CAPITOLO 62

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Sentii un rumore fortissimo al piano di sotto.
Sembrava quasi che un'intera vetrata si fosse spaccata in mille pezzi.
Mi avvicinai maggiormente alla porta per sentire meglio ma mi ritrassi subito quando i gradini delle scale iniziarono a scricchiolare. Segno che stava salendo qualcuno.
Feci un passo indietro e restai in attesa.
Nel silenzio più totale si sentiva solo il mio cuore battere forte.
Speravo con tutta me stessa che non fosse FP.
La maniglia girò e la porta si spalancò quasi bruscamente.
Jughead.
Fregandomene del padre che si trovava dietro, gli corsi incontro e gli buttai le braccia al collo.
Vederlo mi aveva reso felice.
Mi staccai e lanciai un'occhiata a FP. Non avevo capito le sue intenzioni.
<ti devo devo delle scuse, Betty> disse il padre di Jughead come se mi avesse letto nel pensiero.
<forse tenerti in questa stanza è stata un'azione un po' precipitosa> continuò.
Il ragazzo con il cappello mi fece scivolare un braccio intorno alla vita.
<domani mattina andrò a parlare con tua madre e cercherò di risolvere la situazione. Spero solo che sia ragionevole> esclamò l'uomo facendosi scappare qualche occhiatina verso il braccio di Jughead.
Il ragazzo al mio fianco guardandomi capì che non vedevo l'ora di uscire da quella stanza.
Mi prese per mano e schivando FP mi condusse al piano di sotto. Strinsi leggermente la presa sulla sua mano e accelerai il passo.
Se ci riflettevo in fin dei conti non era successo nulla di grave, nessuno mi aveva toccata, minacciata o costretta a far qualcosa.
Ero stata chiusa in quella stanza per tutto il pomeriggio e quasi tutta la notte, fin quando era arrivato Jughead.

Una volta usciti constatai che ci trovavamo nel quartiere dei Serpents.
Pensavo che saremmo andati avanti a camminare fino ad uscire da quel posto, invece Jughead si fermò e tenendo lo sguardo basso sussurrò <mi spiace...>.
Feci un mezzo sorriso <ora è tutto a posto>.
Continuava a guardare verso il basso, come se si sentisse responsabile di qualcosa.
Sentii un fiocco di neve posarsi sul mio polso, non mi ero quasi accorta che aveva preso a nevicare.
Poggiai una mano sul volto di Jughead e spostai il suo sguardo su di me.
<ora sto bene, okay?> esclamai facendo una smorfia per tirargli su il morale.
<si> rispose lui

Percepii che ancora lui non fosse in pace con se stesso

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Percepii che ancora lui non fosse in pace con se stesso.
<non è colpa tua, Jug> dissi disegnando dei piccoli cerchi sulla sua guancia.
Sospirò <avrei dovuto proteggerti>.
Sorrisi <lo hai sempre fatto>.
Mi guardò per qualche secondo. Forse stava cercando di capire se pensassi veramente quello che avevo appena detto.
<dico sul serio> dissi e lui sembrò sciogliersi leggermente.
Mi allungai sulle punte e gli diedi un bacio sulla guancia, vicino all'angolo della bocca.
Quando feci per ritirarmi lui mi tenne ferma, e spostando il suo volto, mi diede un bacio sulle labbra.
<andiamo> esclamò poi più rasserenato <ti riporto a casa>.
Iniziava a far freddo là fuori.
<okay, ci conviene andare> dissi di rimando iniziando ad incamminarmi.
Jughead mi affiancò e mi poggiò qualcosa sulle spalle.
La sua giacca.
Non avevo nemmeno visto quando se l'era tolta.
Sorrisi e sussurrai un <grazie>. Per evitare che si raffreddasse troppo mi avvicinai a lui.

Erano le 5 di mattina quando arrivammo davanti alla porta di casa mia.
<non ho le chiavi> dissi con gli occhi sbarrati quando mi ricordai.
<hai intenzione di restare qua ancora per due ore?> scherzò lui.
<ho un'idea migliore> esclamai decisa e suonai il campanello.
Sentii lo sguardo indagatore di Jughead addosso, forse si stava domandando quale fosse la mia intenzione.
Mia madre apparì assonnata sulla porta.
Appena mi vide, o meglio, ci vide, spalancò la bocca e si trattenne dall urlare.
<che-cosa-ci-fai-fuori-a-quest'-ora> sibilò separando in modo esagerato ogni parola.
Era più che arrabbiata.
Feci un lungo respiro.
<dovresti ringraziare Jughead se sono riuscita a tornare a casa> dissi calma.
<che diamine è successo?> domandò agitata squadrando ancora una volta il ragazzo con il cappello <e poi guarda> si lamentò <sei tutta bagnata e infreddolita>.
<se sono stata in giro tutto questo tempo non è altro che per colpa tua> risposi decisa fissando i miei occhi in quelli della donna bionda di fronte a me.
Per quanto potesse assomigliarmi fisicamente, era esattamente l'opposto mio per quanto riguardava il carattere. Ogni giorno che passava notavo sempre di più quella differenza.
<colpa mia?> esclamò stupita.
Deglutii <ora fammi andare a dormire, domani ti spiegherò meglio>.
Si arrese <okay, d'accordo> poi aggiunse <e ora entra, prima che tu ti prenda un malore>.
Seguii il suo consiglio.
Ma con solo una differenza: non lasciai andare la mano di Jughead, lo condussi dentro casa con me.
<Betty, dove stai andando con quel ragazzo?> domandò stranita.
Sorrisi, un sorriso quasi di sfida.
<a dormire, mamma> poi ripetei <io e Jughead stiamo andando a dormire> aggiunsi <in camera mia>.

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EII, SPERO IL CAPITOLO VI SIA PIACIUTO🔥
PENSO CHE ALLA FINE MANCHERANNO POCHISSIMI CAPITOLI, IMMAGINO 2 o 3💔

RIVERDALE|  BETTY & JUGHEAD Where stories live. Discover now