He keeps his word (Ultimo capitolo)

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17 Giugno 2018, Roma

Ermal

Domenica mattina.

Dev'essere già giorno da qualche ora, perché la luce che si intravede attraverso le tende e le tapparelle non è quella delle sette di mattina.

Ancora con gli occhi chiusi, allungo un braccio dal lato opposto del letto, sorprendendomi nel trovarlo vuoto.

Avrei dovuto capire dall'odore di caffè e di pane tostato che era impossibile che ci fosse qualcuno accanto a me, dato che fino a prova contraria in questa casa siamo solo io e lui.

Io e Fabrizio.

Apro gli occhi e fisso il posto vuoto accanto a me, mentre nella mia mente si delineano i ricordi della serata precedente.

Lo Stadio Olimpico di Roma.

Ho cantato la nostra canzone insieme a lui allo Stadio. Olimpico. Di. Roma.

Davanti a qualcosa come ventimila persone, davanti a migliaia di cuori e di luci, sentendo altrettante voci che ci cantavano addosso facendoci tremare le ossa e l'anima e il cuore.

Fabrizio mi ha abbracciato, baciato e mi ha presentato davanti alla sua gente, quando io volevo solo scappare per paura mi si vedesse l'anima in controluce.

Mi ha sussurrato all'orecchio, davanti a ventimila persone.

Mi ha sussurrato "Non scappare subito eh, aspettami."

E io ho aspettato.

Nel camerino dopo il concerto abbiamo festeggiato tutti insieme e dopo l'ennesimo abbraccio da togliere il fiato, Fabrizio mi ha messo un mazzo di chiavi in mano e mi ha chiesto di aspettarlo a casa sua.

Ricordo di essere entrato in casa e aver girato un po' le stanze, fino a sedermi al suo pianoforte.

Ricordo di aver alzato lo sguardo e aver visto la copia del nostro singolo appoggiato sopra lo strumento. Fabrizio aveva una nostra foto sul pianoforte nel suo studio, il luogo in cui compone, il luogo dove nascono le sue canzoni.

In quel momento mi sono commosso, perché poco meno di un anno fa non avrei mai pensato di arrivare dove sono ora, con lui.

Fabrizio è arrivato a casa intorno alle due, sono stato io ad aprirgli la porta e come l'ho aperta ho sentito le sue braccia avvolgermi e il suo volto incastrarsi perfettamente nell'incavo del mio collo. Era il nostro modo di abbracciarci, lo era sempre stato. Ho sentito le sue lacrime bagnarmi la pelle, lacrime di gioia, di commozione, lacrime che parlavano di traguardi raggiunti e di nuovi inizi.

Gli ho preso il volto tra le mani e dopo averlo guardato fisso l'ho baciato, senza parlare, perché non c'era bisogno di parole, non c'è mai stato bisogno di parole tra noi.

In meno di trenta secondi mi sono trovato schiena al muro, con le dita di Fabrizio che esploravano sotto la mia camicia, le sue labbra che tracciavano il contorno della mia mandibola, e la sua voce che sussurrava il mio nome.

Non so quanto tempo ci abbiamo messo a raggiungere la camera da letto, non so se i nostri vestiti sono finiti sul pavimento dell'ingresso, del corridoio o della camera.

So, però, che stanotte io e Fabrizio abbiamo fatto l'amore.

Non era sesso occasionale, non era voglia di sfogare la tensione accumulata in questi mesi.

Erano i suoi occhi nei miei, erano le sue labbra sulle mie, lui in me e io in lui. Era non sapere dove finiva la mia pelle e cominciava la sua.

Addormentarmi tra le sue braccia e svegliarmi con il suo profumo ancora addosso.

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⏰ Last updated: Oct 04, 2018 ⏰

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