Hi College, Skyler is here!

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Il legno della panchina è freddo contro le mie gambe nude. Mi porto le maniche del giacchetto fino alla punta delle dita e chiudo le mani a pugno. Mi sono messa la gonna incoscientemente e adesso spero solo che appena arrivata a Londra riesca a godermi un po' d'aria estiva. Il vento mi sferza il viso, scompigliandomi i capelli. La voce meccanica nell'altoparlante  annuncia l'arrivo del prossimo treno. Il mio. Afferro il manico della mia valigia, facendomi diventare le nocche bianche a causa della  troppa forza che ci sto mettendo. Prima che uscissi dalla macchina, mia madre  mi ha ricordato per l'ennesima volta di stare attenta, che a Ciampino non si sa' mai chi va in giro di sera per le stazioni. Mi mordo l'interno della bocca, sperando che lo stress e l'ansia se ne vadano. Mi avvicino alla linea gialla, mentre le luci dei fari del tremo si avvicinano. Non pensavo di sentirmi così. La mia prima esperienza in un college. Quando le porte del mezzo si aprono, mi rendo conto che tutti i vagoni sono vuoti, e inizio ad agitarmi ancora di più.  Mi lascio cadere goffamente su un posto lì accanto, proiettandomi nella mente incidenti terribili che potrebbero accadere. Il treno riparte, facendomi quasi cadere. Uno strano odore riempie il vagone e senza nemmeno accorgemene  mi ritrovo con il naso tappato, incastrato tra l'indice e il pollice.  Un marocchino si siede vicino a me, ed istintivamente indietreggio, questa volta finendo con il sedere a terra. Il mio cuore prende un ritmo che mai avrei pensato potesse raggiungere. Il negro. Persona povera di diverso colore. Mi corregge il mio subconscio. Si avvicina a me, porgendomi una mano per offrirmi il suo aiuto. Sorride, mostrando i suoi denti sporchi di cibo. Scuoto velocemente la testa e mi rimetto subito in piedi. Attraverso almeno cinque vagoni per allontanarmi. Arrivo quasi all'ultimo, quando la suoneria del mio cellulare mi fa sussultare. Rispondo, senza nemmeno controllare chi sia. <<Dove diamine sei?>> urla la voce nel telefono ed io lo allontano, guardando lo schermo. Destiny. Sorrido impulsivamente e riavvicino il cellulare all'orecchio per risponderle, ma in quel momento sento uno strascicare di ciambatte farsi sempre più insistente.  Mi giro, arrabbiata ed impaurita nello stesso tempo. L'uomo di prima è dietro di me. <<Ti chiamo dopo, Desy.>> Le dico, cercando di nascondere la mia irritazione per quello sconosciuto. Ho ancora il manico della valigia stretto nella mia piccola mano. <<Lasciami in pace!>> Sbraito, superandolo bruscamente. Lui mi insegue ed io inizio a correre. Quando mi trovo in queste situazioni il mio timore si trasforma in adrenalina. Sono piuttosto protettiva nei miei confronti. Quando ero piccola, mia zia venne stuprata davanti a me, e da quel giorno sono stata del parere che nessun ragazzo è come sembra. Vogliono tutti quella cosa ed io sono decisa a non concedere a nessuno la mia verginità,  a meno che non si tratti del mio futuro marito. So che è folle pensare questo, soprattutto in questi tempi che darla via è diventato un hobby. Ma non ci tengo a rimanere incinta per "sbaglio". Mi accorgo della velocità che stanno prendendo i miei piedi solo quando raggiungo il primo vagone, e quando il treno frena improvvisamente, facendomi sbattere la schiena contro la sbarra che serve per reggersi. Mi volto,  sperando che l'uomo scendi qui, e quando ,finalmente, lo vedo allontanarsi dal treno, mi lascio cadere su un sedile. Sospiro dal sollievo.

Mi ricordo di Destiny solo quando giuge la fermata prima della mia. Compongo il suo numero, memorizzato nella mia testa, e scoppio a ridere quando lei mi risponde come se fosse stata appena  scaricata da un figo assurdo e adesso è sola in un bosco. <<Scusami, Desy. Ma ero in compagnia.>> La interrompo  proprio quando sta per mandarmi a quel paese. E dopo cinque minuti di silenzio totale, inizio a pensare che abbia smesso di respirare. Il treno riparte, e la voce della mia migliore amica ricompare. <<Cooosa?>> squittisce.

Dal tono mi sembra che sia invidiosa, così decido di farla rosicare un po'. <<Ho conosciuto uno qui sul treno.>> Cerco di sembrare calma e controllata, ma non riesco a soffocare una risata che, per mia fortuna, Destiny non sente.  Tecnicamente non le sto mentendo, visto che ho incontrato realmente qualcuno qui.. solo che non è chi lei crede che sia. <<Nome?>> domanda con un filo di tristezza. Inizio a pensare che non sia una buona idea lasciarla affogare nella sua immaginazione. Lei è sempre stata la ragazza che tutti i maschi volevano ed io, invece, sono solo la sua migliore amica. <<Era un marocchino,Desy. Stai tranquilla.>> La rassicuro ridendo. Percepisco il suo sollievo e prima di riattaccare aggiugo che sono vicina. Mi aggrappo ai bordi del sedile quando il treno si ferma di colpo. La stazione di Roma è totalmente diversa da quella di Ciampino: È illuminata e stracolma di persone. Mi faccio spazio in quell'ammasso di corpi sudaticci. Un ragazzo mi viene addosso di proposito, ma lo ignoro. Intravedo la testolina marroncina di Destiny e mi affretto a raggiungerla. Indossa un paio di pantaloni di velluto grigi e una maglietta bianca, con una scritta celeste sul petto, arrotolata sui gomiti. Abbasso lo sguardo sulle sue converse bianche e nere. E poi sulle mie di scarpe: un semplice paio di ballerine. Poi osservo la mia gonna a fiori e la mia cannottiera blu con il giacchetto nero di mia madre. Quasi rido. Siamo talmente diverse e nel frattempo uguali.

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