Capitolo 33

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  25 Dicembre 

Mi sveglio con il profumino di arrosto che mi pervade le narici, e d'un tratto torno con la memoria a quando ero bambina. Un senso di nostalgia mi invade completamente. 
A questo punto, tempo fa, sarei corsa giù per le scale, ancora in pigiama, impaziente di scartare tutti i regali sotto l'imponente albero di Natale.
Oggi però è diverso... Manca la magia. 
Decido comunque di impegnarmi, fingendo che mi importi molto di questa giornata, dal momento che so quando mia madre ci tenga. 
Indosso il vestito che mamma mi ha comprato, per l'occasione: un vestito attillato, rosso, che arriva leggermente sopra il ginocchio. 
Decido di abbinarlo ai miei classici orecchini in perla, ad un grazioso punto luce che mi fa risaltare il petto, e ad un paio di scarpe con tacco nere, molto semplici. 
Dopo essermi sciacquata in viso ed essermi arricciata dolcemente i capelli, scendo per le scale, dove mi attendono il mio persiano Yobi, che si struscia contro le mie gambe nude alla ricerca di coccole, mamma, vestita di tutto punto, con i capelli raccolti in uno chignon e un vestito più lungo sui toni del lilla, e papà, seduto sul divano in giacca e cravatta, che fa zapping alla tv. 
Mamma armeggia con il forno, imprecando quando crede di avere bruciato le lasagne. Decido di soccorrerla, andando ad aiutarla, e quando si accorge della mia presenza, mi accoglie con un sorriso eccitato per il Grande Evento. 
 «Mi controlli l'arrosto, per favore?», mi chiede. 
Annuisco, tentando di ricambiare il sorriso. Dopo di che obbedisco, e quando sollevo il coperchio il profumo di carne speziata con il rosmarino si fa ancora più intenso. 
La tavola è già apparecchiata in maniera impeccabile. Riconosco la tovaglia, rossa con dei ricami bianchi... La classica tovaglia che utilizziamo ogni anno per questo grande giorno. 
I piatti in ceramica bianca sono colmi di piccole porzioncine di antipasti diversi, la tavola è costernata da bottiglie di vino di vario genere, e decorata con pungitopo e bacche rosse, uno dei più tradizionali simboli del Natale. 
Non posso fare a meno che provare un senso di calore, nel constatare quanto mamma si stia impegnando per fare andare le cose nel verso giusto. E mi fa un sacco piacere, non posso deluderla. 
Una volta giunti a tavola ed esserci tenuti stretti le mani pronunciando una delle preghiere prima di iniziare a pranzare, decido di dare la soddisfazione a mamma di assaggiare un po' di tutto quel ben di Dio: due fette d'arrosto, patè di gamberi, insalata russa, una porzione di lasagne, affettati di vario genere. 
Quando mamma ci porge il gelato con glassa ai frutti di bosco, sto per scoppiare, e papà non sembra essere da meno. 
Passiamo la giornata a giocare a giochi da tavolo, a cantare a squarciagola canzoni da karaoke. 
Io e papà ci divertiamo un mondo a vedere mamma gasatissima mentre canta ''Always'', completamente incosciente di quanto sia stonata. Papà finge di tapparsi le orecchie, e mamma lo rimprovera, dandogli una gomitata. 
Vengono a trovarci diversi parenti, tra cui zii e cugini da Kensinton, e io mi apparto per un po' quando squilla il telefono: è Kristel, che mi augura un Buon Natale e che mi chiede come stiano andando le cose. 
Era un po' che non la sentivo, e constato all'istante che mi manca un sacco. 
Le racconto di quanto mi stia impegnando per riuscire a passare tutti i test a scuola, della mia nuova amica Sheyla, di come stanno i miei, cercando però di evitare di dover parlare d'altro, cosa che lei sembra captare. 
Ci promettiamo che ci vedremo molto presto, e poco dopo riattacco, tornando dai parenti. 
La zia Penny mi strizza una guancia. «Ma chi è questa bella signorina?»
Ridacchio mentre zio Gin mi abbraccia. 
Li invito ad unirsi al karaoke, e accettano. Si appostano sul divano insieme a noi e cominciano un duetto straziante. Persino mamma, stonata come loro, non riesce a trattenere le risate. 

  «Anthea, è il tuo turno», mi richiama mamma, ma il mio telefono squilla all'improvviso. 
  «Solo un secondo, andate pure avanti voi.»  
Mi apparto per un secondo, e rispondo alla chiama: Sheyla. 
  «Ciao tesoro, buon Natale!», esclama lei dall'altra parte della cornetta. 
Ricambio l'augurio con lo stesso calore, attendendo un proseguimento da parte sua. 
  «Senti... stasera Travis da una festa a casa sua, che ne dici di... », la interrompo all'istante. 
  «Oh, mi dispiace ma... Credo passerò la serata con i miei, sai... ci tengono molto», tento di sembrare convincente. 
 «Oh, sì, capisco.», nella sua voce si fa strada un tono leggermente deluso, e la cosa mi fa venire una fitta al petto. So che sta tentando in ogni modo di cercare di smuovere qualcosa in me, ma proprio non ci riesco. Nonostante ciò, apprezzo comunque la sua presenza in questo periodo. 
  «Beh, se cambi idea, sai dove trovarci... », ribatte riacquistando il suo tono allegro di sempre. 
La ringrazio ancora una volta, dopodichè riattacchiamo, e torno sul divano dove vengo accolta da urli di incitamento dai miei parenti. 


Dopo un altro paio d'ore di schiamazzi e di risate sonore, i nostri zii si avvicinano alla porta d'ingresso, abbracciandoci uno ad uno prima di varcare la soglia. 
 «Spero per voi che non troviate una lettera di richiamo dai vicini nella cassetta della posta, domattina», ci canzona zio Gin. 
Una volta accompagnati sul vialetto, li salutiamo con un cenno di mano mentre sfrecciano via nella loro elegante Ford nera. 
Rientro subito in casa sfregandomi le braccia dal freddo, e buttandomi sul divano assieme ai miei, controllo l'orario sul telefono: 22:04.
In questo preciso istante, Sheyla si starà scatenando come una furia in pista, circondata da Travis e i suoi amici, e l'adrenalina inizia ad impossessarsi di me. 
Dovrei forse andare? No, no che non dovrei. 

Dopo svariati minuti di tentennamento, scatto in piedi e mi dirigo in corridoio, dove prelevo la mia giacca dall'attaccapanni, e, tornando in salotto, domando, completamente incerta, ai miei:
  «Po... posso uscire, solo per un po'? » 
La mamma è rannicchiata sul divano, sprofondata in un sonno profondo, mentre papà annuisce con un mugolio, troppo concentrato sulla sua tv. 
Mi avvolgo nella mia giacca in pelle nera, ed esco, decisa a non pensarci troppo. 
D'altronde che c'è di male? La mia migliore amica mi ha invitata ad una festa, e io ho accettato. 
Sono stufa di continuare a pensare a quel maledetto idiota, devo distrarmi, in qualche modo, e so che Sheyla apprezzerebbe molto i miei sforzi.  

BREATHLESSWhere stories live. Discover now