Cap.16

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Attendeva con l'album in mano davanti allo studio del direttore. Camminava avanti e indietro mentre Dylan era seduto tranquillo al cellulare. Gli lanciò un'occhiata, come poteva stare così tranquillo, in fondo se falliva crollava anche lui.
Si aprì la porta dello studio ed uscì Maxwell, li guardò sorridendo:"Vi aspettavo, entrate."
L'albino rabbrividì tirando un lungo sospiro. Non fece tempo a fare un passo che fu superato da Dylan e raggiunto da quella donna che lo aveva bruscamente urtato l'ultima volta. Sobbalzò, da dove usciva? Entrarono entrambi, rimase a guardarli davanti alla porta confuso. Quella Annabelle non lo metteva a proprio agio, deglutì amaramente facendosi coraggio, entrò.
Maxwell era seduto alla scrivania affiancato dalla donna, Dylan era in piedi davanti a loro e lo osservava impaziente. Affiancò il ragazzo sospirando:"Salve..."

"Salve." Maxwell sorrise:"Hai l'album vero? Sono curioso di ved-"
Fu interrotto da Annabelle:"Aspetta." Strinse gli occhi avvicinandosi all'albino. Gli prese l'album dalle mani e gli afferrò il colletto della camicia tirandolo con forza fino a strappare i bottoni e aprendo la camicia in due.
L'uomo scattò in piedi sbattendo le mani sulla scrivania indignato dal gesto della donna. Aquila cercò di coprirsi il dorso nudo raccogliendo i lembi della camicia velocemente. Si sentiva così imbarazzato e a disagio. Indietreggiò tremante cercando di mantenere la calma e darsi una risposta.
Dylan ringhiò mettendosi davanti all'albino:"Sei pazza!? Ma che hai in quel cervello!?"

"Non avete visto?" Indicò il ragazzo dietro al grigio:"Il suo petto, il suo collo." Fece una smorfia di disgusto:"Segnati. Lui è qui solo perché ha corrotto qualcuno nell'agenzia con un atto disgustoso!"
Dylan impallidì, Aquila sgranò gli occhi, Maxwell la guardò interdetta, lei guardava il marito sicura delle sue affermazioni. Sbatté l'album sulla scrivania:"Beh dimmi, a chi hai venduto il tuo bel corpicino?"
Si sentì trasalire, come osava, non sapeva niente di lui ed era lì ad accusarlo di un atto così disgustoso. Avrebbe fatto di tutto tranne che vendersi, aveva passato anni a farlo e aveva ucciso per smettere. Strinse i pugni ringhiando:"Come ti permetti!?" Si avvicinò alla donna aggressivamente:"Come ti permetti ad accusarmi di uno schifo del genere!? Ti senti in colpa per le tue azioni? Devi scaricarle su qualcuno!? Tu non sai niente di me!" Lasciò i lembi della camicia scoprendosi come la donna desiderava:"Questi segni, osservali bene." Li indicò:"È stato un rapporto consenziente col vostro caro figlioletto." Sgranarono gli occhi entrambi spostando lo sguardo sul figlio. Lo guardò anche lui, era stato diretto e impulsivo? Sì, estremamente. Poteva evitare, sì. C'erano altre soluzioni? Probabile ma non poteva subire un trattamento del genere, non poteva permetterlo. Dylan era interdetto. Alzò le spalle ridacchiando a disagio:"Non so cosa stia dicendo, non è vero!"
Si sentì mancare, non è vero? Lo guardò negli occhi trasmettendogli tutta la sua delusione:"Cosa?"

"Non ho avuto alcun rapporto! Abbiamo solo lavorato."
Più parlava più si sentiva mancare, non poteva crederci. Doveva semplicemente confermare la sua affermazione. Doveva solo appoggiarlo, doveva farsi coraggio, dovevano appoggiarsi a vicenda! La vista si fece più appannata, si sentiva un microbo in mezzo ai quei tre. Si sentiva tradito ed umiliato, era stato un complotto o cosa? Come aveva potuto farlo, pensava ci tenesse. Sbagliava.
Si mise una mano davanti alla bocca incredulo. Uscì velocemente dalla stanza ignorando le parole degli altri. Si sentiva morire dentro, non riusciva a capacitarsi di quello che era appena successo. Non riusciva a credere che Dylan l'avesse tradito così, si fidava di lui, gli aveva dato una seconda chance, si era illuso tremendamente. Aumentava sempre di più il passo, quasi correva, le lacrime ormai gli rigavano il viso una dietro l'altra. Si sentiva ancora in estremo imbarazzo ed estremamente ingenuo. Si era fidato così tanto che aveva dato le dimissioni al bar, era punto a capo. Solo e senza casa o lavoro ed era tutto grazie a Dylan, quello che pensava l'avrebbe aiutato più di tutti.
Entrò in casa accasciandosi contro una parete tremando. Si coprì il viso con le mani non trattenendo più le lacrime. Si sedette sul divano sprofondando nei cuscini disperato. Non aveva più alcuna speranza, era illuso, era ingenuo, era stupido, senza casa né lavoro ed era stato tradito da l'unica persona di cui si fidava. Dopo questa l'unica cosa peggiore che poteva succedere era la morte.
Pianse per ore, non aveva più lacrime da sprecare ma continuava a piangere, non poteva crederci e forse non voleva nemmeno farlo. Quando tornò Dylan lui era distrutto sul divano, quasi completamente nascosto tra i cuscini. Riuscì a sedersi prima che il ragazzo entrò in sala. Si sistemò i capelli e cercò di chiudere un po' la camicia strappata. Accavallò le gambe guardando altrove. Percepì lo sguardo del ragazzo addosso, era dispiaciuto? Arrabbiato? Non lo sapeva e non aveva il coraggio di guardarlo in faccia per capirlo. Non fu un problema, Dylan si mise davanti a lui guardandolo, sembrava irritato e dispiaciuto. L'albino si alzò per guardarlo alla stessa all'altezza facendosi coraggio. Prese un enorme respiro attendendo le parole del ragazzo. Questi socchiuse gli occhi:"Perché l'hai detto."

"Perché non mi hai protetto? Perché non hai trovato il coraggio di proteggermi e ammetterlo? Perché Dylan, perché?"
Lo vide rabbrividire di rabbia:"Non ero pronto! Era passato appena un giorno da quell'episodio sul set e io non ero pronto! Mi hai messo a disagio davanti a mio padre!"

"La tua stupida matrigna mi ha spogliato davanti a tua padre!" Lo spinse bruscamente allontanandolo da sé. Si pentì quasi subito di quel gesto ma non lo diede a vedere, non era quello il momento di mostrare debolezze. Sentì lo sguardo del ragazzo fulminarlo. Tornò verso di lui prendendolo per un polso con forza e tirandolo verso di sé:"Che fai!?" Non ebbe il tempo di dire una terza parola che ricevete un manrovescio. Voltò il viso da un lato rabbrividendo dal dolore, un anello del ragazzo l'aveva colpito precisamente sullo zigomo tagliandolo. Rialzò lentamente lo sguardo su Dylan interdetto. Lo guardava con gli occhi socchiusi e con una calma inquietante. Cercò di parlare invano, aveva un nodo in gola e quel gesto l'aveva spaventato e disorientato.
Dylan sospirò lasciandogli il polso velocemente:"Cazzo... Cazzo, mi dispiace." Prese il viso dell'albino tra le mani delicatamente avvicinandolo a sé:"Perdonami ti prego..." lo strinse a sé in un abbraccio:"Ho fatto schifo... ho fatto schifo di nuovo..."
Aquila gli lanciò un'occhiata, era confuso, dolorante e molto triste. Non capiva che gli era preso e perché l'avesse fatto. Si appoggiò alla sua spalla lasciandosi accarezza il viso dal ragazzo delicatamente restando nel suo abbraccio. Chiuse gli occhi stringendosi a lui, la cura ai suoi dolori era la causa di essi.

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⏰ Last updated: Nov 15, 2020 ⏰

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