36. In un altro tipo di momento

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Quella festa fu diversa dall'ultima a cui avevo partecipato.

Appena entrammo nel locale, Miriam sparì dalla mia vista in un soffio e Thomas fece lo stesso, dopo aver avvistato una ragazza bionda che gli aveva fatto l'occhiolino. Insomma, prevedibile.

Restai assieme a Pietro. Ci avviammo al balcone dove si poteva prendere da bere. Anche se con un po' di fatica, a causa della grande folla, riuscimmo ad arrivarci.

Lui si prese una vodka, poi consigliò a me qualcosa di più leggero. Appena vidi il liquido rosso fosforescente, lo guardai male.

<<Ti ho detto che è leggero, Sam! Fidati!>>, mi urlò nell'orecchio per il volume altissimo della musica.

Annuii e cercai di fidarmi. Di sicuro non poteva essere peggio di tutti quegli altri drink che mi ero bevuta la scorsa festa, o no?

Bevvi il liquido tutto in un sorso. Ma feci comunque subito una smorfia facendo ridere il mio amico, che a differenza mia era riuscito a bersi la sua vodka senza problemi.

Ci bevemmo diversi drink e poi andammo a ballare in mezzo alla pista.

Non so quanto tempo passai con lui. Mi ricordo solo immagini sfuocate di noi due che ridevamo, lui che mi offriva altro drink e io li bevevo. Poi, lui, all'improvviso, sparì e non lo vidi più. Non lo trovavo più. Tutto attorno a me girava e stavo per svenire in mezzo a tutte quelle persone sconosciute.

Poi, tutto successe velocemente, quando un ragazzo mi si avvicinò a me con un sorriso.

Quel sorriso irritante.

Portò le sue mani sui miei fianchi e mi irrigidii all'istante. Lui, allora, serio si avvicinò al mio orecchio e mi disse: <<Rilassati, Samantha. Rilassati>>.

In quel momento, potei sentire dal suo respiro sul collo, che sapeva di alcool, che aveva bevuto molto più di me.

Probabilmente se non lo fosse stato così tanto, non mi avrebbe nemmeno raggiunta e non avrebbe iniziato a ballare con me.

Fatto sta, che quelle parole pronunciate da un Thomas fuori di sé furono per me come un ipnosi, e subito mi sentii quasi più sciolta e rilassata.

Iniziammo a ballare insieme. Non lo allontanavo. Lui si avvicinava a me e io lo lasciavo fare. Non sapevo che stavo facendo.

Lui mi sfiorò più volte le labbra con le sue. Iniziò a stamparmi piccoli baci. Poi, passò ad attirarmi di più a sé, facendomi aderire al suo petto e mi baciò sempre più intensamente.

Ed io non lo allontanavo. Non sapevo il perché. Una parte di me molto poco sobria mi diceva che era la cosa più giusta che avessi fatto da quando mi ero trasferita a Torino. Mentre l'altra ancora sobria mi urlava di allontanarlo.

Poi, non ricordo niente. Il vuoto. Come se fossi svenuta in mezzo alla pista, senza accorgermene e mi fossi risvegliata in quel letto. Fra quelle lenzuola.

Inizialmente, non riconobbi bene l'ambiente che mi circondava. Era tutto tremendamente sfuocato.

Non riuscivo a muovermi. Ero bloccata. Ma non solo per la poca forza, dopo la sbornia della notte prima. Delle braccia muscolose mi avvolgevano il corpo.

Cercai di dimenarmi e allontanarmi, ma quelle braccia erano ferme come se fossero fatte di pietra, e non volevano mollarmi.

Mi chiesi di chi fossero.

Chiusi, allora, gli occhi sentendo un dolore intenso toccarmi le tempie. Appena chiusi gli occhi, mi tornarono in mente alcune immagini sfuocate. Rividi il suo sorriso irritante e mi irrigidii rabbrividendo al pensiero che sia lui a stringermi fra le sue braccia.

PROBLEMWo Geschichten leben. Entdecke jetzt