Prologo: Il muro

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Quando i rami della quercia sul limitare del bosco furono dietro le sue spalle, si lasciò cadere a terra. Precipitò sotto il peso della fatica e dei bagagli, delle vesciche ai piedi e della solitudine in cui aveva vissuto negli ultimi quattordici giorni.

Chiuse gli occhi e gettò indietro la testa, poggiandola sulla grande sacca di cuoio che trasportava sulla schiena: sentì l'erba umida a contatto con le caviglie scoperte, il freddo del bosco dietro di lei, il quasi assente calore del sole – ormai alto – che tentava di oltrepassare la nebbia.

Sono quattordici giorni che cammino senza sosta e mi riposo solo quando è buio. Ho attraversato la Britannia per intero, ma alla fine sono arrivata. E ora manca così poco. Così poco.

Una volta ripreso finalmente fiato, la ragazza si alzò a sedere e strinse gli occhi alla ricerca della sua meta: la spessa foschia che riempiva la vallata le impediva di vedere chiaramente, ma lei lo sapeva, lo sentiva, che era vicina al muro.

Ormai lo aveva accettato, quel richiamo insistente che la cercava ogni notte, svegliandola di soprassalto mentre tentava di ripararsi dal freddo avvolgendosi nel mantello di panno. Quella voce che parlava senza pronunciare nulla la chiamava a sé, la teneva in allerta, le diceva che il suo momento stava per arrivare, che stava per trovare il suo posto. E lei aveva tutta l'intenzione di ascoltarla.

Scarlett si tirò in piedi, spazzolando i pantaloni per togliersi di dosso le poche spighe di alopecurus pratensis rimaste incastrate nel cotone grezzo. Afferrò lo zaino, mugolando piano quando le bretelle tornarono a solcarle le scapole, lì dove piccole piaghe iniziavano a segnarle la pelle. Scacciò il dolore dalla mente e mise un piede di fronte all'altro, scendendo lungo il declivio e lasciandosi alle spalle il buio della foresta.

Dopo mezz'ora di silenziosa avanzata nella nebbia si trovò nel fondo di una piccola vallata tra due colline, dove rimaneva traccia di quello che in primavera – probabilmente – era stato un canaletto di raccolta per la neve disciolta. Seguì quella ruga del terreno per meno di un miglio, con lo sguardo fisso di fronte a sé e la mentre pronta.

Poi, improvvisamente, il banco di nebbia lattiginosa fece spazio a una forma conosciuta: a Scarlett si mozzò il respiro, e le gambe si fecero gelatina, portandola a cadere in ginocchio.

Lì, davanti a lei, a poco più di tre pertiche di distanza, riusciva a scorgere qualcosa di solido e scuro: il muro. Poteva intuire la familiare immagine di pietre squadrate, unite tra loro con la calce per dare vita al limes voluto dall'imperatore Adriano per fermare l'arrivo di chi non sapeva controllare e conoscere. Al di là di quel muro, la Caledonia. La destinazione finale.

Scarlett fu percorsa da un frizzante brivido di gioia: scattò in piedi e si mise a correre come una lepre, raggiungendo in pochi istanti i blocchi di pietra che aveva scorto da lontano. In preda a un'euforia sconosciuta posò la mano sui massi e riprese a muoversi, tenendo il muro sulla destra e la radura sulla sinistra. Corse, col cuore in gola e la mente rimescolata, ripetendosi che ormai era arrivata, aveva raggiunto il punto cruciale del suo viaggio: sapeva che, una volta oltrepassato il muro, avrebbe finalmente potuto trovare la sua strada.

Le ci vollero pochi minuti per giungere davanti al forte di Poltross Burn, minuti ricolmi di ansia e speranza al contempo. Sapeva di dover giocare al meglio le proprie carte, per riuscire a oltrepassare il Vallo. Eppure in quel momento, davanti all'imponente mole della costruzione militare, faceva davvero fatica a racimolare i pensieri, a decidere cosa fare e cosa dire: una densa paura le avviluppava il cranio, impedendole di ricordare il motivo per cui era lì, le fatiche che aveva sopportato per giungere così tanto a Nord.

Un movimento improvviso del portone di legno che dava accesso al forte attirò il suo sguardo: qualcuno stava uscendo. Scarlett inspirò a fondo e mandò giù un grumo di bile. Non doveva temere nulla, non ancora. Doveva essere forte e risoluta. Ne andava del suo futuro.

The Grease Monkey (IN RISCRITTURA)Where stories live. Discover now