16 - Promesse

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Pov. Narratore

- Mi chiamo Eren Jaeger ed anche io sono orfano -

Levi, a quelle parole, non fa altro che domandarsi se raccontare al ragazzo del proprio passato, facendolo sentire quindi in dovere di fare lo stesso come per ricambiare il favore, fosse stata una buona idea.

Poi, però, gli tornano in mente i motivi che lo hanno spinto a farlo: la fiducia di Eren nei propri confronti, l'amore che il giovane ha dichiarato di provare per lui e la paura che per colpa propria i due si potessero definitivamente allontanare.

Levi non sopporterebbe di essere abbandonato. Non di nuovo, non questa volta. Non ora che può decidere come vivere la propria vita senza che qualcuno scelga per lui.

Ed è proprio per questo che il corvino è seduto composto, con le gambe accavallate, sul letto del ragazzo pronto ad ascoltare ogni sua parola, nascondendo la paura che Eren, ora a conoscenza di parte del proprio passato, possa ricollegare i punti e additarlo come "mostro" e "assassino".

E probabilmente non avrebbe nemmeno tutti i torti.

Il tempo può risanare le ferite, ma non cancellare il passato.

- Mia madre si chiamava Carla. Era una donna bellissima, dolce e molto premurosa...
Da lei ho ereditato il colore degli occhi e probabilmente anche qualche lato del suo carattere, ma non ho avuto l'onore di scoprirlo.

Mio padre si chiamava Grisha. Da quel che ricordo non era molto presente, non so che tipo di lavoro gli portasse via così tanto tempo, ma so per certo che amava moltissimo mia madre. Purtroppo, però, credo che il troppo amore renda ciechi... -

Eren, per la prima volta, sta parlando di sé con qualcuno che non sia il proprio riflesso nello specchio.

Per la prima volta  non ha davanti a sé una "persona" che ha come obiettivo primario quello di gettarlo in una lurida e sudicia cella fino alla fine dei suoi giorni, con la consapevolezza che tanto nessuno cercherebbe di salvarlo perché Eren, in fin dei conti, non ha nessuno.

Per la prima volta sta affidando anima e corpo ad un ragazzo del quale sa ben poco, dal vissuto non ancora del tutto chiaro ma del quale si sta innamorando.

Per la prima volta ha dato un vero bacio, uno di quelli che desideri veramente con tutto te stesso, quel tipo di bacio così intimo, nella sua semplicità, da poter essere condiviso solamente con la persona che si ama e che non ha nulla a che vedere con quelli rubatigli in momenti di passione da quegli sconosciuti che sfruttavano il suo corpo per puro piacere ma che lui, a sua volta, sfruttava per ricevere informazioni.

Uso il passato perché Eren, da quando ha compreso i reali sentimenti che nutre nei confronti del moro, ha cercato di acquisire tali dati in altro modo, senza essere costretto a vendere se stesso, in segno di rispetto per quest'ultimo, nonostante egli non lo sappia.

Levi è per Eren, quindi, la sua "prima volta" in diverse "prime volte". A causa sua, se di colpa si vuole parlare, ha vissuto e sta tutt'ora vivendo emozioni così forti da non poter essere dimenticate facilmente, nel bene e nel male.

Il castano racconta anche alcuni aneddoti divertenti sulla propria famiglia, come quella volta in cui suo padre, non trovandolo da alcuna parte, fu costretto a sorvolare l'intera foresta, nella quale è immersa casa loro, senza poter urlare il nome del bambino per non attirare "ospiti indesiderati", utilizzando quindi solo la scarsa vista che si ritrovava.

Alla fine lo trovò con la testa ficcata nel moncone di un vecchio albero ormai caduto e le zampe all'aria. Eren spiega, inoltre, come con tanta pazienza Grisha era riuscito a tirarlo fuori da lí con solo qualche graffio.

OCULUS ||Ereri (IN REVISIONE)Where stories live. Discover now