Capitolo 29

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-Gabriel-

Quando quei tre ci raggiungeranno, non gli darò il piacere di farmi vedere arrabbiato. Non riesco neanche a mostrare quel lato, non essendo il tipo, ma almeno dal mio sguardo dovranno capire quanto stia cercando di reprimere l'ira in questo momento. Ringrazio Pain che mi stava mostrando cosa stava succedendo per tenere sotto controllo la situazione in quella stanza attraverso una pozza di ectoplasma, sebbene la scena si sia interrotta non appena Jackson ha ricevuto il primo calcio nello stomaco. L'Itrebila si stava indebolendo troppo per continuare a essere anche i miei occhi. Elya non avrebbe dovuto far del male a mio fratello. Gli avevo esplicitamente raccomandato di portarlo da me illeso, anche se ho finto che dovesse essere il premio dell'Itrebila per il suo aiuto, e non di riempirlo di botte. So che Jackson avrebbe fatto resistenza, era naturale e scontato, ma bastava tenerlo fermo. Erano tre contro due con Harry svenuto: non possono essere tanto incapaci. Sono stato costretto a chiedere all'Itrebila di svegliare il dampiro con l'ennesima illusione nella sua mente, rappresentandogli Jackson morto, per difendere quest'ultimo e non farlo uccidere di calci. Fortunatamente l'Itrebila non ha avuto perplessità sulla mia decisione quando ho usato come scusa che la sua cena a base di Gnomo sarebbe stata rovinata. La verità è che non volevo rischiare di sapere fino a dove Luke si sarebbe spinto con quei calci contro mio fratello. Tra l'altro, non so neanche se il patto con Pain sia ancora valido o meno: non ho idea di come le cose siano andate a finire. Quindi ora stiamo aspettando che i ragazzi tornino per capire cosa sia successo. Dubito di riuscire a incontrare mio fratello questa sera, sebbene fossi pronto dopo tutto questo tempo, almeno parzialmente. Non so se mi odi, se mi abbia rimosso dalla sua testa, se valgo ancora qualcosa per lui, ma diffido fortemente di questo. Sono considerato il traditore della famiglia, come può volermi ancora bene? Oltre a ciò, so anche che lui sicuramente non è pronto a vedermi: il proprio gemello, considerato da tutti morto, è riuscito a sopravvivere lì fuori da solo, con solo il controllo dell'aria e del fuoco? Impossibile.

Alle mie spalle, il rumore di passi si fa man mano più vicino. Prendo un respiro per calmare i nervi mentre mi giro, avendo ancora lo stomaco aggrovigliato per l'ansia all'idea che da quel piccolo arco, dove una volta c'era una porta, appaia anche mio fratello. Rilasso di poco i miei muscoli quando entrano nella stanza solamente Myles Tease ed Elya Draper. Le loro espressioni sono davvero strane e gli occhi della Silfide leggermente arrossati, come se avesse pianto. Rimango in silenzio in attesa di Sharon e Jackson, scortati magari da Luke, ma sembra che nessun altro entrerà nella stanza.

- Dov'è Luke? - Chiedo dopo qualche secondo di silenzio e sguardi duri su loro due. Myles strozza un singhiozzo e si toglie gli occhiali dal volto prima di darmi le spalle e cominciare a respirare velocemente, forse trattenendosi dal piangere. Pain, alla sua reazione, cammina con passo felpato accanto a me, anche lui abbastanza confuso.

- Harry... - Prova a parlare, ma dalla sua bocca esce solo un gemito roco. - Harry l'ha ucciso. - Si volta verso di me, questa volta con gli occhi grondanti di lacrime sul serio. Rimango in silenzio a osservarlo, sentendo la testa pomparmi per rielaborare le sue parole. Non è possibile, Pain l'avrebbe sentito, lo avrebbe percepito morire. Però non posso far a meno di credergli quando anche una lacrima scende dal volto di Elya, dato che lui non piange mai. In effetti, l'Itrebila era abbastanza debole, potrebbe anche essere vero che la sua abilità di percezione possa essere stata limitata dalla stanchezza.

- Harry non c'entra niente. È tutta colpa mia. - Dice con voce rotta e tremante Elya. Sta cercando con tutto se stesso di non scoppiare a piangere. - Lo teneva per le gambe fuori dalla finestra, ma non lo sapevo, e per colpirlo gli ho fatto mollare la presa su di Luke e... - Questa volta non continua a spiegare come sono andate le cose, ma posso immaginare. Quando racconta, si porta le dita tra i capelli e li stringe mentre la sua faccia si contrae più volte in diverse smorfie per evitare di singhiozzare allo stesso modo in cui sta facendo Myles, sebbene quest'ultimo lo stia facendo in silenzio. Mi fa male il petto. Tutte quelle volte che ho detto loro di dover uccidere Jackson o chiunque altro non l'ho mai pensato davvero. Lo dicevo solo per assicurarmi di non avere qualche pazzo assassino tra i miei compagni, e sono felice di aver bluffato perché vedevo spesso le loro espressioni dubbiose quando parlavo di far fuori qualcuno. Non credo neanche negli innocenti da sacrificare per raggiungere un obiettivo giusto. Se questo fosse davvero giusto, che senso avrebbero tutte quelle morti? È vero, avevo promesso all'Itrebila che gli avrei lasciato Harry come pasto, ma non era affatto vero. Come ho detto, non voglio vittime. Non appena avessi avuto Sharon e Jackson, avrei ucciso momentaneamente l'Itrebila grazie ad un biscotto cucinato con un'antica pozione indiana, dando così al dampiro il tempo necessario per andare via quando si sarebbe svegliato. Anche perché ero sicuro che quei due lo avrebbero raggiunto: ci sono troppi fantasmi qui dentro che odiano l'Itrebila, non avevo dubbi che uno di loro avrebbe fatto la spia. Ho anche cercato di rallentarlo facendo quella chiamata a Owen, è vero, ma sia io sia l'Alpha sappiamo benissimo che non avrebbe ucciso Harry, tantomeno Sharon. Ci serviva solamente qualche minuto in più per precederli nel castello. E ora Luke è morto, ed è tutta colpa dei miei compagni. Se si fossero attenuti passo per passo al piano, che ho studiato nei minimi dettagli per evitare che qualcuno si potesse far male sul serio, lui non sarebbe morto. Era l'unico amico più caro che avevo e di cui mi potevo fidare sul serio dopo Phoebe, e ora non c'è più. Mi manca il respiro, la testa mi fa male e sembra che il mio stomaco si stia di nuovo attorcigliando. Ho un senso di nausea assurda a causa del dolore alla pancia. Non mi sono mai bloccato così in vita mia. Sono sempre stato lucido sulle decisioni da prendere, ma adesso non riesco a esserlo per nulla. Dovrei pensare a un piano, a cosa dire ai signori Callaway e a come risolvere in generale questa faccenda, per quanto possibile. Invece, sento solo quest'angoscia dentro divorarmi. Se mi metto a piangere anch'io e cedo alle mie debolezze, crolleremo tutti, e non posso permettere che accada, non qui almeno.

Sharon: La Pietra Di BlarneyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora