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-Hyero, lasciala riprendersi, si è appena risvegliata!- rise Zara, mentr e la ragazzina tentava invano di liberarsi da quell' abbraccio troppo stretto. Lui la lasciò e si grattò la nuca, imbarazzato: -Ops, scusami...-, mentre Agarizha/ Kauzia riprendeva a respirare. -Non preoccuparti, si vede che ci tieni a me, nonostante tanti anni di separazione.- lo rassicurò la piccola, non appena ebbe recuperato fiato sufficiente per poter parlare. -Beh, ora che cosa faremo?- chiese il ragazzino, impaziente di sentire una risposta. -Cercheremo un posto dove vivere felici, noi quattro insieme.- Rispose Zara, sognante. -Vuoi dire che dovremo lasciare questa città?- chiese lui, rattristandosi un po'. -Sì, Hyero, mi dispiace. Qui abbiamo vissuto troppi eventyi spiacevoli e abbiamo bisogno di cambiare aria. Anche se Omar e la sua banda non ci sono più, Curucat è in prigione e Sherezade è stata giustiziata, io non voglio più percorrere queste strade e ripensare all' accaduto di questi ultimi mesi...- -La zia ha ragione, torneremo qui solo per il matrimonio di questi fantastici futuri sovrani, ma poi vivremo lontano da qui, in un posto tranquillo.- Mohamed le diede man forte. -Allora per me va bene, purché non torniamo nell' oasi dei miei genitori. Mia madre ha trattato male zia Zara per tanto tempo e io non la voglio più rivedere. Anche lei ci ha recato tanto dolore. E mi dispiace per mio padre che deve viverci insieme.- Le sue parole erano piene di risentimento. La giovane donna, commossa, si accovacciò di fianco a lui e lo abbracciò, con le lacrime agli occhi. -Grazie per aver pensato a me, ma non ti preoccupare, con lei ho chiuso da tanto tempo. Hai ragione, povero tuo padre che deve conviverci. Forse sarà anche cambiata op forse no, ma puoi stare certo che lì nbon ci torneremo. Promesso.- -Se ci rifletto un po',- affermò Kauzia, che dopo aver bevuto dell' acqua fresca offerta da Lebhet e mangiato due datteri si era ripresa completamente, -tutte le due madri che ho avuto non mi hanno voluto bene. Quella naturale, trascurandomi, tanto che non so nemmeno chi sia; la secondo, quella adottiva, disprezzandomi per tutti i miei anni di vita. Magari con una zia sarò più fortunata.- -Non hai perso niente a non conoscere nostra madre Lyala, tranquilla,- la rassicurò il fratello, - Comunque con zia Zara è tutta un' altra storia, te lo assicuro. E' bravissima.- -Oh, ma cosa sono tutti questi complimenti, signorino?- rise lei, compiaciuta. -Quindi, ragazzi, dove pensate di stabilirvi?- chiese Lebhet. -Pensavamo ad un posto non troppo caotico... non Menfi, perché per noi le disavventure sono partite da lì... tu che cosa ci consigli?- domandò Mohamed, indeciso sul da farsi. -Che ne dite di Koptos? Si trova poco a Nord di Tebe ed è una città accogliente, ma non caotica. Ho conosciuto qualche sacerdote che proveniva da lì e tutti me ne hanno parlato solo bene. Nessuno che se ne sia lamentato.- -Sì, mi sembra perfetto.- rispose Mohamed. -Ma con il lavoro, come farete?- si interessò Aisha. -Io chiederò a Mirok di farmi trasferire al dipartimento di quella città- sorrise Zara. -E io... beh ne cercherò uno nuovo. La voglia non mi manca e neppure l' energia, e imparare un nuovo mestiere è sempre un arricchimento, per me.- affermò il giovane, risoluto. -Hai proprio ragione.- concordò Aisha, ammirata. Sì, Agarizha sarebbe stata finalmente felice, in quella nuova famiglia. -Quando avete intenzione di partire, ragazzi?- -Oggi stesso sistemeremo i bagagli e partiremo. Prima arriviamo e meglio sarà- -Certo. Allora, buona fortuna per tutto.- Il gruppetto si congedò. Prima di uscire dal tempio, Agarizha si girò un' ultima volta a guardare la sorella, che le sorrise, felice di aver raggiunto finalmente il suo scopo: non vederla più soffrire.

* * *

Quello non era un giorno qualunque: quel giorno si sarebbero sposati i due futuri regnanti delle Due Terre, i giovani Aisha e Kebhan, che avevano appena sedici e diciassette anni ma, dopo tutte le avventure vissute negli ultimi mesi, si sentivano ormai pronti ad assumersi quell' importantissimo e delicato incarico: prendere il timone della grande nave dell' Egitto. Con l' approvazione del padre di Kebhan, in mancanza dei genitori della ragazza, i due erano automaticamente autorizzati a celebrare le loro nozze. Sarebbero stati sposati dal loro grande amico Lebhet, ormai Sommo Sacerdote dopo l' arresto dello smidollato Curucat e del suo leccapiedi, Rhedi, che avevano cercato di ostacolarli e di fare del male alla piccola Agarizha, oltre che ad aver cospirato insieme all? ex Regina, Sherezade, Hazyrah e Zamira, contro il defunto Faraone Sasherd, padre di Aisha, e al quale lei era molto legata. Sicuramente la giovane non avrebbe mai smesso di provare dolore e tristezza per la sua mancanza, ma in quel momento così importante, le sembrava che lui fosse lì ad incoraggiarla e darle forza. La notte prima lo aveva pregato intensamente, aveva dialogato con lui e con altre divinità affinché la proteggessero e le donassero un regno felice e prospero, come profetizzato da Lebhet.

L'eredeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora