Il ritrovo

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Breve racconto scritto durante il concorso "Mettiti in gioco anche tu" del profilo Ambassadors, con un collegamento particolare...

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Non ho mai avuto paura di morire.
Mai, fino a quella notte. Quando l'alba chiuse i miei occhi e la fioca luce di una dozzina di candele fissate su un lampadario li riaprì.
Abbandonato per terra al centro esatto di una stanza, con mani e piedi legati, e gli occhi fissi su scaffali zeppi di parole fatte d'inchiostro, e racchiuse tra pareti di cuoio, ammassate in cumuli a prima vista disordinati, buttati lì, per caso, da mani svogliate e stanche di portare il peso di quelle parole.
Ma poi lo vidi, l'ordine. Quando dopo aver fissato per ore quegli scaffali ne registrai ogni particolare.
Tra le prime file riuscivo a distinguere l'EXITUM, e una sequenza di Alif sul dorso mi lasciò intendere che fosse l'antico manoscritto di Abdul Ali. A seguire il TURBA PHILOSOPHORUM emanava la sua aura di alchimia per tutta la stanza. Poi altri: OCCIDO LUMEN, UTER VENTORUM... ma dov'ero finito? E soprattutto perché?
L'acre odore di polvere bruciata e di cera fusa inebriava la stanza e bruciava le mie narici.
Fissavo inerme quelle cataste di libri e mi sentivo inadeguato dinanzi a tanta sapienza.
Ma quelle parole rimanevano imprigionate tra le pareti della libreria. Lettere spezzate, infrante e amare aspettavano distratte che qualcuno le pronunciasse.
Poi una rivelazione. Un frammento di ricordo svelò il suo contenuto davanti ai miei occhi, sfogliando veloce le parti con meno rilievo e soffermandosi sugli attimi più salienti. "Ma certo" pensai, "Fuìnor, brutto traditore". Mi tornarono in mente tutti gli spettri, Goundles, il tempio, il calderone... poi il fuoco, l'esplosione. Ma chi mi aveva portato lì?
Tornai a concentrarmi sui libri. I miei occhi oscillavano da destra a sinistra, dall'alto in basso, in un moto armonico, quasi a segnare i secondi. Poi si bloccarono su un fascio di tenebre. Uno schiaffo tra i ricordi mi tolse il respiro, un secondo, un'eternità. Il NECRONOMICON si ergeva sul secondo scaffale sulla destra, raggrinzito e solenne. Un coro di anime oscure, come lugubri sussurri, veniva fuori da quell'involucro di cuoio dando vita all'ululato dei demoni.
Un lieve scricchiolio del legno mi fece spostare lo sguardo a sinistra della stanza.
Rumore di passi. Trattenni il respiro e mi preparai alla fine. Il mio nome detto in un sussurro riempì il mio cuore di speranza: "Jason?"
No! Non era la fine. Era la mia Susan.

Non sto scrivendo nessun continuo dell'alba. Questo breve racconto nasce come commento a un capitolo intitolato "ispirazione" e aspettavo la chiusura del concorso per pubblicarlo.
Mi era solo venuta nostalgia dei miei vecchi cuccioli. Tutto qui.

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