Capitolo 10

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"Cazzo ragazzi correte." Urla il ragazzo che fino a pochi momenti prima mi teneva stretto contro il muro.

"Andiamo via." Dicono gli altri, prima di girare l'angolo e andarsene.

Alzo lo sguardo per guardare un'ultima volta gli occhi di Yoongi, e mi sorprendo di trovarli leggermente lucidi.

"J-jimin io.." Tenta di dire, prima che una familiare figura compaia fuori il vicolo.

"JIMIN." Urla Jungkook, affrettandosi verso il mio fragile corpo.

Yoongi scuote un paio di volte la testa, come se volesse liberarsi dal senso di colpa per non aver fatto nulla, dopodiché alza il cappuccio e inizia a correre anche lui dietro i suoi compagni, senza guardarsi indietro.

"Jimin, cosa è successo?" Chiede Jungkook allarmato, abbassandosi al mio livello.

"Aiutami ad alzarmi." Sussurro dolorosamente, avvolgendo un braccio attorno alle sue spalle per potermi mettere in piedi.

Non sono consapevole delle mie condizioni in questo momento, ma a giudicare dall'espressione allarmata di Jungkook, devo essere messo davvero male.

Le sue dita sfiorano dolcemente la ferita sul mio labbro mentre i suoi occhi si riempiono di lacrime di compassione.
Stringe i pugni, strofinando poi con rabbia le mani contro il suo volto.

"Cosa ci fai a quest'ora in strada?" Mi chiede a bassa voce, con gli occhi ancora chiusi per la frustrazione.

Abbasso lo sguardo, sentendomi stupido e patetico.

"Ero con Taehyung al fiume e mi sono addormentato." Spiego timidamente.

"Taehyung." Una risata isterica fuoriesce dalle sue labbra. "Ovviamente."

Alzo un sopracciglio nella sua direzione. Sta forse dando la colpa a Taehyung per quello che è appena successo?

"Ti accompagno a casa." Dice, prendendomi per mano.

In una situazione normale probabilmente strattonerei via la mano e me ne andrei infastidito, ma non ho il coraggio né la forza di raggiungere casa senza il suo aiuto.

Non appena raggiungiamo la porta d'ingresso, mi giro nella sua direzione.

"Grazie per avermi accompagnato."

Jungkook mi fa un piccolo cenno sfiorando un'ultima volta il mio labbro inferiore e dirigendosi verso casa sua.

Apro la porta e non mi sorprendo di trovare le luci accese. Faccio alcuni passi, cercando di origliare le voci dei miei genitori provenienti dal soggiorno.

"Amore calmati, vedrai che non.." Cerca di dire mio padre.

"E se gli fosse capitato qualcosa? Se lo avessero rapito?" Urla mia madre disperata, finché la sua voce non si affievolisce per la tristezza. ".. se fosse anche lui scomparso?"

Mi acciglio, non capendo esattamente a cosa mia madre si riferisse, nessuno è mai scomparso in questo buco di città. Tutti conoscono tutti, è praticamente impossibile perdersi.

Decido finalmente di fare la mia comparsa, spuntando da dietro l'angolo in cui mi ero accuratamente nascosto.

I miei genitori mi fissano sconvolti per qualche secondo, finché mia madre non mi piomba addosso e mi abbraccia stringendo tra le mani il tessuto della mia felpa, ora rosso a causa del sangue e delle ferite. Mio padre sembra riprendersi dal momento di shock e si avvicina al mio corpo dolorante, prendendo la mia testa tra le mani.

"Chi è stato?" Chiede serio, cercando di nascondere la preoccupazione nel suo tono di voce.

Scuoto la testa, mordendomi il labbro inferiore e ricordandomi troppo tardi del taglio inciso. Lascio fuoriuscire un gemito di dolore, provocando l'immediata reazione di mia madre che avvolge le sue mani delicate attorno al mio addome, per aiutare a sorreggermi.

Flowers ~ JikookWhere stories live. Discover now