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Finalmente Richie riuscì ad aprire completamente gli occhi, e a mettere a fuoco l'ambiente che aveva intorno.
Questa volta la stanza era vuota.

Sentiva la sua fronte leggermente più fresca, così sfiorandosela si accorse che aveva una pezza bagnata appoggiata proprio lì.

La spostò poi sul comodino alla sua destra, facendo cadere sul pavimento alcune gocce d'acqua.
Cercò di alzarsi ma le sue gambe tremavano, come se non riuscissero a sorreggerlo.
Si sentiva molto debole, e le sue pupille sembravano andare a fuoco.

Quando riuscì a trovare un po' di equilibrio, cercò di arrancare verso la cucina.

Proprio mentre stava scendendo le scale, si incrociò con Eddie, che era appena uscito dalla cucina e stava portando in mano una ciotola con dentro versati i cereali preferiti di Richie, immersi nel latte caldo.
Prima che Eddie potesse accorgersi della sua presenza, il suo amico riuscì a tornare il più silenziosamente possibile in camera.

E sì, avete letto bene, Richard Tozier che fa qualcosa silenziosamente.
Appena tornato in camera si distese sul letto.

Dopo pochi secondi, il piccolo Kaspbrak entrò accendendo la luce.
<<Ma ben svegliato, anche la colazione direttamente a letto ora, spero che sia di suo gradimento sua maestà>>

Richie si sedette sul letto stropicciandosi gli occhi, facendo finta di essersi appena svegliato
<<Ma figurati misero abitante della plebe, se un sovrano del mio calibro possa mai accettare un così futile dono>> disse sbiascicando, ancora visibilmente assonnato.

<<Sarà meglio, altrimenti vorrà dire che mi siederò qui e sua altezza mi guarderà mangiare i suoi cereali>>

Richie rizzò in piedi <<Potrei fare anche qualche piccola eccezione questa volta, la corte si aggiorna, dopotutto.>>

<<Siediti scemo, stavo scherzando, hai la febbre altissima>>

<<Aspetta aspetta aspetta, tu, mi hai portato qui, tutto da solo, durante l'orario scolastico?>> chiese sorpreso, mettendo le mani avanti.

<<Emh, sì, tanto in questi ultimi giorni di scuola non è che si faccia tanto, e poi tu stavi davvero male->>

Richie lo abbracciò.
Un sorriso abbondava sul suo viso, un sorriso vero, dopo tanto tempo.
Premette il suo naso contro la spalla del suo migliore amico, in quegli ultimi secondi, in cui il suo abbraccio era stato ricambiato.

D'un tratto si staccò rapidamente.
E anche quell'ennesimo sorriso sparì di nuovo, per lasciare spazio all'espressione priva di emozioni, che lo accompagnava in quell'ultimo periodo.

<<Bene, basta germi per oggi, puoi andare.>>

<<Ma, io voglio stare con te>>

<<Te lo scordi che rimani qui chiuso dentro questa topaia, tu oggi esci, e ti fai una bella passeggiata con la tua Greta>> anche solo pronunciare quel nome gli dava un senso di volta stomaco.

<< Si tratta di questo allora.>> il tono di Eddie era un misto tra la rabbia e la trastezza.

<<Sì, esatto, è per questo, tu non rinuncerai a ciò che hai desiderato da tanto tempo, per colpa mia. >>

<<Da quando lei mi considera sei diventato strano.>> disse abbassando  lo sguardo, iniziando a tormentarsi le mani.
Richie lo amava quando faceva così, la reputava la cosa più tenera che potesse esistere al mondo.

<<Anche Stan, e Bill... Tutti vi comportate in modo strano.>>

<<Tu sai come la penso, ciò che ti fa felice, è giusto, anche se ciò che ti fa felice è una puttana.>>
Sputò questa frase con tutta l'amarezza che aveva in corpo.
Non voleva che se ne andasse.
Porca vacca, voleva più di ogni cosa che rimanesse, ma non sarebbe stato giusto.

Noi due, insieme, non siamo giusti.

Pensò per una frazione di secondo.

Quel pensiero lo aveva intristito ancor di più.
Ma Eddie doveva andarsene, ormai era convinto di questo.

<<È inutile che fai quella faccia, hai capito bene, una puttana. È questo quello che è, ora vai da lei. Non ho più sei anni, so cavarmela da solo.
Non ci credo più ai mostri.>>

Disse scandendo l'ultima frase.

E pennywise Richie? Hai già dimenticato tutto? Sono passati solo due anni e già fai finta che non sia accaduto nulla. Abbiamo giurato, tra ventisette anni dovremo affrontarlo di nuovo, e lo sai. Non me la bevo, io rimango qui. Greta non mi rende felice.
Avrebbe voluto dire Eddie con tutto il fiato che aveva in corpo.

Invece mise mano ancora una volta al suo inalatore, prima di poter dire o fare qualsiasi cosa.
Lo lasciò immediatamente.

Sapeva bene che era un placebo, che era solo acqua sporca.
Ma se quell'acqua sporca lo aiutava a prendere aria quando ne aveva più bisogno, che male c'era?
Funzionava, era maledettamente efficace.
Ma in quel momento era l'ultima cosa di cui aveva bisogno.
Non voleva far trasparire la sua ansia, non voleva sembrare debole.

<<Ti muovi? Ho detto che devi andartene da qui.>>

<<Bel ringraziamento per non averti abbandonato dentro quel cazzo di bagno>> disse con voce rotta, uscendo dalla porta e prendendo il suo zainetto.

Richie avrebbe scommesso tutto ciò che aveva di più caro che era sull'orlo di piangere.
Odiava vederlo piangere.
Odiava non averlo accanto a lui in quel momento.
Si odiava per averlo lasciato andare ancora.

Si coprì completamente con la coperta fin sopra la testa, e rimase così per tutto il resto della giornata.

Eddie invece quel giorno sarebbe dovuto andare dal fratello di sua madre, l'uomo più viscido che avesse mai incontrato.
Mentre invece andò vicino alla fontanella su cui di solito si poggiavano gli uccelli, i quali di solito Stan osservava.
Vicino alla fontanella in cui Mike era solito appoggiare la sua bicicletta.

Non voleva ricordare tutte quelle volte in cui lui e Richie si erano messi lì a giocare, a parlare, a litigare.
Ma in un certo senso, paradossalmente, era lì proprio per quello.

Si ricordò di quando Beverly lo spinse dentro la fontana e si bagnò tutto, e lui era lì. Era lì per tirarlo fuori, e per schizzare Beverly come ripicca.
Lui c'era sempre.

<<Lui mi rendeva felice.>>

Balbettò lui sottovoce.

Era un pensiero così forte, che non si era nemmeno reso conto di aver espresso ad alta voce.

Stand By Me [reddie]Where stories live. Discover now