Moonshine

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Erano le nove di sera e gli ultimi raggi di un sole estivo alquanto caldo stavano per lasciare il posto a candidi raggi lunari, di sicuro più freschi e poetici.
Peccato che ognuno ha diversi motivi per amare o odiare qualcosa e Remus Lupin, seduto sopra la ringhiera della Torre di Astronomia, stava pensando a quanti metodi poteva usare per distruggere, disintegrare e annientare per sempre quel maledetto satellite rotante.
Non che il ragazzo odiasse in sé tale ammasso di rocce fluttuanti, tuttavia l'essere un fottuto lupo mannaro dall'età di cinque anni...beh, gli donava una bella serie di motivazioni per non fargliela andare a genio.
Due giorni prima c'era stato il plenilunio.
Questo di certo lo confortava: avrebbe dovuto aspettare quasi un intero mese prima che la tortura serale al quale era sottoposto venisse di nuovo a trovarlo.
Poi lui non capiva.
Cosa aveva fatto di così orribile al mondo per far si che il destino riservasse tutto questo a lui?
Certo non poteva incolpare sé stesso né suo padre, ma doveva ammettere che diventare per una notte intera un qualcosa che lui considerava come un mostro e la mattina dopo avere la sensazione di possedere ogni singolo osso del corpo distrutto in più fratture scomposte gli faceva un po' credere che l'universo ce l'avesse avuta un po' troppo con lui.
Per non parlare del fatto che senza poterlo impedire, avrebbe potuto far del male ai suoi amici o addirittura ucciderli.
Quante volte li aveva pregati di lasciarlo andare alla Stamberga da solo, di non rischiare tutto per lui?
Quante volte li aveva supplicati di non stargli vicino mentre tutto ciò che lui odiava accadeva?
Eppure no.
Remus li aveva pure etichettati a modo suo, come James, colui che si stava lanciando in una missione suicida senza contare i mille contro poiché completamente privo di qualsiasi spirito di sopravvivenza; Peter, colui che capiva il pericolo ma era troppo preso a idolatrare gli altri due per dire di no; Sirius, colui il quale per amor suo e amor di patria (come era suo solito dire) lo seguiva ovunque più o meno dal secondo anno, inizialmente con la scusa di vedere se davvero era innocuo e successivamente mascherando il fatto che era cotto di Remus con qualche altra scusante altrettanto stupida.
E quando si diceva "ovunque", s'intendeva veramente in ogni dove, mentre quando si diceva "seguiva", in realtà s'intendeva "attaccato come una cozza".
Già il fatto che fossero nella stessa stanza del dormitorio di Grifondoro dava la possibilità a Sirius di vegliare su di lui manco fosse stato un vecchio pazzo con istinti omicida, se aggiungessimo il fatto che in Sala Grande erano sempre insieme, seguivano le stesse lezioni e non passava un minuto senza che i Malandrini fossero uniti, capite che per Remus, scappare da loro, era un'impresa quasi impossibile.
Non che a lui dispiacesse, certo che no.
Il ragazzo si sentiva sempre grato di avere una compagnia del genere e non li avrebbe scambiati con nulla al mondo, anche se erano tre testardi petulanti, oltremodo fastidiosi e rumorosi.
Non a caso però il loro quartetto era famoso non solo per le ragazzate di alta qualità che mettevano in pratica, ma anche per la grande lealtà, amicizia e fiducia che li legava.
Senza tralasciare il fatto che Sirius era il ragazzo da ormai un anno di Remus.
Eh già. Il grande Sirius Orion Black, uno dei ragazzi più desiderati di Hogwarts, era il fidanzato di Remus John Lupin, conosciuto più che altro perché faceva parte del gruppo.
Nessuno s'immaginava, tra l'altro, che la mente dietro ogni scherzo fosse proprio lui esattamente come nessuno pensava che Lily Evans gli desse spesso una mano, negli ultimi tempi.
Ma questo è un altro discorso; tornando alla nostra coppia, Remus ancora non se ne capacitava.
Aveva praticamente tutta la popolazione di sesso femminile della scuola (e qualcuno anche maschile) che gli andava dietro, sperando che lui si accorgesse della mandria, eppure aveva preferito lui a tutti gli altri.
Come diavolo era possibile?
C'erano così tante ragazze e così tanti ragazzi migliori di lui, meno impacciati, meno sfigati e probabilmente meno problematici con cui Sirius avrebbe benissimo potuto instaurare una relazione.
C'era anche Marlene, una delle migliori amiche di Lily, che gli aveva messo addosso gli occhi da parecchio tempo e non perdeva l'occasione per far notare quanto gli sbavasse dietro.
Remus la reputava una meravigliosa ragazza; bionda, occhioni nocciola e un sorriso contagioso.
Certo pensava che chiunque avrebbe preferito qualcuno come lei al posto della sua persona e invece a quanto pareva esisteva qualcuno di abbastanza masochista da volerlo amico e addirittura fidanzarcisi.
A pensare questo, a Remus si scaldava il cuore sempre.
Era quello ciò che lo faceva uscire dalla malinconia e dalla tristezza quando queste due emozioni erano abbastanza forti da sovrastare le altre.
Era questo che, in un certo senso, lo faceva andare avanti.
Quando realizzava per l'ennesima volta che la situazione non era delle migliori ma nemmeno così tragica, che poteva decisamente andargli peggio e invece la sua vita aveva preso quella piega inaspettata e così piacevole.
Quindi sì, un po' gli mancava stare cinque minuti da solo, ma nemmeno così tanto.
Quella sera era riuscito a dedicarsi almeno un quarto d'ora, riuscendo a evadere dalla Sala Grande senza che gli altri se ne accorgessero.
Era cresciuto in estate, certo.
Ormai era diventato il più alto dei quattro e quel ragazzino mingherlino che era stato quando frequentava il primo anno aveva lasciato spazio a un bel ragazzo,  sempre snello, ma messo un po' meglio, ecco.
Questo non lo aiutava a rendersi meno visibile, ma anni passati a nascondersi dietro le colonne e a mimetizzarsi nei corridoi avevano dato il loro frutto.
Remus stava cominciando a pensare che o se n'erano accorti e stavano facendo finta di niente oppure lo stavano cercando.
E la risposta gli arrivò poco dopo, quando improvvisamente sentì la porta aprirsi alle sue spalle, mostrando una figura dai lunghi capelli corvini che ansimava per la corsa.
«Remus... ci sei?»
Doveva aver corso abbastanza, soprattutto se si contava la capigliatura spettinata, la cravatta appesa al collo per miracolo (Remus si chiese con quale forza di gravità questa potesse reggersi lì sopra senza cadere a terra) e i respiri affannati.
«Felpato? Sono qui»
Sirius gli rivolse un sorriso capace di far sciogliere chiunque, anche un sasso si sarebbe squagliato dopo esser stato travolto dai raggi luminosi che abbagliavano la gente quando sorrideva (o almeno così la pensava Remus, forse troppo innamorato per essere realista in quei momenti).
«Rem, ti abbiamo cercato ovunque. Come mai te ne sei andato?»
Sirius sembrava seriamente preoccupato.
La verità per cui lui gli stava sempre vicino, era che aveva paura di perderlo.
Aveva il timore che potesse andarsene, cambiare aria, fuggire via da quel suo presente così burrascoso.
Ma sopratutto, aveva una paura tremenda che Remus potesse arrivare a farsi male da solo con le solite idiozie che era solito dire.
Stavano insieme da solo un anno, ma a Sirius sembrava di averci passato una vita intera assieme al suo lupo.
Aveva segnato molte date sul calendario, in cui loro due avevano compiuto simpatiche o semplici gesti e parole.
Era un po' la sua nuova tradizione, visto che in casa di bei momenti da ricordare in quanto estremamente felici non ce n'erano mai stati.
Da quando aveva conosciuto i restanti Malandrini aveva preso a segnarsi una miriade di date e da quando stava con il suo ragazzo queste avevano iniziato a raddoppiare.
Una di queste date era quella in cui avevano inciso sulla corteccia di un albero del giardino i loro nomi, con un paio di cuoricini,  poche settimane dopo l'inizio della relazione.
Aveva segnato tante di quelle date da festeggiare sul calendario, che quasi un giorno a settimana avrebbero dovuto ritrovarsi insieme e trascorrere una serata a effetto San Valentino.
O almeno, l'effetto San Valentino era una cosa tutta di Sirius.
Remus l'avrebbe volentieri scansata, ma avere un fidanzato del genere significava sacrificarsi più volte del dovuto.
Solo che, quando James passando accanto al letto di Sirius, intravide il calendario, gli vennero troppi dubbi.
E da quei dubbi, James era arrivato alla giusta conclusione; ovvero una relazione segreta tra i due.
A volte, e andava ammesso, James presentava un cervello da Corvonero. Peccato che lo mettesse in funzione solo per pochi minuti alla settimana, o al mese.
Fatto sta che James aveva capito e la prima cosa che aveva fatto era stata decifrare le scritte strane sul calendario del giovane Black che scriveva come lo avrebbe fatto un gorgosprizzo, poi aveva scommesso dieci falci con Peter e infine avevano verificato.
Li avevano seguiti fino alla Foresta Proibita da sotto il mantello dell'invisibilità.
Appena misero piede nella Foresta, i due fidanzatini si presero teneramente la mano e James fu costretto a reprimere un verso di compiacimento e tenerezza.
Alla fine, dopo aver assistito al tanto atteso bacio, uscirono da sotto il mantello urlando una specie di "beccati!"
Da allora, nel dormitorio potevano essere loro stessi. Ma fuori... non ancora. Avevano deciso di renderlo ufficiale a tutti solo nel momento in cui di sarebbero ritenuti pronti entrambi e quel momento non era ancora arrivato, nonostante spesso ci avessero pensato.
Gestire una relazione segreta non era proprio il massimo della semplicità e avevano già abbastanza cose a cui pensare.
«Sai, Rem-Rem, io ci ho pensato di nuovo a lungo. Potrebbe essere che la scuola ora sia psicologicamente pronta»
«La vera domanda è se noi siamo pronti»
Il moro gli si avvicinò, poggiandogli una mano sulla guancia.
«Sono mesi che cerchiamo il momento giusto per uscire allo scoperto senza mai trovare quello giusto. Perché non ci buttiamo?»
Remus puntò la propria attenzione nelle iridi grigie e tempestose dell'altro prima di rispondere.
«Non so...»
«Ti ricordi cosa ti dissi la volta in cui ti dicemmo che eravamo diventati animagi per seguirti nelle notti di luna piena?»
«"Cos'è la vita senza un po' di rischio?"»
Sirius sorrise ampiamente.
«Esatto»
Remus volse lo sguardo a terra un secondo, prima di tornare a guardare il proprio ragazzo.
«Ti fidi?»
«E come potrei non fidarmi di te?»
Quella semplice frase giunse a Sirius come una dolce melodia, tanto ce non riuscì a trattenersi e si catapultò addosso a Rem, regalandoli un dolce bacio sulle labbra.

•  •  •

Entrarono in Sala Grande,  Sirius a testa alta e fiero di sé stesso, Remus cercando di nascondersi non sapendo effettivamente cosa avrebbe fatto l'altra testa calda.
Dopo poco che erano seduti, il moro si alzò in piedi sul tavolo e puntandosi la bacchetta alla gola per amplificare la voce, cominciò:
«Bene ragazzi attenzione, prego»
Fece una piccola pausa, guardando male un gruppetto di Tassorosso che stava continuando a parlottare.
«Ehy, voi, silenzio! Dov'ero rimasto?»
Remus iniziò una sorta di cantilena a bassa voce, ripetendo "chi me l'ha fatto fare" e facendo intendere agli altri due amici cosa stava per succedere.
Sirius intanto, avendo ottenuto l'effetto sperato riuscendo a far tacere l'intera scuola, continuò imperterrito.
«Come molti di voi sapranno, è da circa un anno che non accetto più gli inviti delle ragazze. E il perchè è semplice.
Mi sono innamorato...»
Sirius aveva un sorriso a trentadue denti, James e Peter sghignazzavano e Remus ormai si era messo le mani davanti al viso tentando di apparire trasparente.
Tra tutte le persone sbalordite, affrante, tristi o felici c'era anche una ragazza, Marlene, che si era avvicinata al tavolo per poi mettersi a urlare.
«Quella persona sono io! Abbracciami amore!»
Sirius le riservò uno sguardo assassino.
«Ma cosa avete capito? Io amo Remus.»
La Sala Grande impazzì: chi aveva scommesso, chi si stava disperando e chi, contento, si stava avvicinando al tavolo per fargli gli auguri.
Remus stava considerando molte idee nella sua testolina al momento sin troppo indaffarata: tentare la fuga di nuovo, anche se letteralmente impossibile, oppure uccidere Sirius alla prossima Luna Piena.
James e Lily stavano scortando fuori un esemplare di Marlene in lacrime, tentando di spiegarle che avrebbe fatto meglio a cercare qualcuno che non si chiamasse Black di cognome.
Il licantropo, non si sa come, era stato trascinato sopra il tavolo da una mandria urlante che diceva "bacio, bacio, bacio".
La serata si concluse con una folla adorante che urlava ai quattro venti tutto ciò che era successo, una parte di persone che lo ritenevano orribile, i loro amici che avevano letteralmente gli occhi a cuoricino e loro due, protagonisti assoluti della serata, che si scambiavano un tenero e dolce bacio sul tavolo della Sala.
E i professori? Loro avevano già capito, e avevano preferito scansare il caos che ci sarebbe stato di lì a poco.
Da quella sera, Sirius aveva aggiunto un bellissimo soprannome a Remus (oltre a Rem, Lunastorta, Lupacchiotto e altri duecento nomignoli made in Black);
da quella sera, Remus era diventato anche "Moonshine", ovvero Raggio di Luna, come quello che illuminava i loro visi quella sera.




My space

Mi scuso tantissimo per coloro che hanno letto tutto questo quando ancora non avevo corretto gli errori, aggiustato i periodi eccetera eccetera.
Come avete potuto notare, ho allungato la one-shot (di circa settecento parole) e in teoria non dovrebbero esserci errori, ma se doveste trovarne non esitate a farmeli notare.
Spero vi sia piaciuta♥️

Pubblicazione: 13/04/2018
Correzione: 18/05/2020

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