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#Alcool

Grugnisco tirando fuori l'ennesimo capo dall'armadio e lo mostro a Andy, sdraiato sul mio letto con le braccia dietro la nuca. Scuote la testa, muovendo i suoi ciuffi biondi a destra e sinistra. «Non ci siamo.»

Gli lancio la maglietta, furente. «È un'ora che scuoti quella testa vuota, e vorrei ricordarti che la festa comincia tra meno di mezz'ora.»sibilo prendendo un vestito a fiori buttato in terra dopo il rifuto del mio “fashion consultant”.

Sbatte le palpebre intontito. «Cosa?!»urla cadendo dal letto. «Aia.»

«Attiva i tuoi due neuroni e datti una mossa!»lo ammonisco chiudendomi in bagno per prepararmi. «Aspettami giù.»

Infilo il vestito alla velocità della luce, il cotone colorato mi accarezza la pelle facendomi venire i brividi. Mi sistemo i capelli castani dietro le spalle, non hanno né capo nè coda ma chissenefrega. Tanto non mi noterebbe nessuno neanche se mi vestissi come Lady Gaga.

Corro per le scale rischiando di slogarmi una caviglia e strattono la camicia del mio amico. «Andiamo.»dico spingendolo verso la porta.

«Dove pensate di andare?»chiede mamma sbucando dalla cucina. Non capisco perché ha sempre questa mania  di sbucare dalla cucina. È inquietante. «State uscendo percaso?»

Lascio la presa su Andy e mi volto verso mia madre. «Però.»ribatto alzando un sopracciglio. «Che donna perspicace.»

Alza gli occhi al cielo e sfila il cellulare dalla tasca. «E che figlia simpatica. Mettetevi in posa che vi faccio una foto.»

«Mamma.»sbotto allargando le braccia. «Non lo voglio un servizio fotografico, okay?»

Alza le mani, fingendo un'espressione angelica che non le si addice per niente. «No, per carità. Non ho mai pensato di fartelo.»

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«Giuro che prima o poi glielo getto nelle fogne quel telefono.»ringhio uscendo dalla macchina di Andy. «Maledetta lei e la sua ossessione per instagram.»e sbatto la portiera un po' troppo forte, guadagnandomi un'occhiataccia da parte del biondo. Sospiro, già stanca. «Scusa.»

Mi regala un piccolo sorriso mettendo la sicura alla cabrio viola che in risposta lampeggia i fanali un paio di volte.«Tranquilla, Vicky non se l'è presa poi tanto.»e da una pacca al cofano della macchina.«E comunque hai ragione, ho dovuto sorridere così tanto che adesso ho una paresi alla faccia.»

Ridacchio prendendolo sottobraccio. Gli sistemo il suo solito ciuffo ribelle e ci incamminiamo verso la casa di Avril. In realtà non sembra una casa, ma un reggimento, dato che ad occhio e croce è il triplo della mia. Giungiamo davanti ad un grande cancello nero, dalle fessure delle ante verticali sbucano dei fasci di luce colorati e una musica assordante.

Mi volto verso Andy. Sta guardando l'enorme abitazione con fare assorto. «Wow, a questi i soldi escono pure dalle chiappe.»biascica meravigliato.

Stringo le labbra, spostandomi con un gesto veloce un ciuffo dagli occhi. «Già. Come facciamo ad entrare, c'è un campanello?»

«Credo che sia questo.»risponde avvicinandosi ad un citofono placcato d'oro accanto all'entrata. Sopra di questo c'è l'incisione “Famiglia Manson”.

Andy preme il bottone sotto il rettangolo luccicante e aspetta una decina di secondi prima che una voce squillante fuoriesca dal citofono.

«Buonasera! Chi siete?»

Lancio un'occhiata al mio amico. «Siamo Katniss e Andrew.»

«Oh, i bizzarri! Entrate.»

Alzo gli occhi al cielo mentre il cancello si apre automaticamente. «Idiota.»borbotto.

«Si dà il caso che ti abbia sentita, Morgan.»gracchia Avril stizzita, ricordandomi per un attimo Mister Becco.

Sbarro gli occhi tirando il braccio di Andy, e scappiamo dentro cercando di non scoppiare a ridere.

Ciò che ci si presenta davanti però toglie ogni traccia di risata, e rimaniamo intontiti a fissare un'enorme piscina contornata da un giardino verde perfettamente tagliato. Un lungo bancone illuminato riflette i led colorati sull'acqua creando stravaganti effetti di luce. Un paio di casse sostano su un ripiano in un angolo del giardino, e vibrano a tempo di musica.

Osservo tutti i ragazzi ballare e bere, e mi stringo di più alla camicia di Andy. «È uno...»

«Sballo!»urla una ragazza spuntando dal marasma di corpi sudati e rivolgendoci uno sguardo di sfida.«Non è vero?»

Noto attraverso le luci i suoi capelli e il suo rossetto rosso fuoco. Sorrido. «Sì, Rachel. Ora, con permesso,ma noi staremmo cercando...»

«Eccomi.»sbuca Gab dietro di lei. «Hey.»mi sorride. Per un momento mi immobilizzo a fissare il suo sorriso nella penombra, i suoi occhi verdi chiarissimi, quasi celesti, e i suoi ricci indomabili.

Mi risveglio dal regno di Ade sbattendo le palpebre, e fingo un sorriso. «Ciao Gab.»

«Guardate che esisto anche io»puntualizza il biondo sbracciando. «Andrew Watson. Un tipo alto, biondo, affabile, estremamente carismatico. Avete presente?»domanda gonfiandosi il petto.

Rachel alza un sopracciglio e posa una mano sul fianco fasciato da un vestito rosso acceso. «In realtà non ho idea di chi sia.»

Il petto del mio amico si sgonfia lentamente come un palloncino. Lo vedo strabuzzare gli occhi. «Caspita, me l'avevano detto che fossi stronza, ma non credevo fino a questo punto.»

La rossa alza il mento, lo sguardo sicuro sotto una linea di eyeliner troppo spessa. «E a me avevano detto che fossi coglione, ma non pensavo fino a questi livelli.»

«Interessante.»esordisce Avril sgambettando. Si guarda con fare annoiato le unghie, e lancia un'occhiata a Gab, intento a guardare il telefono. Gli si fionda addosso, infilando le dita laccate di verde sotto la camicia nera sbottonata. «Ciao Gab.»dice ridendo malamente. Ha una risata nasale, sembra che abbia il raffreddore.

Mi scappa un sorriso quando vedo che il riccio non la degna neanche di uno sguardo, e si sposta dal suo tocco un po' a disagio. «Ciao, Avril.»

Lei aggrotta le sopracciglia, credo che cerchi di imitare un broncio, ma non le sta riuscendo affatto bene. Quelle labbra paiono due gommoni. «Ma come, l'altra sera non ti dispiaceva essere toccato, o sbaglio?»

Deglutisco quando mi accorgo che Gabriel, invece di guardare la miss stronza, ha gli occhi puntati su di me. Perché ho l'impressione che abbia paura?

Andy si stiracchia la schiena, fingendo un'espressione addolorata. «Ragazzi, che mal di schiena! Hey Gab, mi aiuteresti a trovare un posto per sedermi?»

Il ragazzo chiamato in causa distoglie lo sguardo dal mio e annuisce assente. «Okay.»

«Bene!»esulta il biondo. Zoppica per un paio di metri, prima di girarsi e rivolgermi un sorriso furbo, che io ricambio. Adoro il mio fantastico amico gay.

«Che ci fai qui, scricciolo?»

Alzo gli occhi al cielo appena sento la sua voce sicura e roca, e mi volto verso quel ciuffo soffocato dal gel e quel giacchetto di pelle inconfondibile.

Good Night❤




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