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Il titolo della canzone che cito è Zombie dei The Pretty Reckless,
vi suggerisco di ascoltarla almeno all'inizio del capitolo.

Buona lettura,
S.

Canto.
Continuo a cantare con gli occhi serrati. Non voglio guardare nessuno, non voglio i riflettori puntati sul mio viso, anche se posso sentirne il calore. Canto immaginando di essere a casa mia, nella mia stanza. Io e il mio mondo, nessun altro intorno a me; io e il ricordo di tutti i pomeriggi spensierati passati con mio padre, quando lui si divertiva a strimpellare note a caso sul suo adorato pianoforte ed io fingevo di essere una cantante famosa e la mia voce acuta da bambina risuonava forte, fin fuori in giardino. Ricordo tutte le risate e la gioia nel fare delle piccole, fugaci e incantevoli cose con lui e poi ad un tratto mi sovrasta l'immagine del piano ormai in disuso, solo ed abbandonato in un angolo del salotto; solo ed abbandonato come me.
<<To all of you who've wronged me... I am, I am a zombie... again, again you want me to fall on my head...>>
Semplicemente lascio che la vera parte di quello che sono venga fuori, senza inibizioni, senza quella soffocante paura di essere vista dentro, in quel posto in cui nessuno è stato mai. Mi sento libera, senza maschere. Sola nel mio mondo fatto di suoni e parole. Non ascolto nessuno, vago nell'esistenza e sono senza scopo e senza guida; quello che voglio è far sentire che nonostante tutto e tutti io sono viva e riesco a provare qualcosa nel profondo della mia tetra anima, sensazioni ed emozioni che nessuno dei poveri stolti che ha cercato di calpestare la mia dignità e infangato il mio nome avrà mai modo di testare sulla propria pelle. Sono persa nel tempo e per la prima volta non mi importa se sto mostrando il lato dilaniato di me stessa e canto a nome di tutte le persone che sono state dimenticate, come mio padre... come me.
<<I am, I am, I am a zombie... how long, how long, how long will you push me... to go, to go, to go, before I lie down dead.>>
Arrivo alla fine della canzone, esalando l'ultima nota con lo strumento.
Tutto intorno a me tace e sorrido perché non mi sentivo così bene da tanto, davvero tanto tempo. Ho il cuore che scalpita nel petto e cerco di godermi appieno questo attimo di beatitudine che rilassa ogni mio muscolo in netta contrapposizione allo stato teso in cui versava fino a qualche minuto fa. Se potessi rimarrei qui, a vivermi questo attimo di pace per tutta la vita, perché non voglio aprire gli occhi per essere catapultata in un mondo che non capisco e che non mi capisce, non sono pronta a condividere questo barlume di bianco con il nero profondo che vivo ogni giorno. Dopo qualche secondo di religioso silenzio, purtroppo, sono costretta a risvegliarmi dal mio stato di trans poichè un forte applauso da parte del pubblico mi fa aprire gli occhi di scatto e ritorno alla fottuta realtà con una rapidità surreale, mi guardo intorno e scatto in piedi come pietrificata più irritata che imbarazzata e vorrei scappare via da qui a gambe levate, tuttavia queste non collaborano perché sono incollate alle assi del pavimento. Le luci sono accecanti e non riesco a distinguere nitidamente una persona dall'altra; mi sembra di vedere solo un ammasso di ombra nerastra che non aspetta altro che soffocarmi ed inghiottirmi per farmi declassare l'attimo di felicità che è scappato via da me ancor prima che fossi in grado di assaporarlo con consapevolezza o ancor meglio trattenerlo per sempre con me.
Per fortuna, in mio soccorso arriva Kath che mi manipola come se fossi un burattino: mi trascina fino a due centimetri dal limite del palco, dove mi costringe a fare un inchino di ringraziamento per i numerosi fischi d'apprezzamento e per il caloroso applauso da parte dei clienti. Non so neanche come sentirmi, figuriamoci come reagire. Dire che sono un pezzo di ghiaccio è offendere il soggetto in questione. Non sorrido, non piango; niente. Prima che Kath riesca a portarmi dietro le quinte, con una certa velocità, alzo lo sguardo come chiamata da un richiamo strano e mi finisce involontariamente contro un paio di occhi castani, che mi fissano attenti e mi fanno raggelare ancor di più se è possibile.
Dio mio... lui.
"Stupida! Come hai potuto dimenticarti della sua presenza!" mi insulto in tutte le lingue del mondo.
Il riccio alla sua destra mi distrae, non fa altro che applaudire animatamente e lo stesso fa il biondo alla sua sinistra; non vedo il castano tra di loro ed evito con attenzione di cercare anche il moro perché non sono nella condizione mentale giusta per affrontare una guerra anche con i suoi occhi. Ritorno da lui e continuo a non capire il modo in cui mi fissa: ha uno strano luccichio negli occhi ed è probabilmente lo stesso riflesso dei miei. Se mi ha riconosciuta non lo da a vedere, nel senso che la sua mascella non è rigida e i suoi occhi non sono ridotti a due fessure, anzi sono stranamente spalancati ed è per questo particolare che non sono per niente tranquilla. Come posso interpretare i suoi gesti se non li capisco per niente? Forse non ha capito; forse è così euforico ed intontito dall'alcool che non mi ha riconosciuta. Prego in mille lingue diverse di aver ragione.
Cerco di prendere un piccolo respiro di sollievo per dare tregua ai miei polmoni vuoti e spero con tutto il cuore che la mia supposizione sia giusta; mi volto verso Kath che mi prende per mano e mi sorride grata, portandomi dietro le quinte dove inizia ad esultare come non aveva mai fatto in vita sua, facendo ridere il mucchietto di persone che si è formato qui. Neanche io riesco a trattenere un sorriso vedendola saltellare come una capretta sbizzarrita e mi stupisco di non aver avuto ancora una reazione da me, come sbraitare o scoppiare a ridere come un'isterica; forse non riesco ad accettare il fatto che di tutta la serenità provata prima mi è rimasto solo un piccolo ricordo che penso di custodire per sempre nella parte più esigua della mia mente, quella che nasconde le mie esperienze felici.
<<Fottetevi brasiliane del mio cazzo! Non avrete mai il mio fottuto lavoro!>> afferma accanita.
Mi tolgo la maschera e continuo a ridacchiare un po' per scaricare la tensione un po' perché non ho ancora realizzato quello che ho appena fatto e non mi riferisco solo al mio improvviso altruismo nel condividere qualcosa di me con delle persone mai viste in tutta la mia esistenza, mi riferisco più all'incredulità di averlo fatto davanti a delle persone che pensano di conoscermi, anzi conoscono di me solo quello che vogliono raccontarsi. Sono completamente sbalordita dalla sottoscritta e non sono ancora giunta alla conclusione se è una sensazione positiva o negativa; trovo difficile ragionare con lucidità dato che l'ho mandata a farsi fottere nel momento esatto in cui ho iniziato a soffiare note contro quel benedetto microfono.
"Oddio, ho cantato davanti ad un casino di gente e a loro è anche piaciuto!"
Cinthya, una delle ballerine, mi avvolge in un abbraccio stritolante. <<Grazie! Grazie! Ma sei bravissima, Lola! Perché non hai mai cantato prima? Sarebbe un successo se lo facessi ogni sera!>> mormora tutta convinta.
Mi libero veloce dal suo abbraccio che non ho ricambiato e lo faccio con tanto di occhi spalancati perché non oso neanche prendere in considerazione la sua idea, non mi ci vedo proprio ad esternare lati di me ogni sera, arriverei al punto in cui non avrei più nulla da mostrare a nessuno e per di più non voglio farlo; ci sono cose che non sono pronta a condividere con nessuno.
<<No, grazie. Una volta mi è bastata e avanzata per tutta la vita. Stavo per svenire su quel dannato palco- affermo sincera alla ballerina e poi mi volto verso Kath con l'indice puntato sul suo naso, -e tu! Non farti più venire in mente una cosa del genere perché la prossima volta col cazzo che ti assecondo! Sono stata chiara?>> presa in evidente contropiede, lei annuisce alle mie parole però il sorriso non le muore sulle labbra e questo non mi fa intuire assolutamente nulla di buono.
<<Non guardarmi così!>> le intimo con tono serio anche se faccio fatica a trattenere un sorriso vedendo il suo allargarsi, soprattutto quando corre da me per abbracciarmi.
Questa volta ricambio la stretta calorosa e lo faccio anche con una certa urgenza quando lei stringe la presa sul mio corpo e mi sussurra: <<Grazie Luna, grazie di cuore.>>
Come posso volerle male quando mi pone di fronte il suo lato da cucciola coccolona?
<<Ma smettila scema, però che sia chiaro: mai più nella vita!>> la risata che segue alle mie parole le fa vibrare il petto e di conseguenza fa ridacchiare anche me, seppur voglio precisare che la mia non è assolutamente una battuta, anzi sono molto più che seria.
E' mentre sono ancora stretta alle braccia della rossa che un applauso, uno di quelli macabri che si prende il suo tempo tra uno schiocco e l'altro, ci fa allontanare per voltarci tutti stranite ed incuriosite nella direzione della fonte di rumore.
Justin.
Se fino a due secondi fa ridevo tranquilla adesso sulle mie labbra non c'è neanche l'ombra di un sorriso e posso benissimo percepire la mia mascella irrigidirsi ad ogni suo passo verso di noi perché le mie gengive stanno danno i primi segni di protesta. Kath si fa impercettibilmente al mio fianco e sono convinta che è pronta a scattare da un momento all'altro se solo prova a dire qualcosa contro di me o contro quello che abbiamo fatto. Lui è il capo indiscusso, colui che detiene il monopolio, ma con ciò non vuol dire che ha la facoltà di trattarci come zerbini o come nullità solo perché ci paga e questo concetto sembra essere chiaro a tutti tranne che a lui ed Oliver non sa più come gestire la situazione senza farsi venire un gran mal di testa. Ad avvolgerci c'è un silenzio pesante e anche le altre ragazze mostrano rigidità con i loro corpi ed è una cosa così strana da apparire surreale; forse sono preoccupate di poter essere licenziate seduta stante, proprio ora e senza possibilità di remissioni.
<<Un gran bello spettacolo, davvero un gran bello spettacolo. Non lo avrei mai detto, sono esterrefatto>> miagola con voce soave che mi provoca un accapponamento della pelle immediato.
Potrebbero anche essere belle parole se non fossero state pronunciate da lui che usa ogni singola lettera come un arma letale: ti ammalia con il suo fare da gentiluomo e quando meno te lo aspetti ti uccide senza che tu capisca come ha fatto.
Mi sono sempre chiesta come lui, una persona tanto piacevole all'aspetto, riesca a nascondere un'anima marcia e putrefatta come la sua senza mostrarne esteriormente i segni. A guardarlo, senza soffermarsi troppo sul suo sorrisetto subdolo o sugli occhietti piccoli e carini che in realtà celano una cattiveria più unica che rara, sembra tanto uno di quei ragazzi in carriera che presenteresti volentieri ai tuoi genitori perché sai che, per certo, loro lo accetterebbero senza tante obiezioni. Fa un altro passo verso di me e non posso far altro che infastidirmi al pensiero di come lui potrebbe proprio essere il prototipo ideale di ragazzo secondo gli standard di mia mamma (e con questo ci tengo a precisare che non è il soggetto adatto solo a me): bastardo ma con apparente moderazione, bello e dannato ma con quel fascino da uomo d'affari che non guasta mai quando c'è. Praticamente tutto quello che io non voglio in un uomo.
<<Grazie Fox- è la voce di Kath la prima a rompere il silenzio con un tono ricco di sarcasmo e presunzione, - ti avevo detto che la tua fiducia sarebbe stata ben riposta. Non ti abbiamo deluso, no?>>
Mi ritrovo a lanciare un'occhiataccia di ammonimento alla rossa perché anche se appoggio appieno il suo essere pungente devo farle presente di ricordarsi con chi si sta porgendo in questo modo e in questi casi la prudenza non è mai troppa vista la bipolarita' di Fox.
Lui, stranamente, si limita a sorridere di traverso. <<Mi costa ammetterlo ma sono stato piacevolmente ammaliato e sorpreso dalla vostra esibizione, così tanto da pensare che in realtà avevate questo siparietto pronto da settimane,- sia io che le ragazze a questa accusa infame assottigliamo lo sguardo e lui alza le mani davanti al petto in segno di pace continuando a sorridere tranquillo, -ehi, ehi, calma. Ho detto "pensavo", nulla di più. Vi ho dato io il consenso di farlo, no? Ed inoltre a quanto mi è parso di capire vi ha portato parecchio guadagno, dovreste ringraziarmi ragazze. Io mi sono goduto lo spettacolo, voi avete guadagnato, i clienti si sono mostrati soddisfatti. Siamo tutti contenti così, dico bene?>> i suoi occhi fissi in quelli della mia collega riccia e che a tratti si alternano ai soldi che invece Vivian tiene tra le mani mi fanno stringere forte i pugni lungo i fianchi.
Se pretende che una parte del nostro guadagno vada a lui per il semplice motivo di essere lo stramaledetto capo e senza opposizione da parte nostra, si sbaglia di grosso. Kath è stata chiara al riguardo: i soldi guadagnati su quel palco sarebbero stati esclusivamente nostri. Questo è stato pattuito e quindi mi aspetto che la parola data venga rispettata da ambedue le parti, non può fare come gli pare solo perché spinto da qualche mania di tirannia non accettata.
Lancio una rapida occhiata ai volti delle ragazze e noto che tutte sono rivolte verso Kath, in attesa di una sua risposta; anche io per un secondo mi soffermo a guardare la rossa, ma a differenza loro non mi aspetto niente, so benissimo farmi valere da sola se mi si toccano corde pericolose e i soldi sono una di queste. Io ho lavorato, io c'ho messo la faccia su quel caspita di coso in legno e quindi il ricavato va a me. Stringo di più i pugni e quasi sento le unghie infilzarsi nei miei palmi; Vivian porta le mani dietro la schiena per nascondere le banconote alla vista del nostro capo e Brook si affretta ad inumidire le labbra secche per la quarta volta in cinque minuti. So che se alla fine Justin pretenderà una parte del nostro ricavato, nessuno di noi -volenti o nolenti-potrà fare poi molto (oltre ad urlare, lagnarsi con Oliver o come me guardarlo male sperando di incenerirlo con lo sguardo per farlo morire lentamente e dolorosamente) se vuole tenersi stretto il posto di lavoro ed anche se sarò la prima a protestare di sicuro mi guarderò bene dal mettere in una posizione compromettente Kath, nonostante sono stata spinta proprio da lei ad inoltrarmi in terre lontane, insidiose e sconosciute quali quelle di Justin Fox.
Spengo il mio blaterale interiore quando i piccoli occhi cerulei di Justin corrono incontro ai miei ed io ci tengo particolarmente tanto a fargli percepire tutto lo sconcerto che provo nei suoi confronti; voglio che gli sia ben chiaro nella capoccia che non tollero il suo atteggiamento da prima donna, soprattutto quando pensa di essere furbo guadagnando sui soldi degli altri, prendendo accordi che poi non ha alcuna intenzione di rispettare; spero tanto che prima o poi troverà qualcuno nel suo cammino che gli rompa il cranio con una bella mazzata in testa, così per fare giustizia, e se non sta attento quella persona potrei anche essere io. E' veramente uno senza scrupoli e senza rispetto. Mi domando come nessuno gli abbia mai spaccato la faccia prima, o magari lo hanno fatto e dopo un po' di tempo è tornata come nuova.
Dopo attimi di assoluto silenzio in cui la tensione è una persona visibile che condivide il nostro spazio vitale con noi, l'unico col cromosoma XY si decide a parlare tenendo lo sguardo solo su di me.
<<Tornate a lavoro>> esordisce.
Il secondo che segue le sue parole è ricco di stupore da parte nostra: ci lanciamo tutte delle occhiate veloci come per chiederci col pensiero se abbiamo sentito bene, ma quando lui chiarisce il nostro dilemma ripetendo la frase una seconda volta con un tono che non ammette indugi i nostri piedi si muovo in automatico e in fila indiana cerchiamo di superarlo il più in fretta possibile.
<<Tutte tranne lei>> continua puntando il suo indice su di me ed allora i miei piedi si fermano come incollati al pavimento giusto a due passi da lui.
Mi sforzo di apparire il più naturale possibile difronte ad una richiesta tanto bizzarra quanto intimidatoria che sconvolge più Kath che me stessa infatti, rimasta ferma anche lei alle parole di Fox, mi lancia occhiate preoccupate che io non oso ricambiare perché continuo a mantenere il contatto visivo solo con lui e non so descrivere fino a che punto i miei nervi sono tesi, forse fin troppo, tanto da farmi male. Mi domando cosa voglia da me, perché vuole parlare solo con me?
Le altre ragazze si sono già dileguate dal corridoio, l'unica che non vuole lasciarmi da sola in questo dannato corridoio è la rossa e questo particolare lo nota anche lui, il quale non ci mette molto a voltarsi con metà busto e solo metà faccia nella direzione della mia collega alle sue spalle. <<Devi chiedermi qualcosa, Knight?>> il divertimento nella sua voce che cela solo Dio sa cosa è un chiaro invito a farle togliere le tende e se fino ad un minuto prima mostrare preoccupazione era l'ultima cose che volevo fare, adesso faccio fatica a non farmi prendere dall'ansia e non tanto per me che comunque in un modo o nell'altro sono abituata a cavarmela nelle situazioni più svariate, ma per Kath: non voglio che si metta nei guai per me, non me lo perdonerei mai se dovesse essere licenziata a causa mia; certo, Oliver andrebbe su tutte le furie e non permetterebbe a nessuno di mandarla via, ma Justin sarebbe spietato con lei. La rossa mi guarda come per consigliarmi di stare calma perché non è la prima volta che si pizzicano ed effettivamente Kath è l'unica che sa tenere testa al biondo, però ciò non toglie che lui è imprevedibile e se ha scelto me come la prossima preda nessuno potrà fargli cambiare idea. Dov'è Brad che mi viene a chiedere che cazzo di fine ho fatto?
La riccia sposta il suo peso con fare titubante da un piede all'altro indecisa se frapporsi agli ordini del capo oppure andare via come hanno fatto le altre; a questo punto mi sento in dovere di intervenire, alla fine prima affronto di petto l'ostacolo, prima potrò tornare al mio lavoro.
"Se potrò tornare al mio lavoro..."
<<Vai, ti raggiungo dopo>> mormoro come se le mie parole sussurrate potessero arrivare solo alle sue orecchie e non anche a quelle di colui che mi guarda di sottecchi.
Justin sembra perdere la pazienza ed infine, chiaramente infastidito, si volta con tutto il corpo verso di lei incrociando le braccia al petto.
<<Cosa non ti è chiaro del fatto che ti voglio fuori di qui, praticamente adesso?>> dell'ilarità di qualche minuto fa non vi è più alcuna traccia e vedo gli occhi di Kath assottigliarsi nervosi e frustrati davanti ad un rimprovero che si porge più come una minaccia e che con elevata percentuale lo è in piena regola.
Lancio un'occhiata eloquente a Kath per farle capire che io sono tranquilla e che non serve preoccuparsi, ma lei continua a non fidarsi per niente e persiste nel mantenere la sua posizione al centro esatto del corridoio. È una situazione così intollerabile che non so per niente come comportarmi e lei non mi sta rendendo le cose facili, visto che sta facendo di tutto per mettersi nei guai. Alla fine sospira rassegnata e con il piede destro fa un passo indietro, accompagnato immediatamente dal sinistro ed anche se sta ponendo maggiore distanza tra noi non mostra alcuna intenzione di smettere di guardarci, anzi lancia occhiate di fuoco a Justin e una volta percorso tutta la lunghezza del corridoio, prima di sparire dietro l'angolo non ci pensa dieci volte prima di dire: <<Guai a te se la sfiori anche con un solo dito. Dico davvero, Justin. Toccala e te ne pentirai.>>
Il tono aspro con cui sputa il suo nome fa nascere un sorrisetto sulle mie labbra che mi affretto ad eliminare e se da una parte le parole dette da Kath mi fanno supporre che quando finirò questo qualcosa che non so cosa sia, la troverò pronta ad accogliermi a braccia aperte proprio dietro l'angolo (e questo è un pensiero che mi rassicura); d'altra parte però ho la strana sensazione che questa non sia la prima volta in cui la mia collega assiste ad una scena del genere, non è nel suo stile preoccuparsi tanto e tutto ciò porta la mia irritazione fin sulla luna. Non ho alcuna possibilità di prendere qualche respiro profondo per rilassare i muscoli che una risata fragorosa nasce dal profondo della gola di Fox.
<<Era una minaccia quella?>> domanda tra le risate.
Non mi permetto di fiatare almeno finché non calma la sua botta di ridarella non condivisa e mi ritrovo ad incrociare le braccia sotto al seno con fare impaziente; i miei occhi penso parlino da soli. Non è evidente che vorrei essere in qualsiasi fuoco di culo del mondo piuttosto che qui? Giuro che quasi preferisco la compagnia di Liam e cagnolini, almeno loro non mostrano atteggiamenti spinti e tentati da una voglia carnale nei miei confronti; no, Payne vuole solo vedermi morta e fin qui posso anche tollerarlo, ma Fox non mi va giù. Proprio per niente.
La vera domanda è: cosa vuole da me? Suppongo sia stato informato del fatto che non mi sono offerta volontaria per allietare con la mia soave voce il numeroso pubblico presente, fosse stato per me avrebbero potuto mandare l'ultimo LP di Beyoncè. È scontato dire che la sfiga mi ama, vero? Quando penso di aver fatto finalmente qualcosa che mi fa sentire un po' meglio, arriva la fregatura. È in questo caso la fregatura ha anche un nome e mi sta giusto guardando in questo preciso momento in un modo che non mi piace per niente.
Decido di mostrarmi come sua pari e di finire questo gioco inutile e senza lieto fine per me.
<<Devi chiedermi qualcosa, Fox?>> decido volutamente di usare la stessa frase che lui ha rivolto alla rossa, per di più con lo stesso identico tono.
Il mio intendo è chiaro: non mi piegherò alle sue minacce, non l'ho mai fatto e non vedo il motivo di iniziare giusto ora.
Sorride con un ghigno e si avvicina con passo lento e aggraziato, da felino, da predatore; io trattengo il respiro incapace di fare altro perché odio la sua vicinanza, ha un profumo che appena raggiunge il mio sistema olfattivo fa scaturire un conato di vomito e poi mi ritrovo a sentire la sua scia anche quando sono a casa, nel mio letto. È peggio dei sintomi della sbornia, il ché di positivo non ha assolutamente nulla.
<<Sai, Lola- accarezza il mio nome con lussuria, - ho sempre pensato che quella bocca è capace di fare tante cose, davvero tante cose, tuttavia non avevo mai pensato che cantare fosse una di queste. Non ci hai mai confessato il tuo segretuccio ed è un vero peccato, cara Luna.>>
Siamo passati da "Lola" a "Luna" nella stessa frase, mi pare giusto considerando il nostro livello di intimità e confidenza. Serro forte la mascella e lui lo nota, da cosa lo capisco? Il suo ghigno si allarga a dismisura solo perché avverte il mio disagio e il mio nervosismo; si diverte con poco, tutto quello che però non diverte mai nessuno al di fuori di lui.
<<Per fare la barista non serve una bella voce>> ribatto acida.
Le rotelle nel mio cervello girano a velocità supersonica ed elaborano svariate idee e ipotesi sul perché lui abbia intrapreso questa assurda chiacchierata appartata. In tutta sincerità, non voglio proprio prendere in considerazione niente e nessuno, voglio spegnere il mio cervello e spero tanto che nel tempo più breve possibile dica quello che ha da dire.
La sua risata mi arriva dritta nel mio orecchio e mi stupisco di come si sia fatto vicino senza che io abbia avuto il tempo di accorgermene.
<<Infatti>> esclama con ovvietà.
Aggrotto le sopracciglia. <<Cosa vuol dire?>>
Fa un piccolo passo verso di me e mi ritrovo una sua gamba in mezzo alle mie, i nostri toraci si sfiorano e il suo alito mi arriva tutto nel collo, cosa che mi fa rabbrividire e fa bloccare del tutto il mio, letteralmente. Faccio un passo indietro perché sono incapace di tollerarlo così vicino però lui mi segue e quando tocco il muro alle mie spalle capisco di essere stata messa alle strette. Non mi volto a guardare il ghigno sulle sue labbra e continuo a fissare il vuoto davanti a me. Il sottofondo rumoroso della musica mischiata al chiacchiericcio della gente si sente forte e chiaro, ma non è comunque sufficiente a coprire il battito prodotto dal mio cuore che mi pompa nel cervello e non riesce a mantenermi lucida e concentrata.
<<Vuol dire che se mi avessi parlato prima di questa tua dote, ti avrei dato un posto di maggiore rilievo. Mi spiego meglio, visto che non capisci bene i messaggi criptati: avresti guadagnato di più, molto di più.>>
Quindi oltre che a della bugiarda mi sta dando anche della stupida, andiamo bene. Davvero. Sono commossa dalla gentile considerazione che ha della mia persona.
Vorrei dire tante di quelle cose che non riesco neanche ad elaborare un pensiero grammaticalmente corretto dove al soggetto (io) segue un verbo (mando) e un complemento di moto a luogo più derivati coloriti (a cagare con tutto il cuore), chi? Lui. Sempre e solo lui.
È ancora troppo vicino a me e nonostante tutti i miei sforzi di diventare un tutt'uno con la parete alle mie spalle niente sembra risolvere i miei problemi; certo, una serie di immagini in cui gli sferro un calcio secco nelle parti basse e con due dita gli cavo gli occhi si fanno sempre più vivide e fattibili nella mia mente, tanto che sono spinta con ogni cellula del mio essere a fargli male se non fosse che una sua mano si posa sul mio fianco e lui inizia a ispirare a pieni polmoni il profumo sul mio collo.
<<Hai un odore della pelle afrodisiaco, baby>> la sua voce e' più roca e profonda di qualche minuto prima.
"Baby? Dio, adesso vomito!"
<<Grazie per il complimento, vorrei tanto ritornare ad avere il mio spazio vitale, ora>> sputo acida, spingendolo con le mani sul petto.
Preso in contropiede si sposta per volontà di forze esterne alla sua e sono ancora con le mani sul suo petto quando noto il suo sguardo cambiare da ammaliatore a killer seriale. No, non ha apprezzato la mia voglia di libertà espressa così apertamente. La sua irritazione fa danzare il mio ego interiore con fervore e quasi mi nasce un sorriso sadico sulle labbra.
<<Sei troppo sfrontata e non per le cose giuste.>>
Questa volta non riesco a trattenere un sorriso quando tolgo le mani dal suo petto e lui rimane comunque fermo a qualche centimetro dal mio corpo.
<<Vuoi insegnarmi tu allora quali sono le cose giuste?>>
Sarà il mio sarcasmo, sarà che -come dice lui- sono troppo sfrontata, ma tutto questo provoca un cambiamento di colorito suo volto, ora livido dalla rabbia, che ho come la sensazione possa scoppiare da un momento all'altro e continuando a mantenere i miei occhi chiari fissi nei suoi che adesso tendono più all'azzurro che al verde scivolo un po' verso destra per scappare dalla trappola in cui sono stata toccata, ma lui non me lo permette e con un sonoro tonfo batte entrambe le mani al muro dietro la mia schiena, ai lati della mia testa, e così facendo mi intrappola completamente. Ancora una volta mi sento un uccellino in gabbia ed è una cosa che odio, quasi quanto le sue mani su di me.
<<Ti piace stuzzicarmi, eh? Però fossi in te, mi preoccuperei di chi pensare a chi ho davanti prima di prendermi certe libertà di parola.>>
A dimostrazione del fatto che non scherza sposta la mano destra dal muro alla mia spalla e con l'indice e il medio inizia a lasciare una scia di tocco leggero da una spalla all'altra, prima inizia dall'alto però poi ad ogni movimento oscillatorio scende sempre più giù fino a fermarsi al centro esatto del mio petto, dove c'è il solco tra i seni. Cerco di regolarizzare il respiro per non fargli percepire il battito del mio cuore accelerato, ma ciò non basta evitare ai miei occhi la visione di quel sorrisetto strafottente.
<<Cosa vuoi davvero da me, Justin?>> domando con il tono più distaccato che riesco a tirar fuori.
Si sta solo divertendo a stuzzicarmi e se è questo il suo unico scopo ha già fatto molto più che abbastanza, nonostante ciò il mio istinto mi suggerisce che c'è un'idea ben chiara e delineata nella sua mente del quale non mi vuole rendere partecipe e questa cosa butta benzina nella mia testa che non vede l'ora di prendere fuoco. Il suo modo subdolo di fare le cose attiva l'allarme in ogni mia molecola, soprattutto quando è così schifosamente vicino. Non sembra prestare particolare attenzione ai miei continui rifiuti o incentivi a rivelarmi quello che davvero penso, anzi si concentra solo ad odorare a pieni polmoni il profumo che Kath mi ha spruzzato nei camerini all'inizio della serata e quando ne ha occasione si avvicina per far sfiorare i nostri toraci, le nostre gambe o il suo naso su tutta la lunghezza del mio collo.
Sto iniziando sul serio a perdere la pazienza.
Più che insistere sull'avere una risposta alla mia domanda, la quale ho capito che rimarrà ignorata per sempre vorrei tirar fuori qualche sassolino dalla scarpa per sapere un paio di cose, tipo perché non se ne va via da questo posto una volta per sempre? Ma pensandoci preferisco che stia zitto piuttosto che costringere le mie orecchie a sentire le cazzate che escono a pressione dalla sua bocca.
La sta giusto aprendo per parlare quando viene interrotto ancor prima di iniziare e non so se essere felice della cosa oppure irritava, poteva anche essere un gentile gesto di concessione nei miei confronti che lo spingeva a rispondere alla famosa domanda.
<<Luna sei qui?- e' la domanda ovvia di Oliver non appena svolta l'angolo e fa qualche passo verso di noi, -oh, Justin.>>
Diciamolo chiaro: recitare non fa parte delle qualità artistiche di Oliver Whole e spero tanto che l'orecchio fino di Justin non se ne sia accorto perché qui ci va di mezzo la rossa, il cui zampino è scontato tanto quanto il fatto che la presenza di Oliver in questo corridoio è più unica che rara visto che molte volte le ballerine tendono a cambiarsi qui piuttosto che nei camerini per fare prima durante i pochi minuti che hanno a disposizione tra una esibizione e l'altra.
Sento il corpo di Fox irrigidirsi e con la coda dell'occhio noto la sua mascella serrata; io rimango impassibile finché non è lui stesso a decidere di staccarsi da me per voltarsi nella direzione del suo socio dato che adesso è a pochi passi da noi e i suoi occhi saettano da una me ancora parzialmente visibile a Justin che sovrasta il mio corpo per intero, con una scintilla contrariata che denota anche preoccupazione, soprattutto quando si sofferma a guardare me. Io invece lo guardo come se fosse un regalo sotto l'albero il giorno di Natale, ma uno di quelli belli proprio, che aspetti da chissà quanto tempo; in pratica ho gli occhi a cuoricino e lo diventano ancora di più quando il mio salvatore inizia a parlare: <<Luna ti stavo cercando perché servi al bar, adesso>> tende a calcare l'ultima parola mentre i suoi occhi si soffermano sul biondo che sorride con il suo solito ghigno di merda.
<<E se io non avessi finito di parlare con lei, Whole?>> lo punzecchia con l'evidente intenzione di sottolineare che la sua volontà vale più di quella di Oliver.
<<A quanto ho potuto vedere nessuno di voi stava parlando, dunque ne desumo che possiamo tornare tutti a fare il nostro lavoro senza problemi>> il modo il cui gli tiene testa lo fa innalzare ancora di qualche gradino davanti ai miei occhi, considerando che con questa frase lascia senza parole anche il viscidone; trovo che sia un successo senza precedenti.
Non essendo più costretta ad accoppiarmi con il muro alle mie spalle non ci metto un secondo a spingermi verso Oliver per porre le dovute distanze tra me e Justin.
<<Non finisce qui>> mormora lui nella frazione di secondo che impego per superarlo. Faccio finta che la sua minaccia non mi colpisca davvero e con noncuranza cammino a testa alta e con l'irritazione massima che scoppia in ogni vena del mio corpo. Che cosa vuol dire che non finisce qui? Non si è già divertito abbastanza?
Sbuffo, consapevole di non poter fare altro e mentre finalmente mi allontano da lui per affiancarmi ad un Oliver che mi lancia un'occhiata fugace per capire se sto bene, rimango sempre più convinta che Justin sia l'ennesimo caso umano che Dio ha voluto mandarmi per punirmi di cose che io ancora non mi spiego.
Siamo quasi arrivati alla fine del corridoio quando il mio salvatore si affretta a sussurrarmi quello che con gli occhi ha cercato di capire fin dal primo istante in cui mi ha avuto sotto la sua area visiva.
<<Ti ha toccata?>> e so che intende dire in tutti i sensi, ma è così ovvio che non serve neanche specificarlo.
<<Non più di quello che hai visto>> rispondo sincera e anche un po' sollevata, alla fine poteva andarmi peggio, molto peggio.
Mi affretto a svoltare l'angolo muovendo i piedi veloci sul pavimento tanto che anche Oliver è costretto ad accelerare il passo per starmi affianco e quando finalmente non sento più gli occhi di Justin perforarmi in mezzo alle scapole tiro un sospiro di sollievo.
<<Chi ti ha avvisato?>> chiedo per correttezza, ma so già la risposta.
<<Kath>> conferma lui.
Sorrido. <<Quindi vi servivo io per farvi rivolgere la parola?>> cerco di smorzare la tensione con una battuta che mi esce anche parecchio bene, infatti lui non riesce a trattenere un sorriso.
<<Diciamo che sei stata il pretesto che mi ha anche permesso di abbracciarla per farla tranquillizzare. Era davvero spaventata per quel che ti poteva fare e anche io se devo essere sincero.>>
La sua confessione quasi mi commuove e il pensiero corre veloce alla rossa e al suo sguardo preoccupato di quelle che mi sembrano ore fa ma che in realtà saranno minuti. I minuti più lunghi della mia vita, probabilmente.
La musica è sempre più forte e quando spalanco la porta mi stordisce in pieno; la prima cosa che faccio quando il caldo della sala affollata da volti mascherati investe la mia pelle fredda, appena sfiorata da mani che non avrei mai voluto su di me, è cercare Kath. La trovo quasi subito alla sua postazione, sta ballando ma si nota che c'è qualcosa che la turba e le causa preoccupazione. Fa un giro intorno al palo e quando volta il viso nella mia direzione, mi nota e si ferma di botto causando qualche protesta da parte dei suoi clienti, ma lei non gli da peso poiché ha occhi solo per me; faccio un cenno della testa verso di lei come per dire che sto bene e che non è successo nulla, tuttavia entrambe sappiamo che il mio è anche un tacito grazie. Nel frattempo vengo raggiunta anche da Oliver il quale mi spinge gentilmente con una mano alla base della schiena verso il bar, gli sorriso impacciata e ancora una volta sono tentata dal dirgli di abbandonare questa cazzo di bettola per lasciare nella merda quel coglione patentato, tuttavia decido di tacere per il bene di tutti anche se faccio fatica a tenere a bada l'irritazione che provo e che ben presto si tramuta in incazzatura vera e propria: ha giocato con me, lasciandomi piena di dubbi sul perché abbia deciso di montare questa messa in scena senza rivelare alcun motivo, per di più ha eliminato ogni forza di spazio vitale che ogni comune e onesto cittadino ha il diritto di avere ed inoltre ha fatto preoccupare anche Kath e questo la dice lunga su quante volte lei è stata costretta a vedere scene patetiche di questo tipo. "Lurido, viscido, verme schifoso, encefalitico, mongolo" e con mille altri pensieri e termini poco carini rivolti al biondo che scoppiettano nella mia testa, percorro a grandi falcate la sala e scosto malamente chiunque non mi permetta di passare per rifugiarmi dietro al mio bancone; ad alcuni vorrei suggerire di portarsi un deodorante dietro se -almeno un minimo- sono consapevoli del fatto che la loro puzza di sudore è nauseabonda e quindi mi domando come facciano le persone a ballargli intorno, magari sono tutti così strafatti ed euforici che non fanno caso ai particolari come, invece, faccio io che già sono fin troppo pignola di mio, figurarsi poi quando sono anche incazzata. La musica è assordante e sto cercando di reprimere un urlo di frustrazione nel miglior dei modi possibili, ma niente sembra essere clemente col mio stato d'animo o meglio nessuno visto che un tizio travestito da It si posiziona proprio davanti a me con l'intendo di non farmi passare; cosa che gli riesce benissimo dato che non sono neanche un suo quarto fisicamente e sono costretta ad alzare in alto il mento per guardarlo bene in faccia.
<<Ma ciao bellezza, balla con me!>> afferma iniziando a strusciarsi su di me ancora prima di aver ricevuto una risposta positiva da parte mia.
"Ecco, ci mancava solo lui 'sta sera. Com'è che non posso avere un attimo di tregua che gli idioti mi girano intorno come mosche?"
La puzza di alcool proveniente dalla sua bocca mi fa salire un conato di vomito che ricaccio giù indietreggiando di un passo per allontanarmi dal biforco. Lui, incurante del mio evidente rifiuto, si avvicina di nuovo a me poggiando le mani sui miei fianchi.
<<Dove scappi micina?>> biascica con un sorrisetto malizioso che gli esce più come una smorfia.
Alzo gli occhi al cielo e stringo i pugni: sono a tanto così dal picchiarlo.
<<Mi sa che ci vedi male- ribatto, -la micia è quella dietro di me e adesso spostati>> lo spingo con entrambi le mani poggiate sul suo petto e nonostante riesco ad allontanarlo di qualche centimetro lui prende il mio tocco come un invito a qualcosa che ha luogo solo nella sua mente e riduce a zero i centimetri di spazio vitale che mi ero premurata a catturare.
<<Senti, adesso mi hai pro...>>
<<Lasciala!>> si intromette quella voce che conosco fin troppo bene e soffoco la voglia di ruotare la testa alla velocità della luce per capire se le mie supposizioni hanno una base fondata, in quanto i brividi che percorrono il mio corpo sono un segnale evidente che so già chi è il proprietario.
Il tizio invece si gira a guardarlo e lo vedo tentennare per un secondo cercando di capire chi tra tutti ha avuto il coraggio di dirgli di spostarsi da me, quando individua il ragazzo sfoggia un sorrisetto ironico, quello che si forma anche sulle mie labbra capendo perfettamente che questa specie di homo abilis suppone di poter affrontare l'altro rimanendo indenne nell'ipotetico duello che non avverrà mai in mia presenza e soprattutto nel locale dove lavoro.
"Non voglio rogne, men che meno da due idioti di tale portata."
<<Cosa hai detto pivello?>> esordisce beffardo girandosi un po' di lato per mettere in evidenza i pettorali e i bicipiti già visibili da un miglio di distanza.
Quando si dice che gli uomini di oggi sono tutto fumo e niente arrosto.
Con la coda dell'occhio noto che lui è fin troppo vicino a me ed anche se non ho mai sofferto di claustrofobia mi accorgo di esserne particolarmente sensibile al momento e lo divento ancora di più quando i suoi occhi cadono su di me per una minima frazione di secondo che a me pare un secolo.
<<Non ci senti, vecchietto? Ti ho detto di spostare quelle cazzo di mani lontano da lei>> afferma con tono minaccioso e sono costretta a distogliere lo sguardo da lui per tornare a respirare in maniera regolare.
Oggi mi sento tanto la donzella in pericolo che deve essere salvata e io odio dover favori alla gente, perché in un modo o nell'altro se ne approfittano sempre; certo, magari non è proprio il caso di Oliver (Santo Oliver) però quello di Payne si. Prego in mille lingue diverse che in realtà si sta comportando in maniera gentile solo perché sono una fanciulla molestata da una bestia, che in altre parole vuol dire: non sa chi cazzo sono; in caso contrario la fine che avrei fatto nelle mani di Justin sarebbe stata meno dolorosa.
Decido di stoppare la lite prima ancora che abbia inizio, poiché sono già stanca di interpretare la parte della poverella che necessita di avere un individuo di sesso maschile sempre pronto a prendere le sue difese.
<<Energumeno- lo richiamo, -occhi a me. Hai intenzione di toglierti dai piedi o hai voglia di farmi incazzare?>>
Non capisco se è più stupito dal fatto che una ragazza minuta come me gli si rivolga così o se è più stupito dal mio sguardo minaccioso; tuttavia non aspetto una sua risposta e gli afferro con forza le dita della mano più vicina a me piegandole in senso opposto a quello naturale, nel frattempo gli ruoto intorno e si ritrova con il braccio dietro la schiena e le dita della mano dolorante. È preso così tanto alla sprovvista che non sa cosa fare prima per liberarsi; intorno a noi si forma un piccolo cerchio di spettatori che si spostano di qualche passo per non essere coinvolti in quella che in questi casi si può chiamare rissa, ma che io definirei più che altro come chiacchierata pre-pacificatoria.
<<Voglio essere buona con te e per questo ti do libertà di scelta o esci da solo da questo locale con le tue gambine o sarò costretta a farti uscire di qui con le cattive.>>
Sono abbastanza certa di aver usato un tono convincente e delle parole semplici affinché il punto chiave del mio discorso venga afferrato senza equivoci dalla sua mente primitiva. Cerca di girarsi col busto ma la mia stretta sulle sue dita si fortifica e reprime un urlo mordendosi le labbra. Se devo essere sincera non volevo arrivare ad usate la violenza, ma se non mi danno margine di scelta agisco nell'unico modo che conosco.
Con la coda dell'occhio intercetto George, uno della sicurezza, avvicinarsi a noi.
<<Tutto bene qui?>> domanda col suo vocione.
A questo punto lascio la presa sul tipo ubriaco e mi sposto lateralmente di un passo per farmi riconoscere dal ragazzo di colore che ci mette qualche secondo di troppo per capire chi ha davanti e quando -alla fine- ci arriva mi lancia un'occhiata stralunata che mi affretto a liquidare con una scrollata di spalle.
A chiarire la situazione interviene colui che non doveva neanche essere presente questa sera. <<La stava molestando>> sputa guardando male il tizio nerboruto vicino a me che si difende con prontezza o almeno ci prova.
<<Stai attento a quel che dici, pivello. Io e la ragazza stavamo semplicemente ballando, prima che la tua faccia di merda facesse la sua comparsa davanti ai miei occhi.>>
Certo, potrebbe anche sembrare che noi siamo tutti pazzi e lui è l'unico sano di mente e di conseguenza non stava facendo niente di così recriminatorio per essere messo alla forca, se non fosse che George mi conosce da tempo ormai e sa benissimo che io non ballo con nessuno, infatti gli basta un'occhiata eloquente da parte mia per capire cosa fare.
<<Si, ok amico, ma adesso fuori. Non vogliamo rogne qui e tu mi sembri particolarmente su di giri.>>
Le proteste da parte del sosia di Dwayne Johnson non fanno vacillare il mitico George che lo trascina comunque lontano da me, verso l'esterno del locale, con mio enorme sollievo, ma non ho neanche tempo di prendere una bella boccata d'aria che una figura mi si fa più vicina di com'era già mentre tutti coloro che fino a qualche secondo fa ci spiegano curiosi adesso ritornano a scatenarsi senza pensieri in passi scoordinati.
<<Ed io che pensavo di dover intervenire, addirittura di far a botte, per salvare una giovane e forte donna che sa benissimo difendersi da sola. Che gran bella figura che mi hai fatto fare, grazie eh>> afferma divertito Payne voltandosi completamente verso di me; io cerco di mantenermi sulle mie ma mi risulta davvero difficile quando poggia le mani sui miei fianchi, con delicatezza, per girarmi dalla sua parte ed avere piena visuale del mio viso truccato di nero.
Stupore e scetticismo sono le emozioni che si leggono benissimo grazie alla mia attuale espressione, ne sono convinta; forse li legge anche lui, tanto che -nonostante si tenga ben alla larga da togliermi le mani di dosso- si ritrova a chiedermi: <<Ti andrebbe di ballare con me oppure devo aspettarmi di essere trascinato via dal gigante nero come quel coglione?>>
So che non c'è nulla da sorridere, men che meno da ridere, però faccio davvero fatica a rimanere seria davanti al suo sorrisetto sghembo e al lato simpatico del suo carattere che riserva a tutti tranne che a me; questo pensiero mi riporta con i piedi per terra e mi ritrovo a domandarmi che cazzo sto facendo.
"Porca troia!"
Vista la mia titubanza nella risposta non perde il suo ottimismo che per un secondo mi fa tentennare sul fatto di conoscere davvero la persona che mi guarda come se mi vedesse per la prima volta nella sua vita ed effettivamente per lui è così, non sa chi sono e questa cosa è cosi ovvia che quasi fa male prenderne coscienza. Non si sarebbe mai comportato così bene se avesse anche solo avuto il sospetto di trovarsi a fare il piacione con me.
<<No. Non accetto un no come risposta.>>
Questo vuol dire che sono stata incastrata ancor prima di poter emettere giudizio?
Esattamente.
Ancora senza aver avuto un cenno positivo per avere il permesso di toccarmi, o meglio, di potarmi più vicino ad altre persone al centro della pista trascinandomi per mano e alla fine posizionandosi a pochi centimetri di distanza da me inizia a muoversi saltellando da un piede all'altro a ritmo di musica. Gli lancio un'occhiata scettica e quando mi ritrovo a fissare il suo sorriso che mostra i denti bianchi e i suoi occhi velati da uno strato lucido che gli danno un'aria giocosa non posso far altro che arricciare le labbra in un sorriso e quando lui lo nota mordo il labbro inferiore con i denti per nasconderlo del tutto. Come faccio a dirgli che sono un pezzo di legno? Non so ballare, non ballo da sola figurarsi con qualcuno che poi c'è anche il rischio di pestargli i piedi più e più volte.
<<Non vuoi ballare?- mi domanda avvicinandosi al mio orecchio; con una certa rigidità nego con la testa e lui continua: -rilassati>> suggerisce.
"La fa facile lui!"
<<Non so ballare>> ammetto senza però avvicinarmi come ha fatto prima lui con me.
Sembra capirmi lo stesso visto che annuisce, ma non si lascia scoraggiare.
<<Neanche io e forse neanche lui- inizia per poi indicare un ragazzo che balla in modo ridicolo, ovvero muovendo solo la testa avanti e indietro, ma alla gente vicino a lui non sembra poi importare molto, -sai quante persone non sanno ballare eppure sono qui che si divertono? Non siamo ad un saggio di danza. E' una festa quindi muoviti come vuoi, nessuno ti giudicherà mai!>>
E' un discorso un po' troppo lungo per una persona fondamentalmente ubriaca come lui però non posso che dargli ragione, soprattutto se mi da questo consiglio in modo così naturale e divertito. A conferma delle sue parole mi afferra le mani e inizia a muoversi a ritmo di musica trascinando dietro anche me; scoppio a ridere quando inizia a fare facce buffe mentre si muove a destra e poi sinistra con i piedi finché non finisce addosso ad una e si ritrova a scusarsi per averle distrutto un piede. Non mi ricordo di averlo mai avuto vicino in questo stato negli ultimi anni e per la prima volta da chissà quanto tempo sono felice che non sia a conoscenza di chi sono perché il fatto che mi stia trattando in modo gentile e senza nessun risentimento fa aumentare i battiti del mio cuore. Alla fine mi ritrovo a dondolare da un piede all'altro come fa lui e il fatto che apprezzi il mio coraggio lo capisco dal sorriso soddisfatto che mi rivolge. Il coraggio arriva pure a lui, visto che ci mette appena qualche secondo prima di farsi totalmente vicino a me con un sorriso che gli parte da un orecchio e gli arriva all'altro; poggia le sua mani in entrambi i miei fianchi e si preoccupa di far prendere il movimento giusto ai nostri corpi per andare a ritmo di musica all'unisco. Il mio corpo si irrigidisce impercettibilmente ma non può far altro che assecondare comunque il movimento nel quale è condotto dalle mani calde che mi arpionano i fianchi. Non posso non paragonare le mani di Liam a quelle di Justin perché seppur provo un certo disagio ad aver delle mani maschili su di me per quelle del biondo provavo anche repulsione e avevo una certa voglia di tranciargliele pur di non averle a contatto con la mia pelle, cosa che adesso non mi capita, anzi sembra che siano perfettamente a loro agio e nel posto in cui dovrebbero sempre stare ed è una cosa assurda visto il soggetto.
"Sono una malata di mente, non c'è spiegazione più logica e accettabile di questa!"
Tossicchio un po' per regolarizzare il tono della voce. <<Non sorriderei così se fossi in te.>>
<<Perché?>> domanda non perdendo il buon umore o il vizio di farsi fin troppo vicino per parlarmi all'orecchio.
<<Perché se continui a ballare così vicino a me farai la stessa fine di quella povera ragazza>> gli indico la tipa alla quale ha pestato il piede per fargli intendere che corre lo stesso identico pericolo.
Lui si gira per guardare e quando capisce cosa ho voluto dirgli, per il suo bene, scoppia a ridere in una sonora risata che fa sorridere anche me.
<<Se questo è il rischio per ballare con la ragazza più bella della serata lo correrò senza pentirmene in seguito>> si giustifica con tanto di occhiolino.
"Mi sa che me ne pentiro' io, invece."
Quasi mi strozzo con la saliva che ho cercato di sommare nella bocca, però dopo un attimo di esitazione decido di stare al suo gioco. Tanto quanto mi ricapita?
<<Dimmi che adesso non tirerai fuori quella delle stelle- inizio con tono divertito, mentre porto una mano sulla sua spalla, molto vicino alla nuca e lascio che l'altra gli accarezzi il bicipite, -dai, su. Quella del padre che ruba le stelle dal cielo per metterle al posto degli occhi della figlia>> continuo dopo aver notato il suo sguardo stranito; alla fine sembra afferrare il concetto e ritorna a far risuonare la sua risata insieme alle note della canzone messa dal DJ.
Vista la mia spigliatezza nel prendere una posizione più comoda anche lui si sente in dovere di posizionare le mani con più audacia: una la lascia sul mio fianco, ma l'altra risale sulla base della mia schiena per far avvicinare completamente i nostri toraci. Non faccio niente per fargli intuire che il contatto mi da fastidio, ma non faccio nulla neanche per fargli capire che la cosa mi sta bene; in realtà, in questo momento sono un po' nascosta in un universo parallelo dove Liam è gentile, simpatico e divertente con me e mi invita anche a ballare, ma la cosa più surreale è che io accetto tutto questo senza obiezioni o forza di volontà.
<<Quelle robe lì le ho lasciate alle medie, non mi serve di certo una frase sfigata come quella per far capire ad una ragazza che ha dei begli occhi.>>
Sorrido sghemba. <<E sentiamo, tu cosa fai?>>
<<La guardo e glielo dico>> risponde immediato imitando il mio sorriso.
<<E funziona?>>
<<Quasi sempre.>>
La sua sicurezza sommata a quel "quasi" mi fa ridere. <<Quasi?>> sottolineo per mirare alla sua autostima fin troppo spiccata.
<<Ehy! Cos'è questo tono scettico? Non ci credi?- al suo tono fintamente indignato non posso che ridere e mentre lo faccio mi ripeto che preferisco mille volta la versione ubriaca di Liam a quella sobria, -ok, proviamo!>>
Proviamo cosa? Non ho il tempo di fargli questa domanda che mi guarda fisso negli occhi ed io perdo un battito non trovando la forza di distogliere il mio sguardo dal suo e perdo la cognizione del tempo mentre il colore intenso delle sue iridi diventa parte integrante del colore delle mie poiché se guardo con attenzione, quando le luci colpiscono i suoi occhi, riesco a vedervi riflessa me.
<<Hai degli occhi bellissimi, piccola.>>
Tutto in lui sembra urlare che è sincero e giuro che ho rischiato anche di cascare nel suo tranello da rimorchiatore accanito, se non fosse per il modo in cui mi ha apostrofata; è così cliché che devo impegnarmi per non scoppiare a ridere con le lacrime, ma forse non sono così brava perché comunque lui si accorge che sono divertita e si acciglia per studiare la mia espressione.
<<Oh, ti prego. Piccola?>> ripeto per spiegargli il motivo del mio divertimento.
Vedo i suoi occhi allargarsi un po', come la bocca. <<Perché? Non ti piace?>>
Scuoto la testa. <<Per niente>> lo dico pure, tanto per rimarcare il concetto.
Non mi piace quando una parola come "piccola", "tesoro", "bambina" e compagnia bella vengono detti senza senso dai ragazzi, perché per la maggior parte dei casi ti chiamano così già al primo incontro solo quando sei una di passaggio.
Ridacchia. <<Sei la prima che me lo dice con questo tono schifato>> afferma stringendo però la presa della sua mano sul mio fianco.
Alzo le spalle perchè non so come rispondere per continuare questa conversazione che di sensato probabilmente non ha nulla, ma mi stimola a continuala proprio per questo: non c'è niente di programmato o forzato, siamo due semplici ragazzi che chiacchierano ad una festa e per un attimo voglio vederci solo da questo punto di vista perché se faccio prevalere la mia parte critica devo dire addio a questo attimo strambo ed unico.
<<Come ti chiami?>> domanda di punto in bianco.
La musica è così assordante che per un secondo credo di aver sentito male, ma quando mi ripone la domanda un seconda volta capisco di aver capito benissimo già alla prima, comunque ciò non mi impedisce di rimanere imbambolata davanti ad una domanda tanto banale quanto pericolosa. Come mi chiamo? All'anagrafe MarySol, ma da quando ho otto anni per tutti sono diventata Luna e a lavoro mi chiamano Lola; quindi come mi chiamo? Se mi guarda così può benissimo chiamarmi Ornella, per quel che mi può importare.
<<Guarda che non sono uno stalker, puoi anche dirmi come ti chiami>> mi riprende con tono divertito visto che mi sono ammutolita e sento di nuovo il mio corpo muoversi per movimenti involontari, solo così mi accorgo che ritorniamo a dondolare sui nostri piedi e più vicini di prima.
<<Perché dirti come mi chiamo se puoi benissimo chiamarmi piccola?>> ribatto con ironia che apprezza e accetta con un enorme sorriso a colorargli il volto.
<<Ok, piccola. Fammi vedere come mi pesti per bene i piedi.>>
Alla sua battuta non posso far altro che ridere sinceramente colpita da lui e dal suo essere così maledettamente bravo sia con le parole che con le mani, dato che mi ritrovo a stringergli il collo con le braccia spinta da una sua giravolta improvvisa che mi coglie così tanto alla sprovvista da farmi stringere a lui in un abbraccio divertito.
Non so se si accorge dei brividi che mi fanno accapponare la pelle e che -per certo- non sono provocati dal ribrezzo che provo nel vedere la gente sudata vicino a me, quasi a sfiorarmi ad ogni movimento. Lui potrebbe anche essere bagnato fradicio, per quel che mi importa, ma continuerei a stargli vicino come adesso ed è un desiderio talmente tanto insano da spaventarmi più dei miei ricordi o magari sono proprio i ricordi che mi fregano. So che qualche secondo fa il mio unico pensiero era quello di godermi a pieno questo momento però, al tempo stesso, l'angioletto cattivo seduto sulla mia spalla sinistra non fa altro che brontolare per la mia stupidità incontrollata e cerca di ricordarmi chi sono io e chi è lui. Una domanda mi sorge spontanea: il mio istinto di conservazione dovrebbe avere la meglio in questo caso, no? La mia razionalità dovrebbe battersi con le unghia e con i denti per farmi allontanare da lui, no? E allora perché sono ferma qui, in questa pista, a ballare con il ragazzo che rende la mia vita impossibile e che mi odia così tanto da farsi quasi odiare me stessa da sola? Questa mia propensione a fare tutto il contrario rispetto a quello che dovrei per la mia salvezza mentale può essere causata dalla scarica di adrenalina dovuta allo shock dell'essermi esibita davanti a delle persone, cosa che non avrei mai creduto di poter fare, oppure può essere causata dall'incazzatura che la vicinanza di Justin hanno attivato in me nel momento esatto in cui le sue mani toccavano il mio corpo; comunque in entrambi i casi l'unica risposta accettabile è che sono davvero ad un passo dalla pazzia ed non ho nessuna ottima scusante per delucidare lo stato mentale che mi sovrasta. Mi serve il numero di uno specialista bravo e magari serve anche a Payne dato che ha ridotto praticamente a zero le distanze tra i nostri visi. Trattengo il respiro non appena il mio petto tocca il suo ancora una volta e sono incapace sia di muovermi che di pensare. Anzi una cosa la penso: "qui le cose si mettono male!"
<<Allora non mi vuoi dire come ti chiami>> il tono della sua voce ammaliante sussurrato fin troppo vicino al mio orecchio mi fa morire il respiro in gola e sono costretta a chiudere gli occhi oltre che a smettere di respirare il suo profumo che invade violento il mio setto nasale mandandomi all'altro mondo.
Tutto il mio mondo si rivolta dentro di me e, spinta da una forza che non ho, le mie labbra rispondo atone alla sua domanda-non domanda: <<Lola>> sussurro dopo aver deglutito rumorosamente e non mi capacito di come sono riuscita a non tradirmi io stessa dicendo il mio vero nome.
"Vai così, razionalità, non mi abbandonare!"
E adesso che mi ritrovo qui, chiusa in una evidente contrapposizione che non prevede via d'uscita per me, mi vengono in mente le parole di Charles Dickens: "E' stato uno di quei giorni di marzo quando il sole splende caldo e il vento soffia freddo: quando è estate nella luce e inverno nell'ombra"; e non posso trovare frase più giusta per esprimere quello che sento in questo preciso istante: c'è caldo o probabilmente lo sento solo io e poi c'è freddo, freddo dovuto al gelo che ho nel cuore. Lui è sia il sole caldo, in quanto la sua vicinanza fa sì che il mio corpo raggiunga temperature mai esplorate prima, sia soffio freddo perché le sue labbra così vicine alle mie mi permettono di gustare il suo respiro che si mixa al mio ad ogni battito di cuore accelerato; e' sia estate che ti fa sentire viva regalandoti giornate lunghe e ricche di sole, sia inverno perché tutto dentro di lui è celato da un'ombra scura che è imitazione delle mia.
"E' Payne, porco cazzo, riprenditi!"
E' appunto questo il problema: è Liam.

***
N.d.A
Imperdonabile?
Si, decisamente. Vi chiedo scusa per questo enorme ritardo nell'aggiornamento del nuovo capitolo ma siate clementi per una povera studentessa che ha trovato un lavoro part-time e che ha dovuto passare le festività pasquali da parenti a mangiare come se non ci fosse un avvenire e per di più per la Pasquetta si è piazzata al Forum nella speranza che Harry si mostrasse ai suoi occhi. Non preciso neanche che la mia è stata una missione senza successo.
Spero che le vostre giornate siano trascorse con gioia e serenità; allo stesso modo spero che il capitolo vi piaccia.
Non mi prolungo oltre con questa nota però sappiate che se avete dubbi/commenti/apprezzamenti o qualunque cosa io rispondo sempre a messaggi e recensioni, quindi non siate timidi e fatemi sapere cosa ne pensate.
Grazie ancora.

Lots of love,
S.

UnderneathWhere stories live. Discover now