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«continua ancora a considerarti sui social?» chiede maya mentre ci sediamo a un tavolo per la pausa pranzo.
«sì... ogni tanto, tenta anche di chiamarmi ma non rispondo. non voglio nemmeno bloccare il numero perché perderei tutti i nostri messaggi ma mi sa che, tra poco, diventerà l'unica soluzione.» rispondo io. inizio a mangiare il mio misero panino mentre lei mi guarda con la sua solita espressione da "mi fai pena".
«perché mi guardi così?» le domando con la bocca piena.
«perché, fattelo dire, hai fatto una vera cazzata.» risponde. io la guardo e rimango in silenzio. poi, faccio finta che non mi abbia detto niente per evitare eventuali discussioni. «senti, so che non ne vuoi parlare ma se lui ha detto che vuole te, qual è il problema?»
«il problema, maya, è che non ti fai gli affari tuoi. ho fatto la scelta che mi è sembrata più giusta per lui. se io avessi voluto fare l'egoista, me lo sarei tenuta stretta e, invece, l'ho lasciato andare.» sbotto. mi dispiace risponderle male in questo modo ma, ultimamente, non solo non dormo bene, sono anche stressata, triste, poco affamata. per farvi capire, sono riuscita a perdere tre chili in cinque giorni. l'unica cosa che mi mantiene un po' viva è l'attività fisica che sto cercando di fare quotidianamente prima o dopo il lavoro. mi tiene la mente lontana dai pensieri e riesce a rilassarmi almeno per una mezz'oretta. la sera non esco, me ne sto in casa a leggere un libro, a guardare un film o una serie tv. cerco quasi sempre di non ascoltare la musica perché qualsiasi testo potrebbe riportarmi a lui e ci pensa già la notte a non farmelo togliere dalla testa.
«senti, ali, ti voglio bene ma non approvo il modo in cui ti sei comportata nei suoi confronti. è la sua vita, deve decidere lui come gestirla.» dice, si alza e mi lascia al tavolo da sola mentre lei torna dietro il bancone a prendere il posto di carl. io finisco di mangiare e poi torno a lavorare. peccato che ogni volta che la porta si apre, io mi giri nella speranza di vederlo entrare e sorridermi. nella speranza che poi si sieda e si metta a raccontarmi qualche cazzata sulla sua giornata e che poi ascolti le mie battute stupide. ma non è mai lui che entra dalla porta e si siede sullo sgabello e mi do della stupida ogni volta.
la notte, spesso, mi metto a pensare ai momenti passati insieme a casa mia o nella casa dove ha registrato l'album. di quella notte che abbiamo passato in bianco e dell'alba vista insieme, del primo bacio che mi ha dato, della prima volta che mi ha vista completamente nuda. penso sempre a tutte le nostre conversazioni sul divano, da starbucks e quelle sotto le coperte. penso al modo in cui mi stringeva i fianchi quando mi baciava, a come accarezzava i miei capelli quando mi stringevo al suo corpo, al suo sorriso e al modo in cui i suoi occhi mi studiavano quando entravo in una stanza dove lui era già presente, alle sue carezze sotto la maglietta, alle sue labbra sulla mia pelle nuda. ammetto che spesso mi tocco ripensando al modo in cui mi aveva toccata lui e che, per dormire decentemente, devo avere un cuscino al mio fianco. spesso mi sveglio la mattina, vado sulla nostra chat e mi ricordo che ormai non posso dirgli più niente e piango, in silenzio perché non voglio che i miei mi sentano.
mi sento un fottuto disastro.

corto af lo so... tra poco comunque la storia finisce sigh

text messages (shawn mendes)Where stories live. Discover now