28. Un ufficio per due

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«Non credi che quella gonna sia un pochino troppo corta?» domandò Nicola guardando la stoffa nera che arrivava a fatica a coprire metà coscia della ragazza.

Alice guardò l'amico da sopra la tazza di cappuccino bianca che teneva con entrambe le mani e poi abbassò lo sguardo verso la gonna che aveva scelto dal suo armadio, come se non l'avesse vista prima e volesse constatare se quello che aveva appena detto Nicola fosse vero o no.

«Si tira su quando sono seduta - gli spiegò dopo aver preso con calma un bel sorso della sua bevanda calda. La sveglia non era ancora suonato, quella mattina, quando il cellulare aveva iniziato a vibrare sul comodino, svegliandola. L'amico aveva lezione alle dieci e l'aveva chiamata per chiederle se le andava di vedersi per fare colazione assieme - Non è cosi corta.»

Nicola fece schioccare la lingua contro il palato, «Mah - mormorò poco convinto - Farai perdere la testa a qualcuno oggi.»

«Figurati.»

«Fidati. Se poi accavalli le gambe potrebbero scambiarti per Sharon Stone in Basic Instinct.»

Alice non riuscì più a rimanere seria e scoppiò in una fragorosa risata, scuotendo la testa.

«Con qualche differenza, tipo che lei è bionda.»

Nicola fece un gesto vago con la mano, «Dettagli - commentò - Comunque… come mai quella faccia?»

«Che faccia?»

«Che ne so, sembri incazzata.»

«Non sono incazzata.»

Bugia, e lo sapeva perfettamente anche da sola.
La sera prima non era riuscita a dormire bene - cosa veramente insolita ultimamente, aveva pensato sarcasticamente - e si era ridestata irritata, senza alcuna voglia di affrontare quella giornata.
Avrebbe tanto voluto che fosse già domenica e lei fosse in viaggio verso Firenze, lontana per un po' da Torino e da tutti i problemi che le stavano attorno.

«Ah, no? - domandò - 'Sta mattina avevi una faccia! Sarà mica per via della sconfitta della Fiorentina?»

«Lasciamo perdere - sbuffò. Le bastava anche solo ripensare a quella partita perché il nervosismo tornasse ad impossessarsi di lei. Nicola sorrise, sia per aver indovinato al primo tentativo cosa le stava passando per la testa, sia perché capiva benissimo lo stato d'animo dell'amica, in fondo anche la sua Inter non ne combinava più di due giuste di seguito - Ultimamente non c'è una singola cosa che mi vada bene.»

«C'è qualche problema al lavoro?» le chiese, preoccupato.

«No, il lavoro va bene, è tutto il resto che va uno schifo» sospirò scoraggiata.

«Ah, amica mia!» esclamò lui con fare teatrale.

«Ho bisogno di alcol. Sabato voglio ubriacarmi, voglio bere fino a dimenticarmi persino il mio nome, voglio bere fino a che l'alcol non prende il posto del sangue che ho nelle vene.»

Nicola scoppiò a ridere divertito, «Ti dico io di cosa hai bisogno, tu hai bisogno di scopare» proclamò scandendo per bene le sillabe dell'ultima parola.

Alice spalancò gli occhi, arrossendo, guardandosi attorno col terrore che qualcuno avesse sentito.
Si appoggiò con la fronte sul tavolino e «Sei volgare» gemette.

Nicola rise, ancor più divertito dall'imbarazzo dell'amica, «Non c'è nessuno della Juventus con cui ti piacerebbe…»

«No! - lo interruppe prima che avesse modo di terminare la domanda - E poi te l'ho già detto come la penso su questo argomento.»

Il ragazzo alzò gli occhi al cielo, «Ancora con questa storia che per andare a letto con qualcuno devi per forza provare a qualcosa a livello affettivo?»

Potremmo ritornareWhere stories live. Discover now