Benvenuti all'Inferno

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Le note del Notturno di Chopin riecheggiano nell'aria. Si insinuano fra le pieghe di quel luogo fatiscente e decrepito, imbrattandolo con la malinconia di una sinfonia triste e delicata.

La fanciulla dagli occhi di tenebra avanza fra i corridoi bui con passo lento e cadenzato. Le catene, che la imprigionano, stridono al suolo, avvolgendola in un rumore sordo e devastante.

Il suo sguardo stanco si perde nell'ammirare le macerie di una realtà oramai lontana, fittizia. La promessa di una beatitudine intrisa di menzogne, camuffata nell'ombra gelida di un Inferno che non lascia via d'uscita. Ma la ribellione, connaturata un tempo nell'indole della giovane, si è dissipata. Non si oppone più al crudo destino che le è capitato, ha smesso di lamentarsi. Lo ha accettato così com'è, d'altronde perché negare l'evidenza?

Lei è dannata, la sua anima lo è. Non importa il motivo per il quale si sia trovata in una situazione simile, se tale condizione non sia dipesa da lei.

È troppo tardi, è all'Inferno e da esso non si può fuggire.

Risate di scherno invadono l'ambiente circostante, ma la ragazza le ignora, continua ad avanzare verso una meta sbiadita persino alla propria mente.

Un sorriso amaro si dipinge sul suo volto.

Ma che importa?, pensa.

Nessuno scorgerà la differenza.

Da qua giù le cose del mondo le sembrano così distanti, le vive, questo è certo, ma il loro sapore è una mera illusione. Le sfiora appena.

È come se alimentassero il suo spirito per non farlo soccombere, rilegandola ad una tortura che non avrà fine.

Arriva dinanzi ad una porta in legno scuro e la spinge.

Come ogni frangente di quel posto, anche quest'ultima stanza è ridotta in pessime condizioni. L'arredamento è distrutto, come se fosse stato vittima di un incendio che, con le proprie fiamme, ha inghiottito tutto ciò che si è presentato lungo il suo incedere.

Inquadra una piccola poltrona collocata ai margini della camera e si posiziona su di essa, reclina la testa all'indietro e si perde nell'ammirare il soffitto dalle venature tetre.

Chiude gli occhi e resta in ascolto, le risate si sono trasformate in singulti, schiamazzi e grida derisorie, la loro intensità è cresciuta con l'accrescere della nostalgia della fanciulla.

Si focalizza sull'immenso vuoto che si porta dentro e aggrotta la fronte, è in uno di quei giorni dove i ricordi l'attirano in una dolce litania che non ha alcun significato, perché, accostandosi a quegli stralci di passato, non può far altro che perdersi nella confusione di cui sono custodi.

Sono evanescenti e portatori oramai di vite che non esistono più.

Sospira, gettando tutto quel connubio di sensazioni sbagliate in un recesso segreto della propria mente con la speranza di poter beneficiare, almeno per qualche ora, di un piccolo sentore di sollievo.

Le sue palpebre si fanno pesanti. La giovane perde coscienza, smarrendosi nei sentieri tormentati della sua psiche.

Beh, per chiunque si sia inoltrato fino a tal punto, prego, si metta comodo. È doveroso da parte mia, d'altro canto, aggiungere: felice permanenza, benvenuto all'Inferno.

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