Dipinta di buio.

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Seduta
col mio caffè,
tra una luce morta

e un posto senza porta.

Il sole era sorto da un pezzo
giù al bar.

Ritraevo il vaso bianco
- e oltre
la città.

Mi pareva d'esser lì
da un'eternità.

Poi
una porta chiusa
troppo forte e

dal deserto che era il locale
giù al bar
passa lei

fugace,
sfiorando con lo sguardo
chiedendo qualcosa

leggera,
incurante
dei volti che incrocia.

Tra le mani le piaghe
di una vita operaia,

negli occhi gelidi
scudi
silenzioso blu.

Capelli neri
più scuri
di qualsiasi colore

ero mai riuscita a ricavare.

Il suo corpo uno scheletro,
ossa coperte
estranea bellezza

di quella che trovavo nei vivi,
nei libri, nelle sfumature dei cuori.

Le mani sporche,
cappello in testa
per

senza vergogna
spacciarmi
per maschio;

io che infrango
dogmi,
natura morta,

buongusto sepolto
con la mia nascita.

Così la vidi:
a macchia d'aceto,
spalmata nel cielo.

Così la vidi:a macchia d'aceto,spalmata nel cielo

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Non solo la dipinsi
ma la esposi,
muta vittoria.

Era diversa,
estranea bellezza
eppure inevitabile.

Dipinta di buio,
in blu

bianco e nero,
il nero più scuro
che riuscii a ricavare.

Faceva freddo
sotto quel portico.

Attendevo d'intuire
la complicità che
dal buio doveva trasparire,

in visi sconosciuti, intenti
ad andare e venire.

Dev'esserci qualcuno,
pensavo, che ha amato
come ama l'arte !

Che ama
come si ama il bello
l'ideale del buio,

il diavolo e il suo letto.

Il nero più scuroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora