Parte 1

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Buona lettura

Cause I'm only a crack in this castle of glass

Quella notte la sua cella era più fredda del previsto. Bastian quel giorno non gli aveva portato le sue medicine speciali e non era stato convocato nemmeno ad una terapia di gruppo, cosa alquanto strana visto che il giovedì era dedicato solo a quello.

Ma lui sospettava vivamente che l'ultimo test fatto non fosse andato troppo bene e che il suo ultimo atto di ribellione aveva messo sull'attenti tutti.

Qualcosa stava cambiando, sentiva uno stano ronzio nella sua testa, come se delle mosche gli volassero intorno al cervello e ogni minuto aumentassero la velocità. Sentiva le dita rigide, non provava nemmeno a muoverle, i polsi erano legati così saldamente al letto che sarebbe stato impossibile liberarsi...per gli umani.

Odiava quella cella, anche se più volte gli avevano detto che non doveva chiamarla o pensarla così, gli dicevano che era la sua cameretta da adolescente e doveva trattarla come tale. Un po difficile con i polsi legati ma non impossibile.

Tutto è possibile.

Tutto è possibile tranne uscire da quel posto.

Uscire da lì è impossibile.

Sentiva la testa scoppiare, faceva fatica a tenere gli occhi aperti. Sapeva che presto sarebbe successo, mancavano pochi minuti, giusto il tempo di chiudere gli occhi e abbandonarsi.

Non voleva ancora arrendersi perché sapeva che se il buio avesse preso il sopravvento alla sua mente verrà giocato un brutto scherzo. Succedeva sempre e lui era stanco. Ma non era stanco del fatto che ormai non avesse più controllo su nulla.

Lui era stanco di tenere gli occhi aperti.

...........................

Harry si svegliò urlando, urlava così forte che i vetri della sua stanza si ruppero. Era anche questa una sua abilità, il direttore di quel posto lo odiava quando faceva così, anche perché succedeva parecchie volte al mese.

Ogni volta sempre la stessa storia. I dottori avevano visto che i suoi ricordi usavano una corrente più alta quando venivano presi dal fondo, quelli che ognuno rinchiude nella parte più nascosta del cervello.

In questo caso: la morte di sua madre.

Ogni volta giocavano con quel ricordo. Lo facevano sembrare un pomeriggio normale: lui che si svegliava nel suo letto, faceva colazione, andava a scuola e poi...e poi quando ritornava gli facevano trovare sua madre morta ogni volta in modo diverso. Impiccata, strangolata, con un coltello nel petto o con un taglio sul polso. Solo una volta la corrente fu talmente alta da mandare in blackout l'edificio per cinque secondi: gli fecero immaginare di essere lui la causa della morte della madre, ma, quel giorno, quel lontano giorno, Harry spense definitivamente gli occhi e si lasciò andare.

Il vero motivo della morte della madre ormai non se lo ricordava più. Se qualcuno glie lo avesse chiesto probabilmente avrebbe risposto quello che gli avevano fatto vedere all'ultimo esperimento.

Quando i fili furono staccati dalla sua testa e i diversi lividi causati dalle corde disinfettati, la porta fu di nuovo chiusa con un tonfo secco e la cavigliera elettronica riattivata. Precauzione la chiamavano loro. Prigione, la chiamava Harry.

Il problema era solo uno: il ronzio continuava.

Passarono due ore dall'ultima visita e Harry stava iniziando a rilassarsi. Difficilmente gli facevano visita più di una volta in un giorno, quindi poteva finalmente calmarsi, consapevole che la cavigliera non gli avrebbe fatto sentire più nulla, denudandolo della sua vera natura per farlo sembrare un ragazzo normale.












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