Changin' mind

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Agosto 2017, Roma.

Fabrizio

La prima volta in cui ci incontrammo da soli fu a casa mia.
Avevo appena traslocato, c'erano scatoloni ovunque, anche nella cameretta di mia figlia Anita, quella che avevo temporaneamente adibito a studio, quella dove in poche ore ci saremmo trovati a scrivere la canzone che avrebbe in parte svoltato la nostra carriera e le nostre vite. Ma in quel momento non potevo saperlo, in quel momento pensavo a mille possibili scenari: avevo un po' paura, perché in fondo non conoscevo bene Ermal, non conoscevo il suo carattere, il suo modo di lavorare, sapevo poco e niente di lui come persona. Lo stimavo come cantautore, mi avevano colpito i versi di "Vietato Morire", avevo intuito cosa ci fosse dietro quello sguardo all'apparenza diffidente. Ma non lo conoscevo. Per questo avevo paura. Ci tenevo molto a questo mio progetto, ma se non fosse andata come speravo? Se le nostre voci non si fossero sposate bene? Peggio ancora, se i nostri caratteri non fossero stati compatibili? Se ci fossimo trovati a litigare? Lui per primo era una persona diffidente all'inizio, come avremmo potuto trovarci d'accordo? Il suono del campanello mi distolse all'improvviso da quel tunnel di pensieri in cui mi stavo infilando.
Andai ad aprirgli e lo salutai con la solita stretta di mano e una pacca sulla spalla.
"Scusa, ce sta 'n po' de casino, mi so' trasferito da poco, so' stato in tour e ho un sacco de roba ancora da mette' a posto", provai a giustificarmi mentre lo invitavo ad entrare in casa.
"Vai tranquillo, non preoccuparti". Mi sembrò un po' burbero, mi aveva risposto osservando la casa, senza nemmeno guardarmi in faccia, con un'espressione sul volto indecifrabile.
"Vuoi qualcosa? Ti faccio il caffè? Birra? Vino?"
"Una birra magari non adesso, ma un caffè va benissimo, grazie" rispose Ermal, e rise. Rise, e quel sorriso illuminò la stanza, e le catene strette intorno allo stomaco – Ansia? Nervosismo? Paura? - cominciarono ad allentarsi.

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"Io e te siamo due sopravvissuti" mi disse, dopo aver fatto quattro chiacchiere davanti al caffè. Caffè che io non avevo bevuto, perché mi faceva venire la tachicardia, ed Ermal non aveva mancato l'occasione per prendermi anche un po' in giro su questa cosa. Certo che 'sto ricciolino la confidenza se la prendeva in fretta, eh. Eppure sembrava essere così diffidente con chi non conosceva; avrei capito col tempo il perché di questa sua spontaneità nei miei confronti, ma forse il primo indizio era proprio in questa frase che mi rivolse all'improvviso, dopo che gli avevo brevemente accennato le mie idee per il pezzo.
Ed era vero, per quanto ognuno a suo modo, eravamo due sopravvissuti. Forse non sarebbe andata poi tanto male.

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Lo guardo seduto sul lettino sfatto di Anita, la chitarra in grembo, un foglio e una matita appoggiati sulle lenzuola, i ricci che gli coprono gli occhi. Indecifrabile: così definirei l'espressione sul volto di Ermal quando compone una canzone.
Il ritornello è già scritto, dobbiamo ragionare sulle strofe.
Io seduto alla scrivania di fronte a lui strimpello, ogni tanto gli do un imput e lui annuisce e puntualmente fa qualcosa di bello. Non so come sia possibile ma nel giro di qualche ora abbiamo quasi terminato la prima versione della canzone. Senza un intoppo, senza discussioni. Incredibile come una canzone del genere, un messaggio così importante per noi, stia nascendo in una giornata, nella cameretta di una bambina, in una casa piena di scatoloni nelle campagne romane. Incredibile la vita, a volte.

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"Facciamola solo io e te" gli dico, mentre beviamo una birra dopo cena, seduti sul terrazzo. Siamo entrambi svuotati dopo la stesura del pezzo, abbiamo mangiato velocemente un piatto di pasta e abbiamo deciso di goderci un po' la serenità della campagna e di continuare a parlare per un po'. Di musica, di vita.
"Che stai dicendo, Fabrì?" –Ah, pure i nomignoli adesso?-
"La canzone, questo progetto. Volevo creare un trio, capito? Come Ligabue, Jovanotti e Pelù con "Il mio nome è mai più". Invece no, ho cambiato idea, facciamolo io e te."
Lui non risponde, annuisce e sorride ancora, come questa mattina.
E di nuovo quella luce ad illuminare tutto.

I never saw you coming, and I'll never be the same.Where stories live. Discover now