L'inizio del torneo[1/5]

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Si dice che la verità trionfa sempre, ma questa non è una verità.
(Anton Čechov)

 La stanza di Abayomi e Zahra era come Nemeria se la sarebbe aspettata: una copia di quella sua e di Noriko, solo che i letti erano stati avvicinati e l'armadio, al posto di essere vicino alla testiera, era stato spostato sul fondo, ad angolo con la cassettiera. Se non fosse stato per quel cambio di disposizione e per il disordine – la tunica abbandonata sulla sedia, i sandali spaiati, il mantello accartocciato ai piedi del letto – sarebbe stata uguale identica in tutto e per tutto alla loro.

- Perdona la confusione, ma sai, non aspettavamo ospiti. - si scusò Abayomi.

Si slacciò le endromìs e con un calcio le gettò sotto il letto, mentre Zahra si limitò a buttarsi sul materasso. Le assi emisero un cigolio sofferente, ma in qualche modo riuscirono ad ammortizzare il contraccolpo del suo peso.

- Siediti, abbiamo molto di cui discutere. - la invitò Abayomi, indicandole la sedia sempre con quel suo sorriso impertinente, - Ah, per favore, non bruciare nulla. Sai, a quella tunica ci tengo particolarmente e mi dispiacerebbe davvero molto dovermela far ricomprare. -

Nemeria strinse forte il pugno dove teneva la pietra di luna, trasse un profondo respiro e si sedette con controllata lentezza. Non spostò la tunica e, a parte il naso arricciato di Zahra, Abayomi non parve infastidirsi.

- Quindi alla fine ti sei decisa. Lei diceva che non avresti accettato, io invece ero sicuro che ti saresti fatta viva. - calcò la voce su quella parola, sibilando la "s" tra i denti.

Si appoggiò con la schiena alla testiera, accavallò le gambe e intrecciò le dita dietro la nuca. La luce si incanalava nelle grinze della pelle ustionata del braccio, ruscellando fino a svanire oltre l'orlo della tunica. Era una cicatrice rossa, lucente e gonfia come quella che deturpava la mano di Nemeria, ma a differenza della sua, quella di Abayomi somigliava più a lana rovinata dal tempo, una seconda pelle striata di giallo dove i morsi del fuoco erano più profondi.

Se non fosse stato così crudele, avrebbe potuto provare pietà per lui.

- Eccolo. Lo vedi anche tu, Zahra? Quello sguardo colmo d'odio... quanto mi piace. - la indicò con un cenno del mento, - Ci avevo visto giusto nella nostra piccola arena privata. Con quegli occhi così particolari e quella rabbia farai faville anche qui. Però cerca di darti un minimo di contegno: lo spettacolo non è bello se dura troppo poco. -

- Non sono affari tuoi cosa faccio o non faccio. -

- Oh, sì che lo sono. Rimango pur sempre il tuo primo mentore. Se solo non ci avessero catturato subito, sai quanti soldi avremmo riscosso? Tutti lì a scommettere contro di te e poi, sorpresa delle sorprese, sei riuscita a mandare Zahra quasi al tappeto. Era da tanto che non mi divertivo così. - si volse verso la sua compagna e sfiorò la sua spalla con una carezza leggera, prima di tornare a guardare Nemeria, - Ormai quel che è stato è stato, come diceva un saggio, e ora eccoci tutti qui, una bella rimpatriata tra vecchi amici. Mi berrei volentieri un birra. Anche tu la vuoi, Zahra? -

Fighting FireWhere stories live. Discover now