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Era una mattina fredda, sebbene ci fosse il sole alto nel cielo. A Birmingham la maggior parte del tempo era così: freddo talmente pungente da doversi coprire con più di una coperta, anche con il sole splendente.

Mi svegliai molto stanca, non per mia volontà, ma per il baccano di Michael e Lucas: avevano urlato tutta la notte, minacciandosi anche a morte. Ero piuttosto sicura, anche, di aver sentito ad un certo punto il rumore della costosissima lampada della zia frantumarsi per terra. Ma speravo fosse solo una mia sensazione.

Sentii benissimo la voce di Michael, caratterizzata dal suo accento australiano, che dava dello stronzo a mio fratello. Era un grande amico di mio fratello gemello, Lucas. Si era trasferito qui a Birmingham poiché non aveva più motivo di rimanere a Sydney. Era un ragazzo molto alto ed aveva occhi verdi come due smeraldi, come i suoi capelli il giorno in cui è arrivato in città. Nessuno di noi sapeva quale fosse il suo colore naturale; quando qualcuno glielo chiedeva, lui cambiava argomento. Michael alle persone sembrava riservato e timido, ma credetemi, era tutto il contrario una volta che lo si conosceva bene.

Subito dopo sentii la voce di Lucas, molto simile a quella di un bambino, che gli diceva di essere un idiota. Lucas era alto quasi 1.90 metri; aveva i capelli biondi e i suoi occhi erano azzurri come il mare a Tenerife. Era il più serio, il più responsabile. Ma nonostante tutto riusciva a perdersi tutto, quindi si poteva dire che fosse responsabile solo quando voleva lui.

Io ero più bassa di lui di 30 centimetri. Mi tingevo anche io i capelli dopo l'abbandono dei miei genitori, mi piaceva. Lo trovavo un modo per esprimere ciò che avevo dentro, anche se la psicologa non la pensava così. Per lei tingersi i capelli era una caratteristica di chi aveva subito una separazione. Ero molto timida ma potevo anche essere dolce, energica e sarcastica. Molto, molto sarcastica.

Dopo l'abbandono, non ci affidarono ad una casa famiglie, ma bensì a nostra zia Carol. Nostra zia era una donna che aveva avuto tutto dalla vita, tranne il buonsenso. Grazie a lei vivevamo a Birmingham, da soli, a 17 anni. Non si poteva di certo dire che fosse la miglior tutrice del mondo, ma ci continuava a mantenere. A noi andava bene così, ognuno per la propria vita.

"Quel goal non era valido!" A quel punto provai a mettere la testa sotto il cuscino. Era la stessa storia ogni mattina: Michael si svegliava solo alla parola Pizza oppure alla parola Video-game, un vero nerd. Ovviamente trascinava anche mio fratello nel suo circolo vizioso pizza-divano, divano-videogame, videogame-pizza.

Dopo l'ennesimo urlo, con riluttanza, decisi di alzarmi dal mio letto. Ci misi un po' prima di trovare i miei occhiali blu, dal momento che senza non ci vedevo quasi nulla. Mi pettinai e scesi di sotto pensando a cosa avrei fatto a quei due.

"Dovete sempre fare tutto questo casino la mattina!?" urlai scendendo le scale, quando mi accorsi che tutti mi fissavano con aria inebetita. Per tutti intendevo mio fratello Lucas, Michael e le mie due migliori amiche, Daniela e Rebecca. Sembrava una tipica riunione di famiglia.

Passai in rassegna i loro sguardi fissi su di me: i ragazzi avevano in ghigno stampato sul volto, mentre le ragazze sembravano affrante. Ero sul punto di dire qualcosa ma poi il mio sguardo cadde sull'orologio e capii. Appena ricordai corsi di nuovo su per le scale e corsi in camera mia. Non potevo crederci, avevo davvero dimenticato il giro delle scuole. Ma ancora più assurdo era il fatto che avessero deciso di non svegliarmi, di lasciarmi dormire facendomi fare tardi. Mi infilai un paio di jeans scuri strappati, le Dr. Martens bordeaux, un maglione bianco e un cappello. Scesi di nuovo le scale correndo e rischiando di cadere un paio di volte.

Mi piegai, poggiando le mani sulle ginocchia, cercando di riprendere fiato e chiedendo che tempo avessi fatto.

"5 minuti!" disse Daniela entusiasta. Daniela era una ragazza non molto alta, ma molto energica ed estroversa. Aveva capelli corvini e mossi e occhi marrone scuro, il più bel marrone che io avessi mai visto. Non era una persona che si riusciva a dimenticare facilmente, piaceva a tutti.

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