Capitolo sessantadue

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Mancava un mese, circa, al processo di Lauren.

Né la diretta interessata, né Camila sospettavano che quelli sarebbero stati i trenta giorni peggiori della loro relazione.

Poteva succedere di tutto al processo, a quello erano preparate. Ma nessuna delle due aveva neanche lontanamente immaginato che tutto sarebbe avvenuto prima della fatidica data...

Lauren stava servendo due tazze di caffè. Camila le afferrò rapace il polso quando la corvina scostò la caffettiera da lei, inducendola a colmare fino all'orlo del bicchiere.

«Qualcuno è stanco.» Ridacchiò allusiva Lauren, ponendo attenzione a non far straripare la bevanda sul tavolino.

Camila alzò lentamente, e anche un po' teatralmente, lo sguardo verso la corvina, fulminandola con un'occhiata di sguincio che non lasciò dubbi su chi fosse colpevole della sua spossatezza.

«Il buongiorno si vede dal mattino.» Ironizzò Lauren, sollevando le sopracciglia, scettica, e poi ripose la caffettiera sul fornello ora spento.

Camila scrollò appena il capo, cercando di mitigare il mal di testa rintronante che pulsava reiterato sulla tempia, vessandola impietoso.

La festa a casa di Dinah era terminata attorno alle due, ma avevano impiegato minimo mezz'ora per tornare a casa e poi, non contenta, Lauren aveva dato il meglio di se, esibendosi in una performance instancabile che racchiudeva il terzo e quarto round assieme.

Insomma, tirando le somme, Camila aveva riposato si e no sei ore, decisamente troppo poche per una come lei abituata a garantirsi quantomeno nove ore di sonno prima di un turno lavorativo ininterrotto.

«Se tu sei in queste condizioni, immagina Dinah.» Soggiunse Lauren, sghignazzando dietro la tazza che ora si approssimava alle labbra.

«Oddio, non oso pensare come si presenterà in ufficio.» Camila si passò le mani sul volto, stropicciandolo per cancellare il timore che le sfigurava il volto al solo pensiero delle pessime condizioni dell'amica.

«Già.» Rise la corvina, sorseggiando tranquillamente il caffè, contenta di non dover rendere conto a nessuno dopo un post sbornia.

Camila mugolò in dissenso, verso cosa non fu ben chiaro, ma probabile che la sua gemebonda protesta fosse rivolta verso il nemico inesorabile che tutti denominavano tempo. Si alzò sbilenca dalla sedia, ciondolando verso la camera di Lauren, dove aveva dimenticato i suoi vestiti la sera prima.

«Forse dovresti farti una doccia.» Convenne la corvina, evincendo i gesti assopiti dell'altra «Ti aiuterà a svegliarti.» Addusse poi, ma Camila non la stava minimamente calcolando, perché era troppo impegnata a capire quale fosse il retro della gonna.

«Non ho tempo, e poi sto bene.» Comunicò recisa la cubana, abbozzando un sorriso sghembo che venne interpolato dalla stanchezza.

«Certo...» Scimmiottò scettica la corvina, inarcando entrambe le sopracciglia.

Camila le dedicò un'occhiata sinistra che rimarcò il livore nei confronti del sarcasmo mordace di Lauren sguainato di prima mattina.

La corvina raschiò la gola con grugniti svicolanti, poi, notando che lo sguardo truculento della cubana era ancora imbalsamato su di lei, alzò le mani in segno di resa. Ciò permise a Camila di terminare di fregiarsi magistralmente per varcare la soglia dell'azienda senza assomigliare alla versione vivente di uno zombie.

Fight Back Where stories live. Discover now