Capitolo 17

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Mi sistemo leggermente sul sedile, sentendo le gambe addormentarsi. Tobias sta guidando da circa trenta minuti tenendomi la mano. Dopo la litigata di ieri, abbiamo passato tutta la serata insieme e siamo andati nel centro di Miami. All'Hard Rock, tanto per cambiare. Mi gratto leggermente la gamba, sentendo il prurito. «Zanzara?» mi chiede il moro al mio fianco, ed io gli annuisco in risposta. «Se le vedo le uccido.» borbotta lasciandomi allibita. «Non ci provare!» affermo, serissima, mentre gli do un colpetto sul braccio intento a stringere il volante. «Stai scherzando, vero?» mi chiede lanciandomi uno sguardo furtivo. «No... come ti sentiresti se qualcuno ti schiacciasse solo perché tu vuoi mangiare?»
Una risata gli esce dalle labbra. «Sei l'unica al mondo a pensarla così.» risponde poi.
«Vivono anche loro, come te.» ammetto mentre guardo il paesaggio scorrerci davanti. «Con la mia famiglia facevo sempre delle battaglie per salvarle.» gli confesso con un sorriso. Lo faccio da quando sono piccola, e non ho intenzione di smettere proprio ora.
«Puoi aprire un'associazione per la difesa delle zanzare, allora.» mi schernisce. «Tanto hai già tutti i componenti.»
Ridacchio capendo la sua battuta. «Perché sono l'unica?»
«Esattamente.» mi risponde mentre imbocca la strada per Disneyland. Dato che stiamo in Florida -e siamo ancora due bambini- abbiamo pensato di andarci. Io ci sono già stata due volte, dato che è il più vicino a Chicago.
Sono andata a tutti i Disneyland del mondo, a parte il Giappone, perché Maya é fissata. Anche se ha vent'anni, ogni volta che vede il castello Disney si mette a piangere come una fontana. Inutile dire che io e Matt la prendiamo sempre in giro, anche se da quando ci siamo separati lo faccio più io che lui. Ma, hey, una tradizione è una tradizione.
«Emozionato di vedere Topolino?» gli domando mentre vedo come il suo sorriso si fa più grande man mano che ci avviciniamo. Annuisce. «Tu?»
Faccio una leggera smorfia. «Preferisco Paperino.» ammetto.
«Ma non puoi! È Topolino che ha dato il via a tutto...» mi riprende severamente. Alzo gli occhi al cielo. «Per favore! Ha sempre quell'aria saccente del "so tutto io". Non ho detto che non lo sopporto, ma preferisco gli altri.» ribatto con un sorriso divertito sulle labbra. Sul serio preferisco gli altri, ma anche Topolino mi piace... ma ovviamente il bambino non la pensa così. Scuote la testa. «Non capisci niente.»
«Idiota.» borbotto.
«Cretina.»
«Scemo.»
«Stupida.»
«Sei bellissimo.»
«Ed io ti amo.»
Sorrido alla sua ultima frase, se continuerà a dirla le mie guance prenderanno la forma di un sorriso. Stringo ancora di più le mie dita tra le sue, e me le porto vicino al volto. Bacio ogni sua nocca, sentendo ad ogni bacio un brivido scorrere lungo la schiena. Poi porto la sua mano vicino la mia fronte e appoggio la testa lí continuando a sorridere. Lo adoro, e non so come farei senza di lui.

                         * * * *

Esco dal gioco di Bazz Lightyears con un sorriso tutto soddisfatto, dato che ho battuto Tobias. 40.358.264 punti, mentre lui 35.459.294.
«Non vale.» borbotta ancora Ias. Secondo lui ho "barato" perché ero seduta a sinistra, dove secondo lui c'era più possibilità di fare punti.
«Sono brava a sparare.» alzo una spalla. «Arrenditi.»
Una risata gli scappa dalle labbra, «Certo, postazione da sparo del luna park ti dice qualcosa?»
Alzo gli occhi al cielo mentre gli prendo la mano e lo conduco verso la parte delle giostre che non abbiamo ancora fatto. «Era diverso.»
«L'importante è crederci, amore.» ribatte usando quel nomignolo. Mi fermo di scatto, girando la testa verso di lui. «Come mi hai chiamato?»
«Io? Come ti ho chiamato? Con il cellulare.» sfotte il moro al mio fianco. Alla sua battuta alzo gli occhi al cielo, le sue battute squallide fanno parte di lui anche se mi é ancora difficile abituarmici. Ero abituata ad un comportamento impeccabile, anche quando stavo con Chris e Will mi dovevo contenere, i miei non volevano troppi scherzi, troppe battute, parolacce.... tutto quello che con Tobias sono l'ordine del giorno. Eppure, la cosa, non mi dispiace neanche un po'.
«Ias...» borbotto mentre mi rigiro, facendo mente locale su quale giostra possiamo fare ora. «Non ti piace?» mi domanda. So che mi sta guardando, perché sento il suo sguardo bruciarmi addosso. Scuoto la testa, «Non è questo, semplicemente non ci sono abituata, tutto qui.»
«Okay.» sussurra mentre mi cinge i fianchi con le braccia, da dietro. Un brivido scende dalla mia colonna vertebrale e un sorriso si fa spazio sul mio volto. «Che vuoi fare ora?» mi chiede facendomi alzare una spalla, perché sul serio non lo so. Credo che abbiamo fatto tutte le giostre, persino quelle dei bambini. Chi ha detto che abbiamo diciassette e diciotto anni? Io no di certo. Sussurra un: «Vieni.» prima di prendermi la mano e condurmi verso il negozio. «Da piccolo vedevo sempre quelle persone in coppia con le magliette abbinate, sai? Possiamo farlo pure noi.» mi spiega la sua idea, facendomi spuntare un'altro sorriso. «Da piccola ho provato a corrompere Matthew con delle caramelle per avere qualcosa di abbinato a Disneyland.» ammetto mentre ridacchio al ricordo. Eravamo proprio terribili, a quei tempi. «E ha ceduto?»
Annuisco. «Era -e lo è ancora- un goloso di caramelle, quindi non è stato difficile.»
«Sei terribile.» dice mentre scuote la testa ridendo. «Mi ami per questo, no?» gli chiedo, ma appena sento quello che ho detto mi vorrei dare un pugno da sola. È vero che ha ammesso di amarmi più volte, ma io ancora no. Che cavolo glielo ricordo a fare? Mi mordo il labbro e abbasso gli occhi, in completo imbarazzo.
«Sí.» sussurra con un sorriso mentre gioca con i miei capelli. «Ti amo anche per questo.»
«Anche?» domando mentre aggrotto la fronte e alzo lo sguardo verso i suoi occhi.
Annuisce. «Ci sono tante cose che mi permettono di amarti.» 
Avvicino il viso al suo, fino a far unire le nostre labbra. In genere non mi piace baciare persone in pubblico, o anche vedere, ma ora è inevitabile. Ne ho bisogno come ho bisogno dell'aria, è più forte di me. Perché stare con una persona fa questo. Ti rende più vulnerabile, ma al tempo stesso più forte di quel che credi, più smielato di come pensavi e più umano di come puoi essere.
«Andiamo?» gli domando appena ci stacchiamo a causa della mancanza di aria. Se fosse stato per me l'avrei continuato a baciare per un'ora. «Andiamo.» concorda mentre mette un braccio intorno il mio collo e mi avvicina a sé. Il mio braccio va sulla sua vita, per permettermi di stare ancora più vicina a lui.
«Quale prendiamo?» chiedo quando vedo l'infinità di magliette. Tobias alza una spalla, mentre inizia a guardarle. Lo faccio anche io, ma solo due coppie attirano la mia attenzione.
«Trovato qualcosa?» gli domando dopo dieci minuti di ricerca. Annuisce, indicando due magliette. La prima ha disegnato Topolino con un mazzo di rose di mano, mentre la seconda Minnie mentre li sta ricevendo. «Tu?»
«Questi.» sussurro mentre gli faccio vedere quelle che mi piacevano. La prima coppia ha la come tema principale la Bella e la Bestia. Una maglietta ritrae uno, e l'altra Belle. La seconda opzione invece riguarda il re leone. La maglietta che dovrebbe indossare Tobias ha Timon con scritto "Hakuna", mentre quella che dovrei indossare io ha Pumba con scritto "Matata".
«Ho deciso il mio preferito.» ammette Ias.
«Anche io.» sussurro mentre gli riguardo tutti e tre bene, ma no, continuo a preferirne uno.
«Okay, allora al mio tre lo diciamo. Uno..» inizia a contare, «Due...» mi sale l'ansia, neanche stessimo decidendo quando sposarci. «Tre!»
«Il re leone.» diciamo in coro, per poi scoppiare a ridere. «Avevo paura che avremmo scelto diversamente.» riesco a dire tra le risate. «Poi avremmo preso quello che nessuno dei due a votato, per essere pari.» ribatte.
«Ma l'abbiamo scelto uguale, quindi...» affermo prima di correre verso la maglietta e prendere la taglia corretta per me. Ias si gode la scena. «Lo sai che non ti spariscono sotto gli occhi, vero?»
«Sta zitto, Eaton.» ribatto in tono divertito mentre assottiglio gli occhi. Alza le mani in segno di resa, mentre gli passo la maglietta abbinata.
«Andiamo a far vedere che stiamo insieme.» annuncia prima di marciare stile soldato verso la cassa, con me alla calcagna che gli rido dietro.

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