ma è riuscita a tirare avanti fino a quando, circa due anni fa, è morta durante l'attacco del Braccio Destro alla C.A.T.T.I.V.O. .
Il Braccio Destro però è riuscito solamente a creare scompiglio, niente di più.
Inoltre sono morti così tanti uomini..."
Fa una pausa, molto d'effetto. Nel mentre cerco di riordinare i pensieri: il Braccio Destro pensavo fosse ormai storia vecchia. D'altronde la Cancelliera mi aveva detto che quei ribelli erano ormai dei poveri reietti ai confini della zona giuridica di Denver e di quella del centro della C.A.T.T.I.V.O in Alaska.
Tuttavia queste sono le parole di Ava Paige: può aver mentito in qualsiasi istante.

Mio padre proprio in quel momento riprende a parlare distogliendomi dai miei pensieri.
"Noi invece preferiamo agire in modi diversi.
Questa comunità conta più di duecento persone: ho inziato a radurare tutti loro appena ti hanno portato via. Le città erano infette e così ci siamo trasferiti qui.
Alcuni di noi sono Muni, altri non completamente. Tuttavia siamo riusciti a sopravvivere fino ad ora ed è andato tutto bene.
Siamo cresciuti, abbiamo imparato a cavarcela. Abbiamo i Dolenti per spostarci, un luogo dove stare, delle armi per difenderci... ci siamo persino dati un nome: Dimenticati.
Non abbiamo mai combattuto la C.A.T.T.I.V.O. in modo serio e non pensiamo di farlo, ma in qualche modo dobbiamo andare via, da qualche parte.
Questa grotta è stata la nostra casa per più di tredici anni e per alcuni anche per quindici.
Dobbiamo andarcene o presto o tardi verremo infettati. So per certo che grazie a te possiamo farcela.
Era da diversi giorni che i miei uomini vi seguivano e sia tu che il ragazzino avete dato prova del vostro coraggio.
Se c'è qualcuno che può aiutarmi a portare via questa gente da qui, beh... quelli siete voi."

L'esperimento - The Maze RunnerWhere stories live. Discover now