CAPITOLO 1 "L'inizio della fine."

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Silvia era la fortuna fatta persona.

Nel vero senso della parola.

I suoi genitori riuscirono a concepirla dopo molti anni, quando ormai si erano arresi a non poter avere dei figli, ma all'improvviso ci fu quella notizia inaspettata e la gioia comparve immensa nei loro cuori.

Sin dall'inizio fu chiaro che la gravidanza era un evento fortunato e non isolato.

La nascita di Silvia accompagnò molti momenti felici. Pietro il padre, da sempre precario, venne assunto dall'azienda che da sempre gli aveva fatto penare quel contratto a tempo indeterminato,  ma non solo, ebbe anche un aumento ed un avanzamento di carriera. La madre invece, Serena, che da sempre aveva avuto la passione per la lotteria, senza esagerare con il gioco, vinse improvvisamente una considerevole somma di denaro.  Tuttavia la fortuna di Pietro e Serena non si manifestò solo in quel caso, ma anzi continuò imperterrita negli anni, la vita proseguiva liscia come l'olio e l'amore verso la loro unica figlia era incommensurabile.

Silvia d'altro canto era adorabile. Chiunque la conoscesse se ne innamorava perdutamente, grandi o piccoli, si affezionavano a quella bambina con i capelli color del grano e con gli occhi eterocromi, uno verde e l'altro celeste, con entrambi una luce abbagliante.                                                         Quando poi divenne adolescente, l'amore da parte del genere maschile aumentò ulteriormente e  dovette iniziare a fare i conti con le prime confessioni d'amore, alle quali seguiva sempre un rifiuto pieno di quella dolcezza alla quale, anche coloro che avevano il cuore spezzato, non potevano nutrire rancore.                                                                                                                     Sebbene Silvia fosse colma di sentimenti e amore verso chiunque, in cuor suo sapeva di non aver mai provato quel sentimento che leggeva quotidianamente negli occhi dei suoi genitori, ma non conosceva neanche la sua antitesi, l'odio.

O almeno non lo conobbe prima dei suoi sedici anni quando incontrò per la prima volta Filippo Donati.

Era una calda mattina primaverile, Silvia era con i suoi compagni nel cortile del liceo, e mentre facevano educazione fisica, conobbe il ragazzo, che poi sarebbe diventato l'uomo che avrebbe sconvolto la sua vita.

"Silvietta, lo sai vero che domani ci sediamo in banco insieme?" chiese speranzosa Stella.

"Immagino che sia una coincidenza che domani ci sia il compito di greco..." rispose allusiva Silvia.

"Ma cosa? Lo sai che lo faccio per la tua adorabile compagnia!" Disse Stella mentre fingeva fintamente dello sdegno, ma subito dopo scoppiò in una fragorosa risata.

"Lo sai che è per il compito! Non mi mettere sempre in queste situazioni imbarazzanti!" continuò cercando di impietosire Silvia.

"Per me non ci sono problemi, ma dovresti metterti d'accordo con il resto della classe, dato che me l'hanno chiesto già tutti!"

"Cosa? Lo sapevo! Tutte le volte va così!" Nella voce di Stella si avvertiva il rammarico e la delusione verso il suo piano fallito miseramente.

"Sinceramente non capisco la voglia di tutti di sedersi accanto a me, se poi non mi chiedete neanche di copiare..."

"Come, non lo sai? Non ti sei accorta che i compiti sono sempre più facili? Non ti sei accorta neanche che molte domande hanno sempre le risposte esatte segnate? Oppure che l'ultime persone a cui ritira il compito siete sempre tu e il tuo compagno di banco?" Chiese incredula Stella.  Davvero Silvia non si era accorta della sua fortuna e di come influenzasse chiunque le fosse accanto?

"Stella perché ho l'impressione che tu stia chiedendo un favore a Silvia?" Questa volta a interrompere il dialogo fu Marianna.

"Farsi gli affari propri no?"

"Lo sapevo! Sei troppo prevedibile e comunque sono venuta per avvertire Silvia di una cosa abbastanza evidente." Informò la riccia mentre usava un tono di voce volutamente allusivo.

"Cioè?"

"Non mi puoi dire, e se lo fai, significa che sei tanto bella quanto tonta, di non esserti accorta che c'è un ragazzo del quinto e non esattamente uno qualsiasi, che ti sta fissando da quando siamo arrivati."

"Non me sono accorta e che io sia una tonta, lo sapevo già ecco perchè sono amica vostra!" Proruppe con una risata argentina Silvia.

"Si si, certo. Comunque il ragazzo è Filippo Donati. "

"Cosa?" Per poco Stella non si soffocò mentre stava bevendo dalla bottiglietta.

"Ah bene, mi fa piacere constare che il numero delle tonte sia salito a due." Ammise sconsolata Marianna mentre osservava dallo specchietto personale lo stato dei suoi ricci, che era solita curare con somma devozione.

"TU SEI L'EMBLEMA DELLA FORTUNA!" Urlò stridula Stella.

"Shhhhhhh ma ti sembra il caso? Vogliamo attirare l'attenzione di tutti?" La zittì improvvisamente Silvia mettendole una mano sulla bocca.

"Voglio spendere una parola in favore di Stella, se si fosse trattato di qualsiasi altro ragazzo, avrei considerato la sua reazione eccessiva, ma trattandosi di Filippo Donati, ora urlo anche io!" Mantenne la promessa, urlando anche lei per l'eccitazione.

"Non ci posso credere, siete esagerate e poi questo Filippo Donati non lo conosco."

"Ma non ci prendere in giro! Esattamente come tutti sono a conoscenza della ragazza d'oro, e primo che tu me lo chieda, sei proprio tu! Stavo dicendo proprio come per tutti questa sia una cosa riconosciuta unanimemente , che Filippo Donati sia il re della scuola non si discute." Spiegò seria Marianna.

"Il re? Addirittura?"

"Bellissimo, alto, biondo, occhi celesti leggermente a mandorla, che gli donano quell'aria sensuale e sofisticata, in più ricco da fare schifo, ottimi voti in tutte le materie e il migliore in tutti gli sport, non a caso possiede un fisico da adone." Descrisse languida Marianna, mentre si era voltata verso la persona appena descritta cercando un suo sguardo, ma il tentativo si rivelò inutile.

"Vedi? Nonostante lo stia fissando, come il resto il genere femminile presente in questo cortile, sembra che Filippo abbia occhi solo per te."

Dopo la descrizione smielata, Silvia si voltò verso il ragazzo e i loro sguardi si incrociarono per la prima volta.         

La sensazione che Silvia avvertì fu molto strana, mai avvertita prima, ma se l'avesse dovuta descrivere con una parola avrebbe detto: Freddo. Lo sguardo del ragazzo era sì concentrato su di lei, ma vacuo, privo di qualsivoglia sentimento.

Τύχη: quando la fortuna non basta.Where stories live. Discover now