15: Secrets

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"Un silenzio può servire a escludere certe parole oppure a tenerle in serbo perché possano essere usate in un'occasione migliore. Così come una parola detta adesso può risparmiarne cento domani oppure obbligare a dirne altre mille."
-Palomar,
Italo Calvino


Sono pazza e la cosa peggiore è che sono lucida; voglio dire non ho bevuto, non ho fumato sostanze illegali e non ho preso farmaci che portano ad avete allucinazioni o stronzate simili, questo per rendere evidente che sono nel pieno delle mie facoltà mentali eppure sto facendo la minchiata del secolo perché, esattamente come stabilito nei famosi accordi stipulati col nemico, mi trovo alla fine della strada dei cancelli secondari in attesa di Zayn Malik. Il solo nome mi fa pentire di essere qui in sua attesa, sul serio. Devo essermi persa qualcosa nel corso di questi giorni riguardo al filo conduttore che mi ha portato ad essere in questo luogo nascosto, scelto per fumarsi una canna in santa pace, in una specie di farsa impensabile ed improponibile, soprattutto dopo la chiacchierata con Payne.
Sbuffo senza sosta da, praticamente, quando sono arrivata ed accendo la seconda sigaretta sia per perdere tempo visto che il ragazzo si fa attendere peggio di una donna al primo appuntamento, sia per placare la mia voglia di ritornare a casa mia e tanti cari saluti alla prima buona azione da amica, cioè andare a far visita a Liyha soprattutto dopo averla anche avvisata; e che sia messo agli atti: lo faccio esclusivamente per lei.
Si, sono lucida e cosciente ma sono anche fondamentalmente stupida e non ho la forza di ammettere che tutta questo incontro clandestino (imposto dal fato bastardo) con l'esemplare maschio dei Malik mi provoca una certa agitazione, non prendendo fin troppo sul serio le insulse insinuazioni di Payne che aiutano a mandarmi fuori dai gangheri.
Per fortuna, dopo lo spiacevole incontro durante l'ora di storia, non ho più avuto il piacere di vedere il tricheco in giro e devo ammettere che ho tirato più di qualche respiro di sollievo di tanto in tanto; oggi ci siamo andati giù pesanti con le accuse e non mi ricordo neanche quando è stata l'ultima volta in cui mi sono sentita rinfacciare quelle cose, poiché nonostante il suo comportamento poco esemplare nei miei confronti, ci siamo sempre tenuti lontano dall'argomento e a me va bene così, parlarne mi fa ancora più male del dolore fisico che può infliggermi usando le mani. La sua minaccia mi rimbomba ancora nelle orecchie e quasi mi viene da ridere perché mi si frappone alla minaccia di Ryan, il quale è deciso a farmi migliorare nelle lotte corpo a corpo per farmi partecipare alle varie gare. Dice che ho del potenziale per arrivare lontano: ho la grinta, la concentrazione e la rabbia giusta. Grazie al cazzo, immagino sempre che il mio avversario sia Liam quando combatto, così ho lo stimolo giusto per vendicarmi di tutto il male subito visto che quando ho il vero soggetto davanti agli occhi entro in stand-by, violentata dai rimorsi.
Sono così immersa nei miei pensieri che non sento neanche il rumore di una macchina fermarmisi vicino.
<<Davis>> una voce bassa e dal tono pacato mi fa voltare dalla sua parte con uno scatto veloce della testa.
"E' venuto."
Il finestrino della Golf nera, lucidata con estrema cura, è completamente abbassato e da esso esce il gomito del proprietario, dal ciuffo sempre ordinato, che indossa un paio di rayban. I capelli neri, corti e tirati su, evidenziano il volto magro e i lineamenti marcati, il lieve cenno di barba contorna le labbra carnose, maledettamente belle da guardare. L'ho sempre associato ad uno dei personaggi principali dei film di gangster, uno di quei delinquenti che vendono "informazioni" e sbrigano qualche faccenda per conto di qualcun altro, tanto per tirare a campare. Un sorrisetto divertito fa apparizione sul suo viso, me ne rendo conto solo perché sono ancora imbambolata ad idolatrare quelle labbra e mi rimprovero per essere una maledetta deficiente per permettermi di soffermarmi su particolari che non dovrei proprio prendere in considerazione. Mi affretto a dare gli ultimi due tiri alla Merith che reggo tra l'indice e il medio della mano destra e nonostante non sia finita la getto per terra, sto terminando di espellere aria sporca dalla mia bocca quando mi ritrovo davanti allo sportello del passeggero; lo apro, ma prima di salire mi assale una domanda: <<Qui o dietro?>>
Capisco che mi fissa solo perché il suo viso è rivolto dalla mia parte, in quanto gli occhiali scuri mi impediscono di avere piena visuale dei suoi occhi e non so se sono irritata o lieta della cosa, nel senso che con quegli occhiali è come se ponesse una barriera tra noi e... ok che i suoi occhi, sempre troppo ambigui e profondi, sono il motivo principale della mia perdizione più totale negli ultimi tempi e di conseguenza mi inducono a credere di essere proprio una stupida patentata, ma sono l'unica parte di lui che mi permette di cogliere un minimo di quello che realmente è; dunque sono parecchio confusa da quello che penso e non riesco a decidere se è meglio questa versione che almeno mi permette di mantenere l'attenzione necessaria a non commettere cazzate oppure preferisco quando mi mostra quell'abisso scuro in cui trovo particolarmente facile immergermi e, cosa ancora più assurda, del quale mi potrei abituare.
"Datti uno schiaffo e riprenditi, idiota!"
<<Se vuoi dietro stiamo più larghi>> risponde beffardo non preoccupandosi di nascondere un sorriso divertito.
La malizia nella sua voce mi sconvolge e richiudo in una linea sottile le labbra che sento aprirsi più del dovuto. Capisco che la mia domanda può essere fraintesa e percepita con dei doppi sensi, ma questo non è il caso adatto per vedere il senso a sfondo sessuale delle mie parole; no, proprio per niente.
<<Simpatico- borbotto acida, -specifico per gli stolti: mi siedo qui o dietro?>> continuo cercando di essere un po' più chiara nella speranza di averlo offeso per togliergli quel fottuto sorrisetto dalle labbra. Ma niente da fare, il suo sorriso persiste contro ogni mia presupposizione e per un attimo mi sembra di sentire la voce di Liam, dietro le spalle, sussurrarmi: "fai la gattamorta col mio amico"; i legamenti del mio sistema nervoso fanno contatto e sono sicura che ci siano delle scintille da qualche parte nella mia testa.
Che stress, che ansia e che angoscia porca miseria!
<<Ti sembro un taxi?!>> esclama retorico.
Sbuffo e mi siedo per la terza volta sui sedili della macchina di Malik, cercando di lasciare i cattivi pensieri fuori dall'abitacolo, tanto cosa sarà mai stare chiusa qui dentro con lui per dieci minuti? Ecco. "Dio, fulminami!"
Lascio che la borsa cada sul tappetino sotto ai miei piedi mentre chiudo con un tonfo sordo la portiera dell'auto e un mix letale di tabacco e menta mi violenta le narici. Respiro a pieni polmoni, forse più forte di come avrei voluto perché con la coda dell'occhio vedo lui sorridere mostrando i denti e per un attimo ho paura che possa vedere questo mio gesto di esasperazione come una forma di apprezzamento più che un incoraggiamento a me stessa per non avere paura di correre incontro alla pazzia; in realtà ciò che mi sconvolge, o addirittura spaventa, è il senso di familiarità che sento respirando il suo odore.
Prima di rivolgere tutta la mia attenzione a ciò che scorre fuori dal finestrino per concedergli neanche il più piccolo briciolo della mia preziosa attenzione, con la coda dell'occhio mi permetto di rubare un ultimo sguardo verso questo ragazzo che trattiene a stento un sorrisetto furbo tra i denti e vorrei chiedergli cos'ha fumato per essere così tanto di buon umore, considerando che stiamo agendo nel modo più discreto del mondo per tenere nascosta questa cosa a cui non so dare un nome, ma tengo a freno la lingua. Non penso che abbia incontrato Payne nelle ultime ore, o se lo ha fatto sono sicura che nessuno dei due ha tirato fuori dal cilindro delle possibili conversazioni da fare un pizzino con scritto "Luna", altrimenti di tutta questa voglia di sorridere al mondo, alla natura, agli uccellini che cinguettano e anche ai vecchi che non rispettano mai i limiti di velocità andando sempre al di sotto del minimo consentito non ci sarebbe stata neanche l'ombra. Può darsi che ha trovato qualcuno da farsi in qualche bagno prima di tornare a casa, i maschi sono sempre contenti e gongolanti dopo una scopata; gli lancio un'ultima occhiata di perlustrazione ma non prendo nota di alcun segno post coito.
"Mah."
Mi irrigidisco sul sedile urlando contro me stessa per fare delle ipotesi su delle domande che non dovrei neanche pormi; è così fottutamente assurdo riprendermi dall'improvvisarmi regista dei film mentali sul pakistano che farmi un secchio di affaracci miei è la soluzione a tutte le mie domande. Mi do anche della stupida per incazzarmi da sola. Ma si può?!
<<Tutto ok?>> domanda lui.
Lo guardo stranita per un attimo, non ricordando di avergli dato nessun segno di incoraggiamento per iniziare una conversazione, soprattutto perché sto giusto litigando con la parte razionale che scalcia prepotente in qualche piccola parte del mio cervello per causa sua.
<<Mi stai fissando>> dice lui spostando lateralmente il viso verso di me.
È vero, lo sto fissando e se n'è accorto, probabilmente ha captato anche il mio cipiglio corrucciato che non riesco a nascondere; benché beccata in fragrante non mi volto imbarazzata da un'altra parte, anzi mi concentro a fissarlo meglio piegando la testa di lato, quasi come se stessi studiando un complicato ingranaggio nell'inutile tentativo di capire come funziona e in realtà sto davvero cercando di capire come funziona il suo cervello, cioè mi si sta arrovellando il cervello nell'assimilare come il comportamento di Malik è cambiato nei miei confronti in questi ultimi giorni e faccio davvero fatica a credere che sta cercando di trattarmi da persona matura solo perché ho un rapporto d'amicizia con la sorella, sa benissimo a cosa va incontro se Payne viene a conoscenza di... di cosa? Non stiamo mica facendo niente di male! Devo smetterla di pensare a quel gran pezzo d'idiota una volta per tutte, non fa bene alla mia sanità mentale, soprattutto dopo la quasi chiacchierata di oggi in cui sono stata prontamente accusata di essere una manipolatrice di uomini o meglio del soggetto alla mia sinistra. Ammettiamo senza tante cerimonie che l'accusa fa ridere fino a morire: io non sono mai riuscita a manipolare nessuno, figurarsi plagiare o influenzare... dai su, ho smesso di fare anche lo dogsitter perché non ero in grado neanche di influenzare il cane della signora Clark a camminare.
<<Chi sei tu?>> gli chiedo dopo un paio di minuti, continuando a fissarlo con la coda dell'occhio e sotto il suo ghigno divertito.
Ridacchia divertito ma appena nota che sono seria, corruga la fronte confuso. <<Che vuoi dire?>>
Mi pare di essere in uno dei romanzi di Dickens, dove i più acerrimi nemici iniziano a colloquiare. Comportamento altamente civile, si dice; in pratica quello che sto facendo io con lui. Robe da romanzi, per l'appunto.
<<Non riesco a capire chi sei tu veramente- gli spiego concentrata a studiarlo mentre do sfogo ai miei pensieri, -Ci sono troppe cose che si contraddicono in te.>>
<<Cose che si contraddicono?>> ripete lui, trovando qualcosa che lo fa divertire.
<<Sì>> affermo mantenendo la mia posizione ben salda, accantonando le sue domande che ripetono le mie come se stessi parlando con un pappagallo.
<<Detto da te suona quasi come un complimento, quindi grazie>> non so decifrare se è più ironico o sarcastico, piuttosto noto il suo divertimento come noto la sua voglia di non affrontare più affondo la parentesi che ho aperto, perché Malik sembra capire esattamente dove voglio arrivare, nonostante la sua pessima faccia da finto tondo che devia l'ostacolo; eppure non mi pare sia infastidito o seccato, non sembra neppure impressionato dalla mia conclusione, solo consapevole.
<<Io non sono una persona contraddittoria!>> mi acciglio.
Sono sempre stata accusata di essere tutta d'un pezzo che guarda solo per la sua strada.
<<Come vuoi. Ti hanno mai detto che sei un tantino permalosa?>>
Non aggiungo altro.
La vicinanza tra di noi non mi fa pensare con estrema lucidità, respiro il suo profumo e mi sembra una fragranza contraddittoria anch'essa: sa di bagnoschiuma e abiti puliti, ma ha anche una nota di mascolinità, di menta e tabacco, che personalmente mi stordisce. I contorni del suo viso così perfetto, i suoi capelli neri domati in una capigliatura degna di oscar, la leggera peluria che gli cresce sul mento e mi riprendo di nuovo a fissare quelle labbra rosee. E' un fottuto rompi capo questo ragazzo e la cosa peggiore è che non mi piacciono neanche gli enigmi perché una volta che mi impunto per trovare una soluzione che soddisfi le mie aspettative passa del tempo e in questo caso stare in compagnia di Malik per un tempo che sia superiore ai cinque minuti cronometrati vuol dire abituarmi alla sua compagnia ed è un qualcosa che non mi posso assolutamente permettere. Nella mia mente l'immagine di Payne si fa vivida con insistenza e forse è il particolare che più mi infastidisce: perché devo sempre pensare a lui?
<<Se vuoi una mia foto per guardarmi meglio puoi benissimo farla, non mi offendo. Sono anche convinto che l'angolazione dal quale mi ammiri sia addirittura il mio profilo migliore, quindi fai pure>> parla con voce bassa e tranquilla, ma è impossibile non sentire quella nota di ilarità esternata dal ghigno che non gli lascia le labbra.
Il classico ghigno alla Zayn Javadd Malik, penso.
E mi riprendo subito, perché odio quel sorrisetto: è quello che dedica a tutte le ragazze quando vuole metterle in difficoltà, pienamente consapevole del suo potere, del suo fascino e del fatto che tutte sono innamorate di lui o potrebbero cadere ai suoi piedi con assurda facilità. Quello che forse gli sfugge è che io non sono come loro, con me deve stare molto attento a quello che dice o che fa perché sono particolarmente permalosa e un tantino orgogliosa, oltretutto se lo aggiungiamo al fatto che quando parla o quando sta con Liam lo sopporto poco o niente, siamo alla frutta... e questa è una verità più per me che per l'idea che ho di lui, non so c'è qualcosa che sta cambiando e che mi irrita, è come se ripetermi che mi sta sul culo può aiutarmi a crederci sul serio. Da quando ho visto come si comporta con la sorella e la gentilezza che ha mostrato nei miei confronti ho iniziato ad avere due idee divergenti su di lui e questo riporta tutto alla domanda che gli ho fatto: chi è davvero?
Così gioco la sua stessa carta, imito il suo modo di sorridere e indosso la mia maschera di arroganza e freddezza, solo leggermente più malleabile.
<<Già sentita, Malik. Aggiorna il repertorio perché questa fa tanto bimbominchia.>>
Gli scappa una risata mentre accelera brusco e cambia marcia per passare in tempo al semaforo che segna ancora il giallo, ma nonostante questo cambiamento repentino dell'andatura della vettura mi sento particolarmente calma perché il suo modo di guidare è sicuro e tranquillo, lascia che la macchina scivoli silenziosa per le strade della città e anche se ogni tanto schiaccia l'acceleratore non fa percepire per niente la differenza.
<<Quindi... va tutto bene?>> mi richiede dopo qualche minuto.
Annuisco distratta. La mia vita va tutto tranne che bene, sempre, però diciamo che nelle ultimi tempi non mi lamento più ogni secondo: nessuno mi ha picchiata, nessun richiamo dai professori, niente educazione fisica, Justin mantiene le distanze e Oliver mi fa fare da portavoce tra lui e Kath perché certe volte la rossa si ostina ancora a non dargli retta; l'unica negatività è sempre lui: Liam. Mi appiglio a questo particolare per cercare di fare conversazione col moro.
<<Ti ha parlato, vero?>> domando nel modo più indifferente possibile e dalla velocità con il quale comprende a chi mi riferisco mi fa ipotizzare che il "va tutto bene" era una domanda implicita per sapere di più sulla questione.
Forse hanno inevitabilmente tirato fuori l'argomento "Luna" dal cilindro.
Fa spallucce. <<Non è contento della cosa>> mi liquida rapido.
E quindi? Hanno litigato? Non hanno litigato? Gli ha intimato di starmi lontano per il resto della sua fottuta vita? Continua a credere che tra di noi sta nascendo qualcosa? Voglio il succo della storia, non può lasciarmi con l'amaro in bocca e con una frase che non sa né di carne né di pesce. Lo fisso aspettando che continui a parlare ma non lo fa. Adesso mi incazzo.
<<Quindi?>> lo esorto a continuare.
Si volta dalla mia parte, solo perché siamo davanti ad un altro semaforo che questa volta segna il rosso.
<<Cosa?>> domanda da perfetto finto tondo, come se non sapesse a cosa mi riferisco.
<<Dimmi che ha smesso di credere che stiamo insieme>> sbotto esasperata.
<<Ti ha detto che pensa che stiamo insieme?>>
Ma è scemo? Di cosa hanno parlato loro?
<<In realtà mi ha detto che faccio la gattamorta con te e che devo starti lontana. Di grazia, a te cosa ha detto?>>
Reprime un sorriso risucchiando il labbro inferiore tra i denti e mi domando cosa cazzo ci trova di divertente, non c'è proprio niente da ridere se il suo amico pensa che noi scopiamo allegramente alle sue spalle.
Per un secondo butta un occhio a guardare il semaforo e poi si rivolge dalla mia parte con un'espressione di assoluta calma, mentre io sono in attesa delle ultime parole famose che però non arrivano, anzi continua a guardarmi con un'espressione da idiota che non ha intenzione di continuare l'argomento. Che faccia da poker di merda che ha.
<<Malik!>> lo richiamo alterata.
<<Ma cosa cazzo te ne frega?>> afferma infine e non so perché gli credo.
Trattengo un respiro colta con una freccia al centro esatto del bersaglio e non sapendo cosa rispondere torno a guardare la strada. Cosa cazzo me ne frega? E' la domanda che mi pongo anch'io tutte le santissime volte che mi preoccupo delle bugie che Payne si racconta solo per odiarmi sempre di più. So molto bene che dovrei infischiarmene di lui e dovrei stargli lontano almeno mille miglia ma ho questa cosa contorta nel cervello che mi impedisce di allontanarmi completamente da lui; mi dico che sto solo aspettando il momento giusto, ovvero dopo il diploma, per andare via e non rivederlo mai più, ma nel frattempo mi ritrovo intrappolata in un limbo che mi soffoca e mi causa dolori continui.
Il semaforo diventa verde, tuttavia la macchina non si muove. Mi volto verso il pilota, che è ancora concentrato a guardare dalla mia parte, con un sopracciglio aggrottato.
<<E' verde>> evidenzio.
Lui sembra ridestarsi e parte in tutta velocità facendomi appiattire contro il sedile e anniento tutti gli elogi sul suo modo di guidare fatti in ora, perché per un momento mi sembra di essere in macchina con la rossa, lei si che guida come una pazza spericolata. Pensare all'ultima volta in cui Kath mi ha dato un passaggio, sempre e rigorosamente con la macchina di Oliver, e che per poco non ha messo sotto un tizio che ha avuto il coraggio di identificare come "grosso cane" mi costringe a reprimere un sorriso mordicchiandomi il labbro inferiore; lei è stata una delle rare fortune che il fato ha deciso di concedermi.
<<Perché sorridi adesso?>> domanda diretto.
Mi volto rapida a guardarlo e noto che ha la testa rivolta davanti a se. Come cazzo ha fatto a notare il mio misero accenno di sorriso?!
<<Hai un altro paio di occhi nascosto da qualche parte?>> chiedo osservandolo minuziosamente in cerca di risposte alla mia domanda.
<<Ti sembro un mostro?>> se ne esce fuori con palese divertimento.
Faccio spallucce. <<E' una domanda a trabocchetto?>> e' scontato solo per me che moralmente lui e i suoi amici lo sono nei miei riguardi?
Ci mette qualche secondo prima di rispondere.
<<Forse dovrei essere indignato nel sapere che pensi che io sia un mostro, ma in realtà quello che mi da fastidio è il tuo vizio di rispondere ad una domanda con un'altra domanda>> esclama puntiglioso.
Perché ho come l'impressione che si stia divertendo?
<<Hai detto tu che penso che sei un mostro, non sono parole che sono uscite dalla mia bocca. Ricordalo>> ribatto io; con lui la prudenza non è mai troppa.
<<E raggiri pure le cose.>>
<<Senti idiota, qui quello che raggira le cose sei tu, anche perché sto ancora aspettando un paio di risposte se non ricordo male.>>
Sembra ricordarsene anche lui e temo che abbia problemi alla memoria a breve termine, quindi con discrezione controllo l'orologio per capire da quanto tempo sono in macchina con lui e se mi sta portando nella meta stabilita. Alla fine solleva l'indice in direzione del finestrino e voltandomi nel punto indicato noto che si vede il mio riflesso; infastidita gli rivolgo un'occhiataccia e lui non si fa problemi a sorridere della mia ingenuità.
<<Adesso che hai ottenuto la tua agognata risposta, sei contenta?>>
<<Ci vuole ancora molto per arrivare da te?>>
Sospira forte. <<Eccola, ci risiamo.>>
<<Ma cosa ti turba?>> spero che l'esasperazione si colga tutta.
<<Di cosa stiamo parlando, zucca vuota? Te l'ho detto prima, ti faccio delle domande e rispondi con altre domande e poi le moltiplichi.>>
Allora: uno, tutta questa confidenza da dove salta fuori; due, ma posso rispondere come caspita mi pare e piace oppure no?
<<Devi ringraziare anche che ti sto rispondendo, se è per questo>> ammetto con una certa superiorità. E' risaputo che non chiacchiero volentieri con la maggior parte delle persone e rispondere a monosillabi fa parte del mio essere scorbutica e poco socievole, ma con lui sembra quasi facile colloquiare, anche se tra un battibecco e l'altro.
<<E fare una domanda ad una domanda lo chiami rispondere? Qualcuno ti ha mai insegnato le tecniche della buona conversazione?>> replica da perfetto maestrino e mi sembra di ritornare a sette anni, quando a scuola mi rimproveravano sempre di alzare la mano prima di parlare.
<<Che bambino>> borbotto, alzando gli occhi al cielo.
I pallidi raggi di sole che fino a qualche minuto fa illuminavano debolmente la città adesso sono stati completamente obliati dalle nuvole di un grigio scuro che non prospetta per niente nulla di buono. Perché ogni volta che vado in casa Malik poi scoppia un temporale con i fiocchi?
<<Allora dato che ti piace tanto fare domande, giochiamo- la sua uscita mi spiazza e non poco, -inizia tu.>>
"Eh?"
Oggi è troppo espansivo e chiacchierone. Si sarà fumato qualcosa di pesante prima di salire in questa benedetta macchina che sembra non mi voglia portare a destinazione così presto.
<<Chi ti dice che io voglio giocare?>>
<<Io.>>
<<E allora, scusa. Sei meglio te>> si, risulto più sarcastica di quanto avrei voluto, ma pazienza.
<<E dai, guastafeste! Una domanda a testa>> dice.
Lo guardo torva non capendo che gioco è. Io conosco "il gioco della bottiglia", "un, due, tre, stella", "la strega comanda colori", "la mosca cieca", "i mimi", "il telefono senza fili" e molti altri giochi, anche piccanti, ma quello delle domande mi sfugge. Ma poi, tutta questa voglia di giocare... da dove salta fuori?
Zayn non sembra per niente il tipo da giochetti come un banale ragazzino di dodici anni, esattamente quello che si sta dimostrando adesso. La gente è davvero stramba e si finge pure normale.
<<Non so di cosa stai parlando>> gli rivelo con un sopracciglio inarcato.
<<Non ci credo. Non ci hai mai giocato?>> domanda stupito spalancando gli occhi.
Sembra realmente stupito dalla mia uscita e quindi evito di rispondere con la mia solita vena acida, del tipo: "Sai com'è, non avendo amici!?"
Mi mordo la lingua e abbasso lo sguardo; da quel maledetto giorno non ho più avuto tempo per giocare, o per avere amici e -in seguito- per fare l'adolescente. Da quando ho memoria sono sempre stata costretta a crescere con la testa sulle spalle e quando vedevo le bambine della mia età fare dei capricci perché i genitori non gli facevano i regali giusti io iniziavo a covare risentimento verso il destino avverso.
<<Recuperiamo subito>> esclama infine mettendo dell'entusiasmo che non fa proprio per lui.
Sbuffo, recuperando la mia maschera d'indifferenza. Che faccia pure quello che vuole basta che nel frattempo spinge l'acceleratore e arriviamo a casa sua il prima possibile.
<<Dai, inizia>> mi incita.
Ma allora è sul serio tutto scemo. La canna che si è fumato di sicuro era avariata. Lo fisso con un sopracciglio alzato, tanto per dargli un'idea dei miei pensieri. Con due dita della mano destra picchietta sul cambio, inserendo la quarta. E' così rilassato e sicuro di se mentre guida.
Gli piace. E' tutto quello che riesco a pensare.
<<Iniziare cosa?>> domando esasperata e quasi sono tentata di chiedergli se in macchina posso fumare, almeno calmo i nervi tesi che regnano sovrano in ogni centimetro del mio corpo.
<<Sei proprio dura di comprendonio- mormora con uno sbuffo, ma quando nota la mia occhiata ammonitrice si affretta a spiegare le regole del gioco evitando di mostrarmi i suoi stati d'animo, -Il gioco consiste nel fare una domanda a testa. Cioè io ti faccio una domanda, tu rispondi e poi me ne fai una tu alla quale risponderò. Okay? Puoi chiedermi tutto quello che vuoi, quando ti ricapita più un'occasione simile?!>> la sua delucidazione di un gioco tanto stupido, quanto infantile termina con il suo ghigno in bella mostra.
Annuisco diffidente. <<E l'utilità di questo gioco?>>
Alzo gli occhi al cielo esasperata. Perché vuole giocare con me? Occhio e croce è il quarto giorno in tutta la nostra vita che parliamo senza che nessuno dei due insulti l'altro o non emettendo grugniti poco piacevoli all'ascolto. Non è che si sta prendendo troppe confidenze? E il pensiero che mi destabilizza di più è che sta facendo tutto questo perché forse ha voglia di conoscermi, eliminando tutti i pregiudizi che ha di me.
Zayn aspetta due secondi prima di rispondermi, facendo finta di essere concentrato sulla strada. <<Così... Per perdere tempo>> asserisce infine.
Un sospiro pesante e che suona tanto di sconfitta mi esce dalle labbra involontariamente. <<Va bene, inizia- dico al limite dell'esasperazione e del combattuto, -ma quante domande sono?>>
Questa volta un angolo delle sue labbra si solleva con orgoglio per aver vinto la battaglia. <<Finché non arriviamo a destinazione.>>
Poteva benissimo dire "a casa mia", quindi la sensazione che mi sta portando da qualche altra parte ritorna ad invadere i miei pensieri. E ancora una volta, senza farglielo notare mi ritrovo a fissare le strade di Wolverhampton per capire in quale direzione sta andando. Per il momento mi sembra tutto abbastanza normale, siamo quasi al centro della città. Cerco di non farmi assalire da ansie inutili, però al tempo stesso mi prometto di non abbassare mai completamente la guardia, può anche soffrire di bipolarismo e decidere di portarmi in qualche posto sperduto, accordato con l'amico, per uccidermi e seppellire li il mio cadavere.
<<Tutto ok?>> domanda.
Ma che gioco è se fa sempre la stessa domanda?
<<Ti si è incantato il disco?>>
Sbuffa. <<Vedi, non sai giocare.>>
<<Quindi questa è la tua prima domanda?>>
Annuisce.
<<Ah bé... l'avevi già fatta prima.>>
<<Si, ma devi rispondere sinceramente a tutte le domande. Lo stesso farò io>> si ricorda di dirmi un particolare tanto interessante solo dopo che mi sono fatta incastrare a giocare a questo stupido gioco, il pezzo di merda.
M'indigno. <<Eh chi ti dice che io non sia sincera?>>
<<Il mio istinto, Luna.>>
Oh bene, siamo anche passati al chiamarci per nome senza neanche aver iniziato a giocare.
Gran bella cagata.
Alzo gli occhi al cielo, continuando a monitorare le strade; non solo perché adesso mi sono fatta delle pippe mentali sul posto dove mi sta portando, ma più che altro sto pirla sta prendendo tutte le strade principali e allora mi domando cosa ci siamo visti a fare sul retro dei cancelli secondari se alla fine non gli importa un cacchio se ci vedono tutti? E con tutti mi riferisco solo ai suoi amici, perché per il resto non me ne può fregare un fico secco.
"Luna, mica state scopando!"
Stupido subconscio di sto cavolo.
<<Il tuo vero nome?>> inizia lui.
Domanda fin troppo facile e anche abbastanza idiota. Tanto questo gioco è solo per perdere tempo e se si limita a fare queste domande ovvie, mi scartavetrerò le ovaie senza tanti giri di parole.
<<Lun...- mi blocco ricordando un particolare. Sincerità. Oh cazzo, questo gioco mi costerà caro. Prendo un respiro prima di dire il mio vero nome dopo un bel po' di anni, -MarySol Jenny Davis.>>
Non so quale espressione si dipinge sul suo viso, non mi volto a fissarlo. Dire il mio nome per intero è un'impresa ardua per me, mi riporta alla mente una bambina che sono più e che ho dimenticato anche di essere. Quando pronuncio MarySol è come se mi riferissi ad un'altra persona. Io adesso sono Luna e lo sarò per il resto della mia vita.
Allora perché gli ho rivelato questo particolare? Non potevo semplicemente mentire? La risposta mi arriva chiara: Io le bugie, piuttosto preferisco il silenzio.
<<Adesso devi farmi la domanda>> se è rimasto sconvolto dalla mia rivelazione lo maschera bene e gli sono grata per non continuare a fare domande su questo argomento.
Con la coda dell'occhio gli butto mezzo sguardo. Il suo nome per intero lo so già: Zayn Javadd Malik. Quindi è inutile sprecare una domanda per qualcosa che so di sapere.
Punto alla sua domanda preferita. <<Tutto ok?>>
Cerco di nascondere un sorriso, notando il suo.
<<Si, tutto ok. Ultimamente davvero>> afferma con voce ferma.
E tutto di lui sembra gridarmi che è sincero. Tutto tranne gli occhi, ovviamente, quelli sono ancora nascosti dietro quel bel paio di occhiali che mi sta davvero sul culo. Ho sempre pensato e detto, almeno a me stessa, che Zayn è come me: un ottimo attore, in grado di mentire pure con gli occhi se serve. Non è difficile mostrarsi freddi con gli altri, la parte dura è quando ti stanchi di essere dura anche con te stessa e qualcuno capisce che sei arrivata al limite. Magari è per questo motivo che quel pomeriggio ho abbassato le difese con lui. La sensazione che mi attraversa ogni volta che respiro la sua stessa aria è che non siamo poi così diversi.
<<Abiti davanti casa di Liam...>>
Questa non è una domanda. Sa perfettamente dove abito visto che venerdì è stato così gentile da riaccompagnarmi a casa.
Annuisco di riflesso, notando il solco che gli si è creato in fronte. <<Giocavamo insieme da bambini>> sussurro, rispondendo di mia spontanea volontà alle sue rumorose domande mute, sento che i suoi neuroni stanno scoppiando dai troppi pensieri e mi viene spontaneo domandarmi se Liam gli ha mai davvero raccontato di me e non parlo solo della tragedia che accomuna entrambi, mi riferisco a quando da piccoli giocavamo insieme e sembrava che niente e nessuno ci avrebbe mai divisi. Sto pensando alla stessa infanzia che oggi Payne ha avuto il coraggio di infangare con delle stupide parole. La sua meschinità non ha fine, un po' come il suo odio per me.
Da come le sue mani stringono il volante, ho come l'impressione che fa fatica a trattenere per se i suoi pensieri che magari non sono proprio rivolti a me, ma forse a Liam. Mi domando su cosa si basa la loro amicizia; è più una dittatura magari, dove Payne comanda e gli altri eseguono i suoi ordini senza fiatare. Mi sembra tanto una situazione così assurda.
Lui continua a stare zitto, concentrandosi sulla strada. Ogni tanto si morde il labbro inferiore inumidendolo anche con la lingua, ma si limita a fare solo questo dando alcun segno di voler aggiungere qualcosa alle mia parole. Zayn un tipo discreto, come ho sempre pensato.
E' il mio turno, mi ricordo.
<<Fai palestra?>>
Un nuovo sorriso gli si dipinge sull'angolo della bocca, mentre con il braccio destro mi mostra il bicipite muscoloso che però non riesco a vedere a causa della maglietta e del giubbotto.
<<Guarda che muscoli>> fa tutto il fiero.
Che pallone gonfiato.
Sorrido smontandolo. <<Si, li vedo tutti. Fidati.>>
<<Perché? Cosa vorresti insinuare?>>
<<Che anche se vai in palestra la faccia non si sistema.>>
Spalanca la bocca senza ritegno e io scoppio a ridere non riuscendo a trattenermi.
Offenderlo per la sua bellezza -palese- è un insulto bello e buono, e per quant'è vanitoso penso sia stato un colpo basso fin troppo basso da parte mia, ma mi ha servito la battuta su un piatto d'argento e lasciarmi sfuggire l'opportunità di prenderlo in giro sarebbe stato un rimorso troppo grande da portarmi dietro per tutta la vita.
<<Stronza!>>
Beh, si. Me lo dicono in molti. <<Grazie, lo so.>>
Ridacchia, scuotendo la testa. <<Comunque voglio essere cortese passando sopra la tua insolenza e rispondere alla tua domanda. Faccio Kick boxe>> mi rivela infine e non ne rimango molto stupita, in fondo ce lo vedo a fare uno sport del genere. Il suo gancio destro dato al "povero" Feller era stato proprio un bel colpo.
Mi ritrovo ad annuire soddisfatta dalla risposta e spero tanto che non giri la stessa domanda a me perché poi va finire che gli rivelo particolari che neanche Kath conosce; ecco lei, per esempio, sa che spesso vado in palestra ma non sa né dove né in che tipo di palestra vado, magari è convinta che vado a fare yoga.
<<Lavori?>> chiede rispettando il suo turno.
Eccola, la domanda da un milione di dollari.
Vorrei risponde no, ma so già che quella lingua lunga di Tomlinson li ha già informati della nostra piccola chiacchierata; quindi escludo a prescindere la scappatoia più facile, inoltre non so se è tutto uno strano scherzo del mio subconscio ma ho avuto la sensazione che ha usato una sfumatura diversa della voce per pormi questa domanda e quindi i miei sensi si sono illuminati come le luci dell'albero di Natale la notte del 24 Dicembre e questo non va assolutamente bene per la mia sanità mentale.
<<Si. Sono sicura che quel nano di merda vi ha già informati al riguardo>> ammetto seccata dopo un paio di minuti in cui ho sentito l'ansia aumentarmi nel petto e il suo viso voltarsi impercettibilmente dalla mia parte un paio di volte, il ché ha offuscato la mia facoltà di giudizio perché ho avuto l'impressione che l'attesa antecedente alla mia risposta è servita a fargli nascere altre domande sull'argomento e posso giurare di averle avvertite tutte.
In mezzo a tutti questi dubbi assordanti e dannevoli noto che sorride scoprendo addirittura i denti e non capisco se è un sorriso nato dal mio affettuoso nomignolo per il suo stupido amico o se perché gli ho dato la risposta che sapeva di sentire. Ripercorro velocemente tutta la serata di Halloween nella mia mente, dalla loro entrata finché sono spariti dalla mia vista, e cerco di focalizzarmi solo su Malik, ma non ci riesco; Liam occupa la maggior parte dei pensieri nella mia testa per quanto riguarda quella sera e i miei ricordi sono completamente offuscati dalle mie sensazioni.
Dire che sto sudando freddo può anche sembrare riduttivo, ora come ora.
Non sopporto più questo silenzio che mi risulta pesante e claustrofobico, abbasso di poco il finestrino per far entrare un po' di aria nella speranza che possa aiutarmi a mettere in ordine i miei pensieri.
<<Perché sorridi?>> domando, giocandomi il mio turno.
Lui continua a fissare la strada davanti a se. Qualcosa mi dice che siamo quasi arrivati, quando ci inoltriamo in un quartiere che non ho mai visto prima in vita mia.
<<Si, Tommo ci ha detto che lavori e ti rivelo che eravamo curiosi di sapere dove.>>
La sensazione di qualche minuto fa si accomoda tranquilla sul divano che è il mio intelletto, in attesa di dire: "visto? avevo ragione io" e per poco non inizio a borbottare a bassa voce inveendo contro me stessa per il semplice piacere di sfogare la frustrazione eccessiva che sto provando in questo momento.
<<Non vedo perché dovrebbe importarvi dove lavoro>> mormoro con insolenza, sperando di sentire qualche parolina magica che faccia scoppiare tutta l'ansia che sento nel petto come un palloncino colpito da uno spillo.
Fa spallucce mentre poggia una mano sul cambio per scalare di marcia e con una sola mano giro lo sterzo verso destra, sembra tanto uno di quei piloti nelle pubblicità.
<<Hai ragione, potremmo anche farci i fatti nostri. Tuttavia, non siamo dello stesso parere.>>
<<Ovviamente>> borbotto con sarcasmo e mi ritrovo ad incrociare le braccia al petto perché ho l'impressione che potrei anche essere assalita da un attacco di isteria e distruggergli l'interno della sua adorata auto sarebbe l'unica soluzione per farmi calmare, ma questo comporterebbe la riduzione della vita che mi resta a qualche misero minuto. Sto giusto immaginando come usare il vetro dello specchietto per strappare la pelle nera dei sedili quando un particolare che prima non avevo assolutamente notato si piazza a cantilena nella mia testa, ha detto che erano curiosi di sapere dove lavoro. Perché ha usato il tempo al passato?
C'è troppo silenzio dentro questa caspita di auto che non fa quasi rumore quando si muove e ho l'impressione che Zayn può benissimo sentire i miei neuroni ruotare l'uno intorno all'altro e questo particolare non può che farlo gongolare soddisfatto per avermi mandato in crisi. Cosa devo fare? Devo prendere in mano il discorso oppure è meglio eclissarlo del tutto nella speranza che non venga mai più affrontato? Ma nel frattempo non sono molto convinta della mia capacità di riuscire a vivere serenamente senza avere una risposta definitiva su questo argomento.
"Maledizione!"
<<Tu lavori?>>
Ecco, affrontare indirettamente la domanda rigirandola su di lui mi da la possibilità di toccare l'argomento ma senza finirci in mezzo.
Gran bella idea del cazzo.
<<Sporadicamente.>>
E che risposta è? Dove, come, quando e perché, dove sono finiti?
<<Tocca a te>> gli ricordo sputando le parole più per l'agitazione causata dalla mia indecisione che per il gioco in sé.
Sembra ricordarsene anche lui. <<Quindi il tuo lavoro è anche cantare?>>
Mi ghiaccio sul posto e sento il sangue lasciare le mie vene fino a farmi sentire completamente prosciugata dalla qualsiasi cosa. Possono le parole farti morire come se ti avessero appena sparato in fronte? Credo di si, perché io sento di aver appena lasciato questa terra una volta per tutte.
"Che cazzo ha detto?"
Incoraggiato dal mio silenzio si affretta a spiegare. <<So che lavori in quel locale, Luna. Sarei in grado di riconoscerti tra mille, anche se mascherata. Inoltre la tua voce è difficile da dimenticare.>>
Adesso non riesco più a far finta di niente e sbarro gli occhi col cuore a tremila che mi scoppia nel petto e se questo non è un inizio di infarto non so decretare esattamente cosa sia. Posso rischiare di avere un ictus a quasi diciotto anni? Ian, ho bisogno di Ian.
Oddio.
Cazzo! Cazzo! Cazzo!
Sono rovinata. La mia vita è rovinata.
<<Cioè... voi...>> balbetto, non riuscendo a mascherare con abilità l'angoscia che provo.
Se hanno scoperto che lavoro li, posso dire ufficialmente addio ad un luogo che ho tenuto nascosto con le unghie e con i denti a tutti, per evitare di immergermi nello schifo che mi circonda ogni giorno anche la sera.
<<No, non "voi"- mi blocca, -io.>>
L'ossigeno in questo momento mi è di fondamentale importanza, ma non riesco a respirare come si deve, quindi non so se riesce ad arrivare ai polmoni che bruciano e mi danno la sensazione di sentire meglio il battito accelerato nel mio cuore nel petto. Lo fisso aggrottando le sopracciglia come se stessi cercando di risolvere un rompicapo o di trovare la soluzione ai mali del mondo. Cosa vuol dire io?
Oltre al cuore mi fa male pure la testa, quando mi sono svegliata questa mattina non avevo di certo immaginato che la giornata sarebbe andata a puttane già al mattino.
Notando che non do segni di vita, decide che mi ha già torturato abbastanza e passa a fare la parte del carnefice dall'animo buono. <<Quella sera siamo arrivati al locale con la mia macchina, quindi ho bevuto ma mi sono dovuto controllare>> afferma col suo solito tono pacato, cercando di farmi afferrare il punto che io vedo solo come un punto interrogativo perché ho così tante domande che premono per avere risposta che non so a quale dare la precedenza. Quindi ha detto che ha dovuto controllarsi a bere perché guidava lui, ma la domanda è come ho potuto essere così stupida? Dovevo dare ascolto al mio istinto e stare più attenta; non avrei dovuto concentrare la mia attenzione esclusivamente su Payne e sui miei fottuti ormoni. Mi sono lasciata raggirare come una deficiente non pensando minimamente che, in qualche modo, uno di loro doveva mantenere la lucidità necessaria per riportarli tutti a casa. Oddio, e se non è l'unico ad averlo capito? Styles mi sembrava parecchio andato e lo stesso vale per il biondo, Tomlinson ad un certo punto della serata si è chiuso in bagno con una ragazza e Payne... beh, lui è stato a stretto contatto con me e non mi hai lasciato intendere di aver capito che ero io.
Mi sistemo meglio sul sedile, cercando di respirare sul serio per non farmi prendere dal panico; devo tirare fuori le palle e chiarire questa cosa una volta per tutte.
<<Spiegati meglio>> ordino seria ma con una voce che non sembra la mia.
Mi è completamente passata la voglia di giocare e lui lo capisce benissimo. Adesso voglio solo sapere che la mia vita andrà peggio di come va già.
Getta un'occhiata veloce su di me prima di rispondere. <<Ti ho riconosciuto solo io. Gli altri erano troppo su di giri per capire quello che stava succedendo. Soprattutto Liam>> sentenzia infine e quando calca maggiormente il tono pronunciando il nome di Payne, capisco che ci ha visti: ha visto che abbiamo ballato insieme al centro esatto della pista e con molte probabilità ha notato anche quando mi ha trascinato in un luogo più appartato. Non prendo neanche l'argomento perché non ho voglia di giustificarmi con lui, quello che mi interessa davvero è sapere se sta dicendo la verità. Mi ha già ingannato quella sera facendomi credere che fossero tutti ubriachi marci, ma probabilmente è stata una negligenza mia non accertarmene meglio, soprattutto con lui... ho evitato il suo sguardo più e più volte perché ogni volta mi ritornava in mente la profondità del suo sguardo sotto la pioggia.
Qualcosa nel mio cervello mi dice di fidarmi di Malik, di quello che mi sta dicendo; però, d'altra parte, sono restia a fidarmi di una persona che potrebbe utilizzare questa informazione per rovinarmi.
<<Dunque... loro non si sono accorti di niente e non sospettano niente, giusto?- domando per avere conferma della sua tesi e quando annuisce veloce ma sicuro sono costretta ad ingoiare un boccone amaro prima di parlare, -cosa vuoi in cambio?>>
<<In cambio?>>
Annuisco. <<Del tuo silenzio.>>
<<Pensi che io voglia qualcosa in cambio?>> ringhia quasi offeso e mi stupisce tanto da lasciarmi senza parole.
Alzo le mani al cielo, esasperata. <<Io non so più cosa cazzo pensare, è per questo che ti ho fatto una maledetta domanda!>>
<<E' una domanda stupida! Per chi cazzo mi hai preso?>> alza la voce.
<<Oh, scusa tanto se non mi fido di te visto che non mi hai regalato degli episodi proprio piacevoli da custodire nel cuore>> ribatto sarcastica con qualche acuto nella voce.
<<Ti è parso di sentire in giro che soffri di crisi di panico?>>
La sua frecciatina mi coglie in pieno e non posso far altro che incassare il corpo. No, neanche il suo amichetto del cuore ha mai fatto battutine sull'argomento.
<<Questo non c'entra niente...>> mormoro non del tutto convinta.
Sbuffa. <<Certo>> esclama sarcastico e infastidito.
Lo sono anche io, tanto. Sono infastidita da me stessa, dalla mia stupidità e dalla mia vita in generale.
<<Comunque non mi serve niente per tenere la bocca chiusa, non me ne fotte un cazzo di quello che fai... sei un problema di Liam, non mio.>>
"Sono un problema di Liam."
<<Io non sono il dannato problema di nessuno>> ringhio sulla difensiva.
Ma chi si crede di essere? Stupido pallone gonfiato e burattino di un cretino.
L'andatura della macchina è lenta, non preme più sull'acceleratore come fino a qualche minuto fa e questo cozza con l'idea che mi sono fatta di lui: sembra irritato e quando lo era l'altro giorno ho notato che non si è per niente preoccupato di rispettare i limiti di velocità, a differenza di adesso. Esattamente con la stessa velocità della Golf sento battere il mio cuore nel petto, un suono flebile e poco distinto, quasi come si stesse piano piano spegnendo; prendo un respiro profondo e cerco di calmarmi per pensare lucidamente.
E' assurdo come riesce a farmi incazzare con una semplice frase. "Sei un problema di Liam" mi risuona continuamente e chiaramente nella testa, portandomi quasi a sbuffare più e più volte; ormai il mio labbro inferiore rischia di scoppiare a sangue per quanto lo sto mordendo e cosa incredibile è che non riesce a tranquillizzarmi neanche questo gesto che mi viene spontaneo fare quando sono in una situazione di disagio. Staccherei volentieri la testa a Malik se non fosse che sono in macchina con lui, in un quartiere che non conosco e con delle persone a casa sua che ci stanno aspettando; il vero problema è che non si esprime affatto sulla sua volontà di rivelare o meno il mio segretuccio. Delle sue frasi intimidatorie ad effetto ne faccio volentieri a meno visto che poi hanno la capacità di farmi girare le palle come un'elica.
Ha intenzione di dirlo o no? Mi ricattera' per sempre? Odio essere creta nelle mani degli altri.

Inspiro ed espiro con calma; il tempo è giusto l'elemento di cui ho necessario bisogno per fargli tenere chiusa quella bocca. <<Malik,- inizio sospirando stanca e senza effettivamente una buona frase corretta che delucidi bene la mia causa, -se è vero quello che dici, che nessuno dei tuoi amici mi ha riconosciuta, questa cosa deve rimanere tra me e te. Non voglio dover essere costretta a lasciare il mio lavoro, capisci? Promettimi che non lo dirai ad anima viva.>>
Silenzio è la risposta che ricevo da lui e che sapevo mi avrebbe dato, quello che colgo nella sua espressione -invece- mi da un minimo di speranza; la sua mascella è una linea dritta, come le sue labbra e sembra combattuto sul da farsi.
Raccolgo una dose di coraggio inaspettata e poggio la mia mano pallida sulla sua olivastra che tiene sopra il cambio, lui si volta veloce a guardare quel tocco leggero di mani e socchiude un po' le labbra carnose non riuscendo a nascondere lo stupore. Noto ogni sua piccola ruga che si crea quando cambia di poco espressione, da stupido, sbigottito e incredulo a pensieroso e forse anche consapevole di quanto abbia potere su di me in questo momento.
Non so quello che sto facendo, ma lo sto facendo e non me ne può fregar di meno della dignità che si allontana schifata da me.
<<Per favore Zayn>> sussurro guardando la mia immagine riflessa sul vetro e la cosa non fa che farmi apparire ancora più patetica.
Forse sono le mie parole, oppure i miei gesti o la mia umiliante supplica, non so esattamente cosa, fatto sta che mi trovo ad incrociare le dita della mia mano sinistra con le sue della mano destra sopra il cambio, poiché ha ruotato il palmo della sua mano e ha stretto la presa con forza e sento che c'è molto di più dietro questo suo piccolo gesto che mi dona un po' di calore e speranza.
Mentre con il pollice destro lascia una scia di cerchi sul mio dorso, sussurra sicuro ma allo stesso tempo quasi con dolcezza: <<Te lo prometto.>>
E io gli credo.
Vorrei polemizzare un attimo sul fatto che non voglio assolutamente la sua compassione, nè ora nè mai, ma per il momento lascio andare un respiro di sollievo, rilassando un po' la mia posizione rigida sul sedile in pelle, e involontariamente stringo di più la presa sulla sua mano. Restiamo per alcuni minuti così, con le nostre mani intrecciate sopra il cambio, ognuno immerso nei propri pensieri che forse non sono tanto diversi.
Spegne il motore della macchina, tirando il freno a mano e solo grazie a questo movimento mi accorgo che siamo arrivati a casa sua e che le mie dita si incrociano con naturalezza alle sue; allontano veloce la mia mano dalla sua, come scottata, e per compensare la sensazione di freddo che sento adesso mi affretto a sistemarmi meglio la giacca e la tracolla prima di scendere dalla macchina.
<<Sto iniziando ad avere tanti tuoi segreti da nascondere, non credi?>> domanda beffardo trovando divertente quello che per me è una tragedia.
Sbuffo irritata e mi impegno con tutte le forze a sbattere con prepotenza lo sportello della sua amata macchina quando scendo e gli volto le spalle con classe.
Un suo "piano!" urlato in maniera teatrale e disperata mi fa sogghignare con piacere e la sensazione di vendetta si attenua un po'; tuttavia non posso far altro che pensare a quanto le sue parole siano vere: conosce fin troppe cose di me e questo non va assolutamente bene, cazzarola.


***
N.d.A.
Buongiorno bella gente!
Questo aggiornamento doveva essere postato prima, ma non avendo il PC a mio favore ho dovuto adattarmi ai suoi tempi, nel senso che ha deciso di accalappiare un bel virus e farmi venire un infarto con i fiocchi. Fortunatamente il tecnico è riuscito con maestria a recuperare quasi tutto e allora il peso nel mio cuore si è alleggerito e non poco.
Grazie per le ☆ :'D e grazie a chi segue la mia storia. VI ADORO.
Al solito, fatemi sapere cosa ne pensate *-*

Lots of love,
S.

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