L'inizio di qualcosa

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Ymir era anche più disordinata di quel babbuino di Zeke.
Non puliva quando sporcava, lasciava briciole ovunque e i suoi vestiti erano sparsi per tutta la casa.
Una volta, avevo trovato un suo reggiseno dietro il cuscino del divano.
Io ed Eren spesso discutevamo con lei della sua trascuratezza.
Inutile dire che la ragazza ignorava completamente le nostre lamentele e ci derideva.

Nei cinque giorni trascorsi in loro compagnia, oltre alla indesiderata scoperta dell'intimo di Ymir tra i cuscini del divano, avevo potuto piacevolmente constatare che io e il ragazzo castano dagli occhi verdi avevamo molto in comune.
Le nostre opinioni su molti argomenti diversi erano simili, condividevamo molte passioni, come ad esempio l'arte e la letteratura, ed entrambi odiavamo le acciughe.
Sembravamo quasi anime affini, e per certi versi ci completavamo.
Dopotutto, io preferivo i secondi e lui i primi piatti. Al ristorante avremmo potuto ordinare un solo menu e risparmiare.

Inutile negare che mi ero preso una bella cotta.
Il fatto che non avessi avuto contatti di nessun tipo con altri uomini nei precedenti quattordici mesi, però, mi frenava. Ero leggermente fuori allenamento.
A rincuorarmi c'era il fatto che anche io piacessi ad Eren. Talvolta si metteva a fissarmi come un pesce lesso.

Dalle cinque di pomeriggio alle nove di sera lavorava in biblioteca.
Settimane prima avevo preso l'abitudine di andarci frequentemente (il dipendente attraente che adesso dormiva a due stanze dalla mia era un incentivo), quindi lo accompagnavo.
Ne approfittavo per leggere qualcosa.
E anche per assicurarmi che nessuno si intrattenesse troppo col mio coinquilino.
Per una questione di sicurezza, ovviamente: non volevo che lo importunassero. Le ragazzine delle medie sanno essere pericolose.

Forse il mio comportamento lasciava intendere la mia infatuazione per il tedesco, viste le battute della lentigginosa.
-Tu e il nanetto state sempre insieme! Quand'è che scopate? Vi devo lasciare casa libera? È timido lo scorbutico, per caso?
-Non lo chiamare "nano" o "scorbutico", Ymir! E smettila con questa storia!
-Sei tutto rosso adesso, perché dovrei?

Mi ero abituato a questo tipo di conversazioni tra i due.
La stangona era seccante, ma almeno puliva. Bisognava ricattarla, ma puliva.

-Gnomo da guerra, dov'è il tuo scopamico? Deve prestarmi il libro di fisica che aveva al liceo.
-Un altro nomignolo e ti taglio gli arti. È uscito poco fa per fare la spesa.
-Sei sempre così nervoso...
-Cos'altro vuoi, mocciosa molesta?
-Se ti comporti così male con me, allora non ti lascio una notte intera da solo con Occhi di Giada.
-Perché i suoi soprannomi sono dei complimenti e i miei delle offese?
-Sarà per il tuo modo di rapportarti con le persone.

La sera del sesto giorno, Ymir decise di andare al cinema con la sua ragazza, una tale Christa o Historia, non ricordavo.
Eren, invece, volle rimanere a casa, per poter ripetere per un esame. Io, non avendo la forza di alzarmi dal letto per pigrizia, scelsi di fargli compagnia.
Probabilmente, soprattutto perché Eren era una delle poche persone di cui non mi infastidiva l'idea che respirasse il mio stesso ossigeno.

Molto spesso ci scambiavamo battute provocatorie o maliziose, per stuzzicarci.
La mattina del settimo giorno non ricordavo bene, tuttavia, come la sera precedente fossi finito nella doccia con lui.
Inoltre, non sapevo in seguito a quali circostanze fossi finito anche nel suo letto.

In realtà, non mi interessava. Il suo volto addormentato era molto più importante.

Venni, però, assalito da un dubbio: cosa avrei dovuto fare? Fingere indifferenza? Per lui era stato solo un episodio isolato? Cosa avrebbe voluto che facessi?

E io? Cosa volevo?
Mi interessava solo divertirmi per altri tre giorni oppure desideravo qualcos'altro?

Chiusi nuovamente gli occhi, poggiando la testa sul suo petto.
Non mi ero mai sentito così bene.
La sua vicinanza mi rilassava, ero felice. Il suo abbraccio mi faceva provare sicurezza.

No, non avrei mai voluto perdere tutto quello che avevo trovato in una sola settimana.
Un caro amico, una persona in cui riporre fiducia, qualcuno di leale a cui potevo affidarmi in caso di necessità.

Cosa volevo?
Sognavo qualcosa di più, un rapporto più profondo.
Ma temevo che lui non anelasse alla stessa cosa.
Avrei fatto meglio a tornare in camera mia.

Prima che potessi alzarmi, sciogliendo l'abbraccio che ci aveva tenuti l'uno accanto all'altro per tutta la notte, sentii la sua presa rafforzarsi.
Alzai lo sguardo, incontrando il suo.
Era dolce.
Le sue labbra formavano un caldo sorriso, che mi strinse il cuore.
-Buongiorno, amore.
Poi mi baciò.

Pensai di dover comprare un meraviglioso regalo di compleanno a Zeke e Ymir. Ero in debito con loro.

Coinquilini [EreRi]Where stories live. Discover now