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voglio ancora prendere dominic a calci nei testicoli, lo giuro, ma non saprei come altro raggiungere la casa di liam, dato che il mio unico mezzo sono i piedi e alle undici di sera ci sono un sacco di persone raccomandabili per la strada (scherzo sulle persone poco raccomandabili quando sto dando a dominic tutte queste confidenze).
vedo la sua macchina per via dei fari, e mi metto la giacca per uscire; mi passo una mano tra i capelli (questo é il mio modo per "pettinarli") e gli apro. "sei bellissimo stasera" esordisce.
"non provarci nemmeno a cominciare" lo minaccio. "ero vestito così anche ieri" gli faccio notare, al che diventa rosso per l'imbarazzo e mentalmente gioisco per questa misera vittoria.
"cos'hai fatto oggi di bello?" mi chiede in macchina, forse per rompere il ghiaccio (o il cazzo, dal mio punto di vista).
"indovina". gli risparmio il "ho vomitato la mia anima giù per il cesso" e "mi sono ingozzato come un porco all'ingrasso" perché non sono cose da raccontare.
mi bacia sulla bocca (scandaloso!!!) e poi andiamo a quella maledetta festa.
appena entro in quella che presumo sia la casa di liam mi spunta un pensiero che dice che questo non é un party qualsiasi.
ho fatto conoscenza solo con vecchi marpioni, io. acqua ossigenata sta alla console a suonare musica da night club francesi anni 80-90, mentre ragazzetti fin troppo esaltati si limonano le relative pollastrelle, al posto di ballare allegramente come questi pazzi scatenati che si muovono che manco avessero appena preso una scossa. già decido di andare a chiedere in giro a qualcuno se ha da accendere, con la sigaretta che quasi mi cade dalla bocca, ma devo stare attento perché é l'ultima.
ripeto per l'ennesima volta "hai da accendere?" quando, oltre che a ritrovarmi la sigaretta accesa, mi ritrovo qualche miscuglio indecente di succo di frutta mischiato a vodka o qualcosa di simile. io rifiuto gentilmente l'offerta di questo coraggioso sconosciuto che ci prova anche se non sa nemmeno il mio nome. blatero un "grazie, amico" per dirigermi verso la zona più infantile, ovvero quella di "obbligo o verità". nessuno mi conosce, ma me ne frego altamente e mi siedo tutto esaltato in mezzo alla cerchia di sfigatelli. mi guardano di traverso, e quando si girano mi faccio ancora più piccolo. una ragazza gira la bottiglia, capita proprio a me questo turno; per andare sul sicuro dico verità, ma catturo l'attenzione del mio migliore amico dominic che tempestivamente si siede accanto alla ragazza, le sussurra qualcosa all'orecchio, si guardano con uno sguardo complice, poi lui guarda me come per dire "sei nella merda ma io non posso fare altro che goderci" e lei mi fa la domanda:"sei vergine?".
se rispondo si andrò nel bel mezzo del gruppo "persone da bullizzare".
se rispondo no, direi una bugia, e vorranno sapere i dettagli; rispondo di si. la ragazza strilla:"é l'ultimo!!!" al che tutti si girano verso di lei, poi spostano lo sguardo a chi sta guardando, cioè me, e soprattutto ragazzi dalla fama non proprio raccomandabile mi guardano come dei predatori.
questa notte non sarà di certo una passeggiata. corro da dominic che nel mentre é andato a parlare con una ragazza, e io non lo apprezzo affatto. "ti devo parlare in privato, almeno per questa volta" gli ordino (non glielo chiedo perché quella ragazza sta per mangiarselo).
"si vede che sei geloso".
"no, sono incazzato, ed é diverso. ti rendi conto di quello che hai appena fatto?!" mi guarda con innocenza. "adesso avrò tutte persone come te attorno, e già che non ti sopporto, come faccio a sopportarne altri? sei proprio un pezzo di merda!".
"shh, calmati".
"é inutile che adesso fai così! hai fatto tutto di tua spontanea volontà, non trattarmi come un bambino..." comincio a piangere dalla disperazione, dalla rabbia e da tutto quello che ci va dietro. poi fa una cosa che non ha mai fatto prima: si prende cura di me! abbracciandomi e consolandomi. wow, sta andando tutto così in fretta. "torniamo in macchina, se ti senti a disagio qui".
"no, voglio godermi questa serata, non é che per quattro pezzenti mi tocca fare la figura dello sfigatello. vammi a prendere da bere, io ti aspetto qui".
"sarebbe meglio che tu venissi con me" mi alzo, e fianco a fianco (stavolta più vicini che al centro commerciale) e mano nella mano ci incamminiamo alla sala da pranzo dove sono situati i vari veleni che liam ha messo a disposizione (bel lavoro amico). qualcuno dice che stiamo bene insieme, stringo forte la mano di dominic e urlo dietro al tipo:"vai ad incularti con una zucchina!", respiro profondamente e ingoio di seguito due bicchieri di qualcosa di strano (mossa non proprio furba, dato che sono anche a stomaco vuoto, ma la roba non é forte quindi sono solo un po' stordito) quando sto per prendere il terzo dominic allunga la mano e mi dice di andarci piano, perché se perdo conoscenza é la fine. svuoto comunque anche il terzo, poi prendo dominic per la maglia, e comincio a limonarmelo di gusto (a quanto pare). e anche se nella stanza ce n'é di gente che si sta divertendo alla grandissima, noi due siamo quelli al centro dell'attenzione, adesso. con la testa un po' per aria per l'alcol e un po' per la situazione, credo che la lingua di dominic sia diventata la reincarnazione di dora l'esploratrice. quando infila le mani sotto alla felpa dapprima mi sento un po' teso, poi lo lascio fare, mi dico:"tanto non ho niente da perdere", il mio cervello non sta però a sentire quella parte che dice:"niente, se non la tua verginità". alla fine non sta facendo niente di male, intendo... no, scherzo, non riesco ad intendere niente al momento.
poi mi poggia le mani sul sedere spingendomi verso di lui. ad un certo punto mi stacco, perché mi manca il respiro, e gli dico sottovoce:"andiamo a casa tua" (non avrei neanche dovuto prendere questa iniziativa, lo so) e lui tutto contento, fa finta di niente, mi fa rimettere la giacca, e mi porta a casa sua. dice che i suoi non ci sono perché sono andati a cena fuori e poi andranno a teatro. "hai gli occhi rossi, non sembri stare tanto bene" mi fa notare.
"te l'ho per caso chiesto?".
"andiamo a dormire...".
"basta che mi fai le coccole".
"non avrei mai pensato che avresti potuto dire una cosa simile".
"stai zitto, mi devi abbracciare, baciare e tutte cose simili... ma non voglio fare sesso, grazie" ogni parola diviene sempre più strascicata e a un certo punto non so nemmeno io che sto dicendo.
"l'alcol ti fa male, sai?".
"e allora perché mi hai lasciato bere... eee...". mi fa mettere una sua felpa per dormire, e non mi vergogno nemmeno a farmi vedere in mutande da lui. mi guarda come se mi volesse mangiare, ma i miei ossicini si infilerebbero tra i suoi denti. "sei magro".
"dimmi qualcosa che non so, per favore".
"sei anche bellissimo". una volta vestito, mi abbraccia.
"stai scherzando, ti stai prendendo gioco di me perché sono ubriaco" mi lamento sempre, dannazione.
"no, tu sei davvero bellissimo. sei davvero diverso. non sei facile da capire, e questo é il bello di te. amo i tuoi occhi anche se hai sempre delle occhiaie terribili, il tuo naso é un po' strano, ma ti sta bene, mi piace come i tuoi capelli siano sempre spettinati, ma ti stanno bene, e anche se sei magro e basso sei il ragazzo più adorabile del mondo. anche quando ti arrabbi, mi verrebbe da abbracciarti, però non ti vorrei offendere" non mi accorgo che sto piangendo, ma non importa, lui se ne accorge e mi stringe ancora di più a sé. "ti amo, matt".
"dici davvero?".
"si, davvero" mi da un bacio sulla fronte, scostando i capelli. "vuoi... diventare il mio fidanzato?" sento il suo cuore battere forte (spero non soffra di tachicardia).
"basta che fai il bravo, che non guardi più video porno, che non guardi tutte quelle troie a scuola, che non mi prendi più in giro, e neanche che mi sfrutti per i tuoi scherzi del cazzo, e se mai proverai a rifare tutto questo, giuro, ti prendo a calci nelle palle finché non diventi una ragazza. ti amo anche io".

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