yukiyo

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- Ciao. -

La vedo sussultare leggermente nel sentirsi rivolgere la parola.
Se ne stava seduta al suo banco con lo sguardo chino sul cellulare, forse intenta a messaggiare con qualche suo amico, e così non mi ha sentita entrare in classe.

Senza aspettare una sua risposta, proseguo fino a raggiungere il mio banco.

Per ora ci siamo solo noi due e pochi altri ragazzi.

- Ehi, Narumi! -

Sento esclamare energicamente mentre, lasciato lo zaino a terra, mi siedo al mio posto.

Mi sorprende che mi abbia chiamata "Narumi" e non "Naru", "Naru-tan" o un altro di quegli strani soprannomi che ogni tanto le vengono in mente. Dev'essere la prima volta che lo fa.

- Sai... - Prosegue inginocchiandosi come suo solito davanti al mio banco e incrociandovi sopra le braccia. - Quando saluti qualcuno, poi dovresti anche aspettare la sua risposta prima di andare via. -

- Accontentati che ti abbia salutata. -

Ribatto ruotando gli occhi.

- D'accordo... - Sospira, per poi sollevare leggermente l'angolo destro delle labbra. - ...Naru-tan. -

- Mi sembrava troppo bello che avessi iniziato a chiamarmi come si deve. -

Sbuffo alzando nuovamente lo sguardo al cielo.

- Beh, anche tu puoi darmi un soprannome, sai? -

- Meglio di no. -

- Perchè? Si risparmia tanto tempo con i soprannomi, sai? - Insiste, annuendo con un'aria così seria da far quasi ridere. - Soprattutto per una come te, che parla sempre il meno possibile, dovrebbero essere una vera manna da cielo. -

- Non sarebbe lo stesso. - Ribatto con un'alzata di spalle. - Insomma, se ti chiamassi Yuki, sembrerebbe che ti stia chiamando "neve", Kiyo è "puro", e sinceramente non ti si addice affatto, mentre Yu significa "acqua calda". -

- Praticamente mi stai dicendo che ho un nome di merda. -

Ribatte lei assottigliando lo sguardo e sporgendo comicamente in fuori il labbro inferiore.

Non posso fare a meno di scoppiare a ridere nel vederla così.
Certo, non così forte e così di gusto come mi è capitato solo poco tempo fa, ma comunque più a lungo di quanto sia abituata a fare.

- Ma che hai capito? - Dico ancora ridendo. - Sto dicendo l'esatto opposto. -

A questo punto lei aggrotta la fronte, probabilmente chiedendosi di cosa stia parlando.
Possibile che ancora non ci arrivi?

- Vita di felicità. - Esordisco. - È questo il significato del tuo nome, no? -

Inspiegabilmente all'udire queste parole il suo sguardo si rabbuia.
Per caso ho detto qualcosa che non dovevo?

- Sì. -

Mormora distogliendo lo sguardo.
Ora sembra quasi a disagio.

- Cos'è questa reazione? - Ribatto sempre più confusa. - Ti sto dicendo che hai un bel nome, hai capito? Per questo non voglio usare soprannomi, lo sminuirebbero. -

- Quante storie. - Sbuffa allora alzando lo sguardo al cielo, ma noto subito un piccolo accenno di sorriso sulle sue labbra. - Alla fine è solo un nome, non serve essere così seri al riguardo. Anche perché non mi pare che tu lo pronunci chissà quanto spesso. -

Effettivamente, nonostante debba per forza essere già accaduto, non riesco a ricordare una sola volta in cui sia stata io a chiamarla.

- D'accordo, hai ragione. Allora che ne dici di rimangiarci tutto e ricominciare daccapo? - Propongo mentre la vedo sorridere divertita. - Torniamo all'argomento iniziale. Di che stavamo parlando? -

il filo del ragno //yuri//Where stories live. Discover now