4. Il video - pt 2

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-Leva quel coso!- dice sistemandosi davanti a me e puntando il dito contro il mio cellulare.
-No! Fai come se stessi riprendendo per il tuo canale YouTube... un vlog su come fare un'audizione...-, cerco di convincerla spostandomi dove c'è più luce. In realtà ho solo bisogno di un video per prenderla in giro.
Benché la luna si sia alzata e le stelle, ovunque esse siano, brillino nel cielo, la vera luce proviene dai cartelloni pubblicitari. Effettivamente sembra quasi mattino, ma il mio cellulare non pare aver recepito la situazione e nella fotocamera tutto risulta sempre in penombra.

Alle spalle della mia amica, una miriade di passanti si prende la scena sullo sfondo e le auto freccianti illuminano con i fanalini le pozzanghere sull'asfalto.
-Sii il più naturale possibile- la incito iniziando la ripresa.
-Sul serio, qui in mezzo alla piazza non mi pare il caso-
-Muoviti!- rido ignorando il suo imbarazzo.
-Ma ci sono troppe persone...-, si sistema una ciocca bionda dietro l'orecchio e si guarda in giro circospetta, con l'intenzione di sgamare i curiosi. -Sei partita?
Annuisco e sorrido.
-Buonasera popolo di Internet, - comincia lei con tono entusiasmante, -questo video sarà un tutorial su come fare un provino per il cinema. Spero possiate trovarlo interessante-.
-Allora signorina,- ed ecco me, fare la parte del casting director, -si presenti: nome, cognome, età, quando è stata l'ultima volta che è andata in bagno e il soprannome del suo ultimo animale domestico-.
Mi guarda storto, ma decide di rispondere lo stesso.
-Buonasera, sono Piper Young, ho diciassette anni, sono andata in bagno due ore fa e il mio ultimo animale domestico era un porcellino d'India di nome Roxy, non aveva soprannomi...-.
Sento la presenza di qualcuno alle mie spalle, dei ficcanaso di passaggio curiosi di quello che stiamo facendo; tuttavia tento di non darlo a vedere alla mia amica.
-Prego, inizi col pezzo che ha preparato-.
È un monologo di Pinter, spiega, una roba piuttosto lunga e nostalgica. Non è male, solo che mette un po' troppa enfasi, tipica più degli attori di teatro che per il cinema. Gesticola molto con le mani, da risultare quasi stancante, ma nel complesso credo che non sarebbe proprio una catastrofe come provino.
-...un’ora di questa maledetta e bagnata fine del mondo...-
Ci siamo create un nostro spazio personale nell'ampio marciapiede. La gente fa ben attenzione a evitarci, ma capita che talvolta una gomitata o uno spintone facciano tremare la ripresa.

I rumori non aiutano, troppo chiasso lascia poco spazio alla voce sebbene squillante per natura di Piper. Cerca di farsi sentire il più possibile, alzando il tono, influendo sull'esecuzione della performance. Sembra che un concerto di clacson, motori e chiacchiere si sia scatenato proprio per accompagnare il mio video.
Siamo già a due minuti e mezzo. È vero, la location non aiuta: forse avremmo dovuto decidere un posto più tranquillo, ma siamo fatte così.
Entrambe impulsive, entrambe un po' pazze. È poi, questa cosa è nata per scherzo.
Giusto per dire, nel punto in cui ci troviamo c'era un fazzoletto per terra ma, piuttosto che cambiare postazione, ho preferito farlo viaggiare lontano da noi a raso del pavimento e molto discretamente con la telecinesi. Quanta pigrizia.

Piper non sa ancora delle mie capacità, ma ha intuito che c'è qualcosa di speciale in me. Dirlo in questi termini sembrerebbe da primadonna, ma la verità è che me lo ha proprio confessato lei in questi termini.
Continua a recitare, ormai non dovrebbe mancare molto; non so per quanto mi sono estraneata, ah ecco, lo schermo segna 3:17 che sono passati.
Il puntino rosso che indica la ripresa in corso continua a lampeggiare, insistente. Mi provoca non poco nervosismo, tanto che non riesco a staccargli gli occhi di dosso. In quel momento, diretto verso il puntino immaginario, un ragazzo alle spalle di Piper si fa strada tra la gente.
Non lo avrei nemmeno notato se non fosse stato per il pallino, perché si confondeva perfettamente con la notte. Vestito di scuro, cappuccio della felpa tirato sul volto, e qualcos'altro che addirittura mi nascondeva la vista del muso.

La grafica del mio cellulare non aiuta, è piuttosto scadente, quindi quello potrebbe essere in effetti un ragazzo come un uomo sulla cinquantina per quanto ne so. Siamo sullo stesso marciapiede, ma è parecchio distante da noi.
Non sembra guardare in faccia nessuno e nessuno sembra accorgersi di lui, se non quando gli viene permesso di passare. Proprio per questo deve credersi tanto al sicuro da tirare fuori le mani dalle tasche ed emettere delle scariche blu dai palmi.

Per poco non mi viene un colpo; sta tentando di fare un incantesimo o qualsiasi cosa sia di poco normale.
-Ehi tu!- gli urlo sopra la folla. Se è come me... se è come me. Non sono sola al mondo. Potrebbero non essere collegate, la mia e la sua natura, ma se invece fosse così? Sento degli strani brividi di eccitazione.
Lui alza lo sguardo, sentendosi chiamato in causa. Potevo benissimo essere rivolta a chiunque, ma percepisce che cerco proprio lui. Le sue mani smettono di emettere lampi blu.
-Con chi parli?- mi chiede Piper girandosi, riportando la mia mente leggermente per terra. Non le rispondo, e per una frazione di secondo io e il tipo ci guardiamo; sento che deve aver notato il mio cellulare in una posizione incriminata. Poi lui comincia a correre via.
-Allora che ne pensi del monologo?- mi urla Piper ma io ormai sono troppo lontana. Scappo nella direzione del ragazzo o uomo che sia, per inseguirlo e chiedere spiegazioni. Gli urlò di fermarsi, ma lui corre troppo veloce.
-Aspetta! Ti prego fermati!-
Sguscia via, si insinua negli spazi vuoti lasciati dalla gente, elegante e veloce come una lepre o una volpe.

Non so più nemmeno dove mi trovo, che direzione abbiamo preso. Il mio unico problema adesso è non perderlo di vista.
So che Piper mi ammazzerà per averla lasciata sola in mezzo a Times Square senza una motivazione valida, tuttavia i miei piedi, le mie gambe, il mio cuore, la mia testa non sentono ragioni: corro per raggiungerlo.
Percepisco dai rumori e dal poco che riesco a vedere che stiamo per raggiungere la strada. Dovrà pur fermarsi prima o poi. Non credevo nemmeno di essere in grado di sostenere un inseguimento.

Le persone sono ammassate sul bordo della strada; il semaforo è rosso. Non penso si farà fermare da questo. E infatti. Solo che non si immerge nella marmaglia per attraversare, sprezzante del pericolo, ma la costeggia e passa dall'altro angolo, buttandosi direttamente sulla strada senza nemmeno guardare. Siamo molto vicini, con questo suo cambio di rotta l'ho quasi raggiunto, sono a due passi dalla sua felpa.
Stupida quanto sono faccio per seguirlo, ma un tram mi taglia la strada, tre microdecondi prima che io riesca a farmi investire, tre microsecondi esatti prima perché lui sia stato investito.
Ho un tuffo al cuore. Il mezzo deve averlo beccato in pieno, eppure appena passato non c'è traccia dell'individuo misterioso.

Lo rivedo a metri di distanza, correre verso un vicolo. Respiro di nuovo.
Riprendo la mia corsa, affaticata e stremata, però appena giunta sul luogo è completamente deserto. Mi guardo intorno, cercandolo ogni dove: scomparso.

-Dico, ma sei scema? Che cavolo ti è preso?- sento Piper raggiungermi un minuto dopo.
Scomparso come non fosse mai esistito. Nessuna traccia.
La luce si riflette sul pavimento umido della città e nessun angolo sembra nascondere una figura sospetta.
I pochi locali sono chiusi e nemmeno un gatto a vagare per i tetti. Si è volatilizzato, tanto che penso di essermelo sognato.
Ma ho ancora il video a prova delle mie parole.

-Nulla, pensavo di aver visto una cosa-.
Lei mi guarda incazzata.
-Non ti credere che te la caverai così con me... che cosa sarebbe questa "cosa"?- fa le virgolette.
-Un vecchio amico dell'orfanotrofio-mento. So bene che fa fatica a credermi, ma mi lascia in pace. E le sono infinitamente grata.

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