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Che faccio? Rispondo?
Ci siamo appena mandati a quel paese.
Non posso rispondere.
«P-pronto?» Mi ritrovo a balbettare.
Può il mio corpo collegarsi al mio cervello?
Avevo detto che non volevo rispondere, mani che state a fare?
«Che vuoi?» La voce scocciata di Davide al telefono mi mette ansia.
«Io? Sei tu che hai chiamato»
«Perché tu mi hai detto di affrontare il discorso»
«Intendevo faccia a faccia» temporeggio.
Non vorrà mai vedermi.
«Sei in giro? Vieni da me»
Cos-?!
Mi agito.
Non doveva andare così.
Non mi aspettavo questo.
Non sono pronta.
«Non sono in giro» mento.
«Sento le macchine passare, genio»
«Eh...si...ma...ecco...ero a cena da mio padre però ora devo tornare a casa...poi si fa tardi e non ho più mezzi. Lo sai»
«Ti porto io» sentenzia.
Che ansia.
Come faccio a rifiutare?
«Allora ti aspetto» butta giù e io rimango ancora qualche minuto col telefono attaccato all'orecchio.
Merda.
E ora?
Devo andare per forza o avrà davvero ragione a chiamarmi codarda.
Fanculo.

Sono davanti al suo portone ma non mi sono ancora decisa a suonare. Giocherello un po' accarezzando il bottoncino leggermente, non so che mi dirà e non so cosa dirò io. Non ho avuto il tempo di pensarci e questo mi manda in crisi. Non sono brava ad improvvisare, cerco di prepararmi un discorso mentale quando una voce mi riporta sulla terra.
«Signorina, entra?»
Scuoto la testa in segno di negazione e sorrido alla donna dopo averla ringraziata.
Passano altri 10 minuti e io non ho ancora immaginato un discorso plausibile.
Sono seduta ai piedi del portone con la testa tra le mani e probabilmente ho un'espressione da disperata visto che un vecchietto mi ha appena lasciato un euro seguito da un «Povera cara».
Alla mia destra qualcuno esplode in una risata.
È Davide, ovviamente.
Mi sento le guance andare a fuoco.
«Da quanto tempo sei lì?» chiedo cercando di nascondere l'imbarazzo.
«Abbastanza» risponde mentre si avvicina.
«Abbastanza quanto?» borbotto.
«Abbastanza da godermi per un po' di tempo la tua disperazione» ghigna «entra, prima che ti lascino altri spiccioli o ti denuncino perché non puoi far elemosina qui»
«D-dobbiamo entrare in casa tua?»
«Vuoi parlare qui fuori al freddo?» alza gli occhi al cielo, poi li ripunta su di me «O vuoi stare qui per avere una via di fuga sicura appena il discorso prenderà una piega che non vuoi affrontare»
«Smettila, non scappo» brontolo.
«Allora vuoi rimanere qui per prendere altri spiccioli? Se hai bisogno di soldi te li posso prestare, sai che sono uno dall'animo nobile» continua a prendermi in giro mentre spalanca il portone, presso le labbra tra loro per evitare di mandarlo a fanculo e lo seguo dentro l'edificio.
I secondi in ascensore sono infiniti, sembra che questa cosa non si muova mai e lo sguardo metallico di Davide che fissa il mio corpo mi agita parecchio e non riesco a star ferma, lui ha ancora quel ghigno malefico in faccia.
Mi odia e me la vuole far pagare.
Lo so.
Lo leggo nei suoi occhi.
Vuole restituirmi tutto il male che gli ho fatto.
E non è questo che mi fa annegare nella paura, ma è il come lo farà.
La cosa peggiore non è neppure il fatto che io sia terrorizzata all'idea che possa ferirmi, ma che lui abbia tutto questo potere su di me perché significa che in qualche modo può arrivare ai miei sentimenti.
Quando gli ho permesso tutto questo?

Entriamo in casa e Malpelo corre tra le braccia del suo padrone che lo solleva per lasciargli un bacio sulla testolina.
«Si comporta più da cane che da gatto» commento cercando di stabilire una connessione tra di noi, ma lui non risponde, così ci riprovo «Hai mai provato a lanciargli un bastone per vedere se te lo riporta?»
Nulla.
Questo silenzio mi sta uccidendo.
Lasciamo perdere, non sono capace a scherzare. Mi butto su qualcosa di normale.
«Eri fuori?» tentativo numero 3.
«Non sono affari tuoi» dice con tono glaciale e mi sembra che una stalattite abbia trafitto il mio cuore.
Forse più di una.
Forse duecentocinquanta.
Lo fulmino con lo sguardo e mi sorride di nuovo maligno, si diverte a darmi risposte acide per mettermi a disagio.
Ha già iniziato a vendicarsi.
«Giusto» borbotto, non voglio stare zitta, non voglio dargliela vinta così facilmente.
Il mio sguardo cade sugli scatoloni per terra e noto che sono di più rispetto a quelli che ho visto ad Halloween.
Non mi sembrava fossero così tanti sotto il letto. Mi guardo bene attorno e solo ora mi accorgo che la casa è ancora più spoglia del solito.
Li sta riempiendo, non svuotando.
Stupida, Ambra.
«Ti stai trasferendo?» chiedo confusa.
«Sì» risponde secco.
«E dove vai?»
«Perché lo vuoi sapere?»
«È solo per fare conversazione» rido nervosamente, lui mi scruta attentamente senza aprire bocca, così insisto «Spero tu vada in un palazzo più grande»
Silenzio.
Il suo sguardo continua ad analizzarmi e mi porto una ciocca di capelli davanti al viso.
Non voglio fargli vedere che sto arrossendo.
Perchè cavolo sto arrossendo?
«Magari con un giardino» continuo a blaterare da sola «Così Malpelo potrebbe uscire e giocare un po' fuor-»
«Vado a Firenze»
Ah.
«Per quanto?» domando immediatamente.
«Inizio con tre anni»
«Tre anni» ripeto incredula.
Non lo vedrò per tre anni?
«È per lavoro. Se tutto va bene rimarrò lì»
Boccheggio per un attimo cercando nell'archivio del mio cervello qualcosa da dire, ma è tutto appannato da un velo di tristezza.
Non lo vedrò mai più?
Perché sento questo peso all'altezza dello stomaco?
Mi viene da vomitare.
Si avvicina a me lentamente, accarezza la mia guancia con le sue dita affusolate, asciugando la mia pelle umida. Solo ora mi accorgo che mi è scesa una lacrima.
Perché?
Prende il mio viso con entrambe le mani e lo alza verso di lui, appoggiando la sua fronte sulla mia.
«Ehi» sussurra facendo sfiorare i nostri nasi, la sua espressione è tenera e triste insieme «scusami, era una stupida bugia»
Una bugia?
«Sei un coglione o sbaglio?» ringhio tirandogli uno spintone.
Sono in preda alle emozioni e non capisco.
Non mi capisco.
Sono arrabbiata ma non riesco a trattenere un sorriso, mi sento una pazza.
Un senso di sollievo s'impossessa di me e il mio corpo si muove da solo.
Lo abbraccio.
Non va via davvero.
Lui si irrigidisce e non ricambia la mia stretta, così mi stacco velocemente in imbarazzo e farfuglio uno scusa mentre sbatto la schiena contro il muro a causa dell'agitazione.
Sbuffa un sorriso e le sue braccia finalmente cingono il mio busto, il suo naso si infila tra i miei capelli e inspira il mio profumo.
Non è proprio in grado di fare lo stronzo.
Dovrei insegnargli che se vuole vendicarsi non è così che si fa.
Che senso ha dire una bugia per poi rimangiarsela tre secondi dopo?
«Non posso farti del male» sussurra così piano che mi sembra di essermelo immaginato.
Le mie labbra si piegano in automatico all'insù e lo stringo più forte.
Quando si allontana, alzo lo sguardo per osservare il suo viso.
È così bello. I capelli lunghi e biondi sono raccolti in un muccetto disordinato, a cui qualche ciocca è sfuggita e cade mossa e ribelle su più punti, le labbra carnose e rosse sono piegate in un leggero e impercettibile sorriso, le sue iridi grigie mi scrutano silenziose e non credo di sognare quando vedo le pupille dilatarsi appena si posano sulla mia bocca.
Come un magnete mi avvicino di nuovo a lui, occhi dentro occhi.
Un'ombra oscura attraversa i suoi e all'improvviso assume un'espressione che mi ricorda quella di una tigre bianca in procinto di assaltare la preda.
Oh merda, la preda sono io.
Con una mossa felina m'inchioda tra il suo corpo e la parete. Ho una strana sensazione addosso, sempre all'altezza dello stomaco.
Attacca ulteriormente il suo corpo al mio ed io trattengo il respiro.
Il suo pollice destro passa sul mio labbro inferiore come se stesse cercando di cancellare qualche segno invisibile.
«Do-dobbiamo parlare» balbetto appena la sua fronte si posa sulla mia, i nostri nasi tornano a sfiorarsi.
La sua mano sinistra sale lentamente lungo il profilo del mio fianco, sfiora il mio seno e raggiunge il mio mento per alzarlo con due dita.
«Cosa devi dirmi?» sussurra e il suo respiro va a confondersi col mio.
«I-io...» non so neppure che dire e il contatto con il suo fisico statuario mi distrae decisamente troppo.
«Vuoi parlare proprio ora?» Soffia sulle mie labbra «o preferisci dopo?»
Dopo di cosa?
Mi sento le gambe tremare, sto perdendo l'ultimo granello di lucidità che mi era rimasto.
Perché fa così?
Non è più arrabbiato con me?
E perché il mio fottuto cuore non riprende a battere?
«Ambra» sussurra ancora e il mio corpo decide al posto del cervello.
Voglio baciarlo.
E lo bacio un po' insicura perché non so se mi voglia ancora, le mie labbra tremano e la mia lingua avanza titubante in cerca della sua, la quale risponde subito al richiamo e corre ad accarezzare la mia.
Davide mi stringe a sé con forza, in un modo completamente nuovo, forse un po' possessivo. 
O forse sono io che mi sento un po' sua?
Tutti i pensieri sembrano sfumare, il suo sapore dolce mi invade e inspiro il profumo che mi è mancato terribilmente.
Voglio di più.
Porto le mie mani sui suoi glutei e faccio scontrare i nostri bacini, lui si lascia sfuggire un sospiro di piacere.
I suoi baci si spostano famelici sul mio collo.
Afferra le mie cosce e con un gesto forte mi solleva, aggancio le gambe intorno a lui, che spinge il suo corpo sul mio per farmi sentire la sua eccitazione e la mia schiena scontra contro la parete, mi tolgo la felpa e la maglia in un attimo e lui porta la sua bocca sul mio seno.
Mi scappa un gemito e sorride.
«Non volevi parlare?» sussurra.
«No, non ora» lo imploro mentre cerco di rubargli un altro bacio, stringendo tra le dita la sua chioma, da cui scivola via l'elastico dandogli un'aria più selvaggia.
Cammina con me in braccio fino al letto, su cui mi lascia cadere con poca delicatezza. Prima di sdraiarsi su di me si leva la maglia ed io riempio i miei occhi con quel ben di Dio, mi sbottona rapido i pantaloni e quasi me li strappa via insieme agli slip.
La sua bocca torna a divorare la mia, un suo dito disegna velocemente la strada per arrivare dalla mia intimità e io sussulto appena lo fa scivolare dentro lentamente.
La mia schiena si inarca e lui sorride quando lo bacio.
«Ti sono mancato?» sussurra malizioso mentre inoltra anche l'anulare nella mia fessura, muovendolo dentro di me alla perfezione, e il suo pollice gioca con il mio clitoride.
Non riesco a rispondere perché non capisco più niente.
Voglio di più.
Non voglio perdere altro tempo.
Lo spingo da un lato e gli tolgo i pantaloni in mezzo secondo, dopodiché mi metto sopra di lui e sorrido.
Amo vederlo così, pupille dilatate, capelli sciolti, addominali contratti mentre si morde il labbro inferiore.
Credo sia un orgasmo bellissimo per il cervello.
Davide prende i miei fianchi e con un colpo di reni entra. Sento le sue dita bollenti stringere la mia pelle con forza e credo che probabilmente mi rimarrà il segno di lui per sempre.

Dopo l'amplesso si è abbandonato al mio fianco. Ci accarezziamo e coccoliamo da svariati minuti, mentre io sniffo l'odore della sua pelle e lui continua a dirmi di smetterla.
Mi tiro su sui gomiti e gli stampo un bacio innocente sulle labbra.
I suoi occhi si spostano subito sul mio viso e vedo per un istante un sorriso sincero, che però muore subito.
Si schiarisce la gola e butta fuori dell'aria dalla bocca, come per darsi coraggio.
«Ambra, questa è l'ultima volta»
«Perché?» chiedo allarmata.
Nella mia testa appare come un lampo l'immagine di lui che piange, forse ha paura che io possa ferirlo ancora.
Non voglio fargli del male mai più.
Anche perché l'idea che sia innamorato di me stranamente non mi dà più fastidio.
Anzi, tutto il contrario.
Forse potremmo provarci.
«Allora ti sono mancato davvero» sorride mentre mi lascia un altro bacio dolce sulle labbra e i miei organi interni si fermano tutti sperando che questo gesto duri in eterno.
Mi sei mancato come l'ossigeno.
Me ne accorgo proprio ora che sono davanti a lui e non vorrei essere da nessun altra parte.
Mi sento bene quando siamo insieme.
Sento di nuovo un piacevole fastidio all'altezza dello stomaco, e mi accorgo che assomiglia ad uno sfarfallio.
Lui sospira tristemente ed io mi agito.
Ho una brutta sensazione.
«Non può più andare avanti» riprende facendosi serio «Divento il tuo capo»

Angolo Me ✌🏻
Ho provato a pubblicarlo più volte ma mi diceva errore 🤦🏻‍♀️
Quindi non so se riuscirò nell'impresa o se vi ha solo riempito di notifiche e basta 🙈
In quest'ultimo caso mi dispiace 😔
Comunque fatemi sapere cosa ne pensate 💫
E ho trovato il gattino, è tutto nero e non lo voleva nessuno così l'ho preso io perché poverino 😭
Ogne scarrafone è bell' a mamma soja ❤️

ArMIAMOCI || COMPLETAWhere stories live. Discover now