10. Odio

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"Dai venite a ballare!" La festa era iniziata. I Bimbi Sperduti danzavano allegramente attorno al focolare, muovendosi a ritmo del suono forte dei tamburi.
"Dai Kay! Divertiti!" La ragazza, appoggiata al tronco di un albero, scosse la testa a Pennino. Sospirò distogliendo lo sguardo dai ragazzi, cacciandolo altrove, verso il trono di Peter Pan: non era ancora rientrato. Quella assenza la stava preoccupando, sopratutto dopo che le era stato detto che Peter non tardava mai ad una sua festa.
"Tranquilla, arriverà...purtroppo." Rosso non aveva mai ballato, in tanti anni che si trovava sull'isola nessuno l'aveva visto muovere un solo dito. Al suono della sua voce, Kayley, voltò nuovamente la testa.
"Già..." Rispose accarezzandosi il braccio, portando lo sguardo verso il terreno fangoso.
"Pennino ha ragione, dovresti andare a divertirti. Se Peter non è ancora arrivato, vuol dire che ha in mente qualcosa, e non è un bene." Disse Rosso incrociando le braccia al petto, appoggiando la spalla sul tronco usato anche dalla ragazza.
"E tu? Perché non balli?" Kay non aveva voglia di saltare e piroettare come una scimmia: più osservava gli Sperduti, più gli davano l'idea di un ammasso di ormoni impazziti, pronti a saltarle al collo; se solo avesse mosso un fianco.
"Semplice, non mi piace." Rispose.
"Allora facciamo un gioco..." Propose lei.
"Un gioco?" Rosso non provava un debole per i giochi; Peter Pan era riuscito a farglieli odiare.
"Si, un gioco. Se vuoi che io mi diverta, lo farai anche tu; io ballerò, ma solo con te." Kayley incrociò le braccia al petto, evidenziando il seno, mentre con la schiena assumeva una postura perfettamente eretta.
Lo Sperduto la osservava, sorridendo imbarazzato ed ironico: ballare? Per lui equivaleva al rovinarsi una bella serata.
"Non ballerò con te!" Sputò ovvio.
"Che c'è? Non mi trovi attraente per caso?" La ragazza rise, passandosi una mano sul corpo per mostralo al Bimbo.
"Al contrario giovane Jones. Sei molto carina, come tua madre." Impercettibilmente il sorriso le morì sul volto. Quello Sperduto conosceva sua madre, altrimenti perché aggiungere quella insolita precisazione.
"Hai visto mia madre?" Rosso iniziò a sudare freddo, rendendosi conto di ciò che era appena uscito dalle sue labbra.
"I-io...si, cioè no! Non sono cose che ti riguardano Kayley." La ragazza rimase scioccata da tale risposta. Rosso non le si era mai rivolto in malo modo, quella era la prima volta da quando aveva fatto la sua conoscenza.
"Cosa? Stai parlando di mia madre..." Si innervosì lei.
Fin da quando era una bambina la figura della madre era sempre stata come un fantasma per lei: non sapeva nulla di com'era fatta, né quale fosse il suono della sua voce. Killian non le aveva mai raccontato nulla, se non come fosse morta: donandole la vita.
"Ho già detto abbastanza." Il ragazzo provò ad allontanarsi rapidamente, ma Kay fu oltremodo più veloce. Afferrò Rosso per la giuntura del mantello e lo strattonò contro l'albero; la schiena vi ci rimbalzò sopra come una palla. Sul volto del Bimbo si dipinse una smorfia di dolore, seguita da un lamento soffocato.
"Stai parlando di mia madre! Mia madre!" Gridò Kayley sul punto di scoppiare in lacrime.
L'urlo si ramificò in tutto l'accampamento, sovrastò il suono dei tamburi e quello dei piedi che rimbalzavano a ritmo. Tutti si voltarono verso di lei, ormai rossa in viso.
"Prima mio padre, adesso tu! Si può sapere perché tutti cercano di nascondermi qualcosa?!" Rosso fissava le sue iridi circondate dalle fiamme. Una lacrima fredda le rigò la guancia arrossata. Tutto quel mistero, tutte quelle bugie...perché non vi era nessuno che riuscisse a dirle la verità?
"Kayley, calmati." Ricciolo, poco distante dai due, le si avvicinò nella speranza di riuscire a tranquillizzarla.
"Tu stanne fuori!" Urlò. Il ragazzo arretrò presto la mano, pronta a toccarle la spalla.
"Kayley, Ricciolo ha ragione. Devi calmarti!" Intervenne Pennino.
La piccola Jones stava oramai piangendo, per quanto provasse a contenersi non riusciva a smettere di far correre le lacrime. Si portò le mani sul viso, tentando di coprirsi.
Il campo era nel completo dei silenzi, molti Sperduti la guardavano straniti, mentre altri sghignazzavano allegri come Felix.
"Ma che sta successo qui?!" Un gelido vento, portato probabilmente dall'ombra, investi i corpi dei ragazzi.
Peter Pan volteggiava sopra le loro teste, con le mani appoggiate sui fianchi, mentre con sguardo serio chiedeva spiegazioni.
"Allora?!" Gridò.
"Nulla, la nostra Kayley ha solo avuto una piccola discussione con Rosso. Niente di importante, vero?" Felix stanò il volto nascosto e con il braccio avvolse le spalle di Kayley tremante dal freddo e dalla rabbia.
"Toglimi le mani di dosso!" Ringhiò lei a denti stretti, sfuggendo a quella presa. Peter ghignò divertito.
"Ribelle la ragazza." Rise il biondo cingendole i fianchi, facendola scontrare con il suo bacino.
"Lasciami!" Si dimenò lei. La stretta dell'incappucciato si faceva sempre più forte intorno al suo corpo.
"Che c'è, Ragazzina? Non ti piange essere toccata?" Kayley sbarrò gli occhi ancora umidi. Molti degli Sperduti ridevano nel vederla così fragile, anche sul volto di Pan vi era un sorriso appena percettibile.
"Sei un porco Felix!" Disse lei stampandogli uno schiaffo sulla guancia, che divenne vermiglia poco dopo.
Gli occhi del ragazzo s'incupirono all'istante: nessuna aveva mai provato a toccarlo con un dito; e la cosa lo fece ribollire dall'ira.
"Questa me la paghi! Vediamo chi si diverte adesso." Sogghignò rabbioso.
Con una mano le afferrò entrambi i polsi, portandoglieli dietro la schiena. Con l'altra riuscì a voltarla verso il pubblico di Bimbi divertiti.
"Felix lasciala andare!" Urlò Ricciolo impanicato per le condizioni dell'amica. Tentò poi volte di avvicinarsi a lei, ma gli Sperduti continuavano a bloccargli ogni via possibile.
"Pan aiutala!" Rosso, con la speranza che potesse ascoltarlo, si rivolse a Peter che indifferente osservava la scenetta. Per quanto potesse odiare vederla tra le braccia del suo braccio destro, non poteva fare a meno di pensare che una piccola lezione le sarebbe servita. Più fissava la mano di Felix vagare sul suo corpo, più si chiedeva come lei non riuscisse a non urlare impaurita. Qualsiasi ragazza avrebbe implorato il suo aiuto, o quello di chiunque altro, ma non lei; Kay si limitava a dimenarsi e a fissarlo negli occhi.
Quelle pupille circondate dal viola lo scrutavano nel profondo, forse cercando di capire cosa realmente stesse provando: rabbia? Allegria? Indifferenza? Gelosia?
"Adesso basta!" Le risate di tutti furono interrotte da quell'improvviso ordine. Felix lasciò immediatamente andare la ragazza, che perdendo l'equilibrio cadde a terra.
"No! Ognuno vada nella sua tenda! La festa finisce qui per stasera." Pennino e Ricciolo, nel tentativo di aiutarla furono bloccati, nessuno dei due ebbe il coraggio di non rispettare l'ordine emesso.
Kayley appoggiò le mani sulla terra umida, con l'aiuto dei bracci si issò quanto bastava per non toccare con la guancia il terreno.
Fissava il vuoto sotto di se continuando a chiedersi quanto ancora sarebbe andata avanti quell'odiosa tortura. Cosa aveva fatto di male per farsi odiare così tanto da Peter Pan? Cosa aveva fatto per meritarsi tutta quella merda?
"E tu alzati." Pan finalmente atterrò.
Kay strinse la mano in un pugno, digrignando in denti. Lo odiava con tutta se stessa, la mente era annebbiata dalla rabbia, tanto che si era completamente scordata del quasi bacio e di quella piccola parte di lei attratta da Peter.
"Ti ho detto di alzarti." La piccola Hook fece leva sui ginocchi. Era stufa di tutti quegli ordini, stufa di dover vivere sotto il controllo del grande Peter Pan.
"Tu..." Sussurrò. Muoveva lo sguardo a destra e a sinistra, cercando qualcosa con cui poter ferire, finché non incrociò il legno di un bastone ricoperto da alcuni spini. Lo avvinghiò con la mano, poco le importava del dolore.
"Sei un mostro!"

Let's play! - Peter PanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora