Capitolo 26 ~ Litigi

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{T.N.}'S POV

Abbassai la manovella della doccia, spengendo così il getto d'acqua calda con la quale mi stavo lavando.

Una volta spalancata la porta scorrevole del box, subito dell'aria gelida colpì la pelle, facendomi rabbrividire.

Mi avvolsi velocemente un asciugamano intorno al mio corpo, per poi dare un'asciugata veloce anche ai miei capelli {C.c.}.

Indossai una felpa leggermente lunga e {C.p.}, l'intimo ed un paio di leggins neri semplici.

Ero particolarmente nervosa, oramai mancava davvero poco al fatidico incontro con Alan, e l'accaduto successo recentemente con Eren non giovava affatto alla mia situazione emotiva e psicologica.

Uscii, quindi, anche dal bagno. Pensieri negativi albergavano nella mia mente esausta, e tanto ero concentrata su di essi che quasi non mi accorsi di avere Levi davanti a me, che mi guardava severo con la schiena appoggiata al muro e le braccia incrociate al petto.

Il suo sguardo, più freddo e tagliente del solito, mi bruciava sulla pelle, mentre le sue labbra formavano una linea piatta e solida.

Un leggero accenno di vene gli peecorreva entrambe le braccia, segno che si stava trattenendo nel dire/fare qualcosa.

Alzai lo sguardo, non senza alcuna difficoltà, fino al suo, che mi guardava impassibile come sempre.

{T.n.}: <<Che c'è? >>

Osai domandargli.

Vidi il suo sopracciglio destro alzarsi, leggermente tremante.

La mia confusione crebbe ancora di più.

Levi: <<Che c'è? CHE C'È?!>>

Cominciò a sbraitare lui, tanto inaspettatamente che indietreggiai istintivamente, mettendomi le mani in avanti come per bloccare un qualsiasi suo possibile attacco fisico.

Era furioso, con gl'occhi assetati di sangue, ma non ne sapevo ancora il motivo.

Non avevo più il coraggio di aprir bocca, quindi optai per il silenzio in attesa di qualche suggerimento da parte sua.

L'uomo davanti a me sospirò, per poi prendere un grosso respiro e ricominciare a parlare più pacamente e civilmente, anche se il tono da rimprovero non scomparve.

Levi: <<{T.n.}, devi dirmi qualcosa?>>

"Devo dirgli qualcosa? In che senso? Cosa gli sto nascondendo?"

Il corvino aveva senz'altro scoperto qualcosa in mia insaputa sulla sottoscritta, ma cosa?

Cominciai ad elencare mentalmente tutto ciò che avevo deciso di evitare di confessare al mio coinquilino.

La lista non era molto vasta, ma le poche cose che ne erano presenti erano una più grave dell'altra.

Ci pensai un'altra ventina di secondi, finché la pazienza dell'altro non crollò.

Sospirò una seconda volta.

Levi: <<{T.n.}, da quanto fai uso di droghe?>>

Quelle poche parole mi fecero raggelare all'istante il sangue.

Sgranai visibilmente gl'occhi, ed i miei muscoli si irrigidirono tutti insieme.

"La scatola."

Era l'unica spiegazione logica su come lo avesse scoperto.

Mi si formò un improvviso nodo alla gola, poiché non sapevo come rispondere, e cercai di scioglerlo deglutendo.

Che potevo dirgli in mia discolpa?

<<Non c'è difesa migliore dell'attacco.>>

Mi tornarono in mente le parole dette da mio padre qualche anno prima che morisse.

"L'attacco."

{T.n.}: <<Non sono affari tuoi.>>

Fu l'unica cosa sensata che mi venne in mente di dire in quel momento.

La mia voce risuonò estranea alle mie orecchie, eccessivamente acida e severa.

Il suo sopracciglio prese a tremare ancora di più, e nel mentre, lui si era staccato dal muro.

La sua figura, anche se minuta, mi sembrò imponente in quel momento.

Le sue grandi e calde mani si posarono con vigore e fermezza su entrambe le mie spalle, e subito un brivido colpì tutto il mio corpo, passando per la colonna vertebrale, a causa di quel contatto così inaspettato.

Prese a scuoterle, senza metterci troppa forza o violenza.

Levi: <<NON SONO AFFARI MIEI?! QUESTA MERDA TI UCCIDE CAZZO, COME FAI A NON RENDERTENE CONTO?!>>

Mi sbraitò in faccia.

Sentivo il suo caldo respiro sulla pelle del mio viso, e, per un secondo, mi beai di quella vicinanza.

Ma il mio orgoglio dovette rovinare quel magnifico momento, mettendosi in mezzo per fare polemica ancor di più.

{T.n.}: <<ED ALLORA?! A CHI IMPORTA SE MUOIO?!>>

Presi ad urlare anche io, per rispondergli a tono.

Della sua maschera di apatia non era rimasto ormai più nulla.

La furia che provava era perfettamente visibile dalla sua espressione facciale: mascella fortemente serrata, occhi spalancati, sopracciglia e fronte corrugate.

Avevo distrutto le forti mura che Rivaille Ackerman usava come difesa: l'impassibilità.

Levi: <<A ME, DANNAZIONE! IMPORTA A ME!>>

Disse, guardandomi diritta nelle mie pupille {C.o.}.

Rimasi imbambolata, spiazzata dalle sue parole, che mi arrivarono dritte al cuore.

Aprii la bocca per ribattere, ma non ne uscì alcun suono.

La presa sulle mie spalle si allentò pian piano, fino a scomparire del tutto.

Di nuovo l'apatia prese il possesso dell'espressione del corvino, ma con un pizzico di delusione nello sguardo.

Gl'occhi cominciarono a pizzicarmi, segno che presto ne sarebbero uscite delle lacrime salate.

"Ultimamente sto piangendo troppo."

Lo vidi voltarsi, per poi andare verso la porta di casa, che presto venne aperta e poi risbattuta con violenza, una volta uscito proprietario di casa.

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ANGOLO AUTRICE:

Ragazze, SIAMO ARRIVATI A 1K! ODDIO VI RINGRAZIO TANTISSIMO! Vorrei abbracciarvi uno per uno. Vi giuro, vi adoro. Spero tanto che la storia vi stia piacendo ❤️

∆-Un Brivido D'Amore-∆ ~LevixReaderWhere stories live. Discover now