Prologo

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Ansonia, Ohio. 23 maggio 2015

Era un pomeriggio tranquillo e caldo, e un bambino annoiato di nome Paul Benson decise così di uscire e cercare i suoi amici per giocare insieme. Non ne aveva molti, tant'è che poteva contarli sulle dita della sua piccola e gracile manina. Quindi, avvisò sua madre che sarebbe uscito, prese la bici e corse dai suoi compagni, i quali, però, avevano tutti da fare – chi doveva studiare, chi doveva aiutare il padre a falciare il prato e chi invece era partito del tutto per andare a trovare i nonni. Rimasto solo Paul non si diede per vinto, così tornò a casa e prese la palla per giocarci un po'. Lui adorava quella palla, era rossa, e aveva su disegnati due occhi e una bocca sorridente. Gliel'aveva regalata il nonno materno, recentemente scomparso, e a Paul piaceva pensare che quel volto fosse proprio lui intento a sorridergli. Mentre giocava, tuttavia, la palla urtò una macchina e finì nel retro di un giardino di una casa disabitata ormai da molti anni. Ogni volta che il bambino la vedeva veniva attaccato dai brividi. Un suo amico, per di più, gli aveva raccontato che dentro quella casa viveva una persona dal volto sfregiato dalle cicatrici, che rapiva chiunque si avvicinasse, ma non si sapeva cosa facesse alle sue vittime, dal momento che scomparivano nel nulla. Paul non voleva abbandonare il regalo del nonno a cui era tanto affezionato, così prese tutto il coraggio che aveva dentro di sé e lo andò a riprendere. Mentre si inoltrò in quel giardino pieno di erbacce secche e alberi alti, vide una statua dalle fattezze particolari, che assomigliava a un angelo, ma aveva le mani  sul volto, come se stesse piangendo. Vicino a essa notò anche la cara palla. Paul, incuriosito e al tempo stesso terrorizzato, si avvicinò senza staccare minimamente lo sguardo. Poi si abbassò per prendere il passatempo di quel pomeriggio e...

 Poi si abbassò per prendere il passatempo di quel pomeriggio e

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24 maggio 2015

Le macchine della polizia erano tutte sul vialetto della casa della famiglia Benson. Gli agenti erano ormai lì da molte ore e continuavano a fare le stesse domande ai genitori di Paul i quali, con gli occhi rossi per via delle lacrime, cercavano di ricordare più dettagli possibile nella speranza di aiutare i poliziotti a ritrovare il loro bambino. Tuttavia, ogni cosa era vana, la storia era sempre la stessa: Paul aveva avvertito la madre che sarebbe uscito a chiamare i suoi amici per andare a giocare, tornato aveva detto che erano tutti occupati e che avrebbe preso la palla per passare un po' di tempo all'aperto e non sprecare quella bella giornata di sole in casa. Quando non era rientrato per l'ora di cena i genitori si erano preoccupati ed erano andati a cercarlo. Dopo ore di ricerche, disperati aveva chiamato la polizia.

 Dopo ore di ricerche, disperati aveva chiamato la polizia

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27 maggio 2015

Ancora nessuna traccia del piccolo Paul, i giornali iniziarono a ipotizzare un rapimento, o un serial killer o addirittura che il bambino avesse lasciato di sua spontanea volontà il paese per unirsi a un circo. Le persone che giuravano di averlo visto aumentavano sempre di più ma tutte quelle testimonianze si rivelarono false. I genitori, per aiutare nelle ricerche, svelarono che loro figlio aveva una voglia a forma di spicchio di luna sull'avambraccio sinistro, ma anche questo piccolo dettaglio non servì a ritrovarlo.

2 giugno 2015

Mentre Horace Benson, padre di Paul, iniziava a perdere le speranze di ritrovare il figlio, Margaret, sua madre, si aggrappava a tutto pur di non ammettere che probabilmente non lo avrebbe più rivisto. Iniziarono alcune crisi nella coppia, così come in tutte le coppie che perdono un figlio. I litigi erano frequenti, seguiti poi da momenti di pace, in cui i coniugi restavano abbracciati per ore consolandosi l'un l'altro. Parenti e amici cercavano di aiutare, avevano persino organizzato una spedizione di ricerca a cui aveva partecipato tutto il paese ma, come si può intuire, di Paul nemmeno una traccia.

 Parenti e amici cercavano di aiutare, avevano persino organizzato una spedizione di ricerca a cui aveva partecipato tutto il paese ma, come si può intuire, di Paul nemmeno una traccia

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Era una giornata di pioggia, come tutte quelle precedenti dalla scomparsa del bambino, Horace e Margaret avevano finito di litigare.  Quella volta però nessun abbraccio di consolazione, le parole che si erano detti avevano ferito profondamente entrambi. Si erano rinchiusi nel silenzio da ore. Lui stava in cucina a leggere il giornale, ma ogni lettera perdeva di significato, mentre lei era nel soggiorno, ad asciugarsi le lacrime e a maledire quel giorno di sole, quando a un certo punto suonarono alla porta. Margaret andò ad aprire e accadde l'impensabile.

La trappola dell'angeloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora