4. Il video - pt 3

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Nei giorni successivi non ho fatto altro che rivedere quel video, a ripetizione, fino allo sfinimento.
Play, pausa su di lui, play, fine del video, replay. Ho cercato di capire se fosse presente anche prima che me ne accorgessi, ma sembra che abbia fatto la sua apparizione nello stesso momento in cui lo avevo notato io.
I pixel del video non sono molto alti, ma riesco ben a distinguere le scariche blu fuoriuscire dai suoi palmi.

Piper ha voluto che le inviassi il video per il suo canale. All'inizio ero preoccupata del fatto che, non appena mi ero accorta del tizio, avevo zoommato su di lui e sulle sue "doti"... la mia amica avrebbe potuto vedere ciò che anche io avevo notato. Deve considerarsi fortunato, lui, ad avere me come testimone e non qualcun altro. Ho ovviato al dilemma troncando il filmato nel momento incriminato e gliel'ho spedito. "Ho smesso per sbaglio di riprendere, scusa Piper".

Sempre nei giorni successivi sono tornata a Times Square diverse volte, con la speranza di rivederlo. Sapevo bene che non sarebbe successo, avrebbe prestato più attenzione a non farsi beccare dato che era stato scoperto. Una parte di me spera ancora che venga a cercarmi, per chiedermi del video magari. Ma perché farlo così tanto tempo dopo e non cercare di prenderlo all'istante, invece che scappare?

Non mi riesco a dare pace, sapendo che non sono l'unica stramba al mondo.
Quando ero bambina mi avevano sempre fatta sentire come il mostro sotto al letto o la strega da bruciare sul rogo. Eppure mi tenevano a bada, non osavano sfiorarmi, perché in fondo avevano timore. Chissà l'ira di quale dio avrebbero scatenato, secondo le loro credenze, torcendomi semplicemente un capello.

Finché ero piccola e ingenua e l'orfanostrofio era l'unica realtà concreta che conoscessi, mi stava anche bene. Non avevo mai avuto prova che esistesse qualcuno di simile a me, fino al giorno del video.
E sebbene io non emettessi lampi azzurri dalle mani, sentivo un collegamento ultraterreno con quell'individuo.

Vicki mi aveva detto che era certa esistessero altre persone come me, che non era possibile fossi sola nell'universo. Magari i miei genitori biologici, o dei parenti alla lontana. Certo, bisognerebbe capire da cosa scaturiscano i poteri. Se sono un fattore ereditario o chissà quale stregoneria.
Circa i miei genitori, ho tante informazioni quante ne aveva lei, ossia meno di zero. Nel mio fascicolo all'orfanotrofio era segnato che fossi stata lasciata lì poco dopo la mia nascita e nessun contatto di rintracciamento era stato trovato.
Né tantomeno un biglietto o un appunto nella cesta insieme al mio fagottino neonato.
Fino ai cinque anni non avevo mai festeggiato il mio compleanno, non sapendo effettivamente che giorno fosse. Poi una bella mattina mi svegliai decidendo di volerlo ufficializzare lo stesso giorno di Natale, per ricevere più regali (due anziché uno). Quando a otto anni mi accorsi che la mia strategia non portava a nulla se non a confondere ancora di più gli altri bambini, perché lei due regali e noi uno?, tornai alla consuetudine, ossia deciderlo a caso anno dopo anno.
Secondo i calcoli devo essere nata intorno alla metà di marzo o verso i primi di aprile, ma dato che la primavera non mi piace aspetto sempre gli ultimi mesi invernali. Finché le tutrici me lo lasciavano fare...

In tutto ciò non ce l'ho con i miei. Perché, per avercela con qualcuno, dovresti almeno conoscerlo; dare, insomma, un volto all'ira. Sono più arrabbiata per il fatto di non sapere: le mie origini, perché ho queste capacità, se sono in tutto e per tutto umana.
Al carcere cominciavo a capire quanto la mia realtà fosse differente da quella degli altri.

Allora avevo quindici anni e troppe delusioni alle spalle per potermi credere speciale in un senso positivivo e non un abominio. Credo che passare del tempo in gattabuia mi abbia aiutata a crescere da questo punto di vista. So apprezzare ciò che riesco a fare e so trarne dei vantaggi, per rendermi l'esistenza un po' meno complicata.

Mi piacerebbe un giorno incontrare di nuovo Vicki, e chiederle come va la vita. Come se la passa, se ha cominciato a lavorare al salone di sua madre. Vorrei ringraziarla.
Chissà cosa direbbe se mi vedesse adesso. Forse rabbrividirebbe; sento di essere cambiata.
Sento come una frattura fra chi ero allora e chi sono adesso... credo di essermi rammollita.

The truth behind the bondDove le storie prendono vita. Scoprilo ora