Capitolo Primo: Hostess

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Mi capitava spesso di intraprendere lunghe passeggiate senza una meta ben precisa.

Sono del tutto consapevole di non essere l'unico a farlo, ma mi piace pensare che ciò che i miei occhi avevano visto nei vari momenti, rimanesse ben posto all'interno del mio Palazzo della Memoria e che quindi ne fossi io unico custode.

Così mi capitava di incontrare persone, fare amicizie e raccogliere qualche amore qua e là, ma di tutte le anime che si posero tra me e il destino, di una in particolare voglio parlarvene.

Un giorno, mentre passeggiavo per le vie di Bologna, incontrai una donna di bell'aspetto, con un andatura sicura e signorile allo stesso tempo, di veneranda età ma che comunque non accennava minimamente ad avere un velo di vecchiaia su di sé. Vestiva in modo stravagante ma composto, quasi adeguato al suo sguardo e portava con sé una valigia.

Mi fermai in un bar per la mia consueta pausa pomeridiana e proprio mentre bevevo il mio thé al bergamotto aromatizzato alla cannella, vidi che proprio quella signora entrava sorridente per dirigersi precisamente verso di me. Quasi sapesse della mia curiosità nei suoi confronti.

"Ha veramente un bell'aspetto, giovanotto. Posso accomodarmi con lei per prendere il mio caffè? Sa, devo partire per un lungo viaggio e mi piacerebbe proprio prendere un bel caffè con lei!" disse, allegra. Guardai l'orologio e pensai che il tempo non è poi così sprecato se puoi regalare una gioia a qualcuno.

Non ci vedevo nulla di male nel condividere un momento con lei, nonostante il nostro sia un mondo dove la tecnologia e la fretta predominano e che quindi non si ha mai tempo di fare nulla, io ritengo di essere diverso da questi stupidi canoni imposti dalla società.

Presi un caffè con lei e mentre parlavamo mi raccontava delle sue avventure e che, nonostante la sua età, vivesse ancora sul primo aereo di linea ogni giorno.

Amava viaggiare, era stata ovunque attorno al globo e ci tenne molto a raccontarmi quasi tutti i suoi viaggi. L'avevano chiamata giusto due giorni prima per un ultimo viaggio verso la Corea del Nord. Fremeva per quanto era emozionata.

Io mi congratulai con lei per questo ritorno agli arbori, poi la salutai da lontano mentre con la sua valigia partiva per il suo viaggio.

In quel periodo tornai quasi tutti i giorni in quel bar e ogni giorno la vidi attraversare il piccolo patio, avvicinarsi agli sconosciuti, raccontare la stessa cosa che aveva raccontato a me e partire per il suo viaggio eccitata più che mai.

Capii che infondo, quel viaggio non sarebbe mai stato affrontato e che forse, lei stessa aveva deciso di chiudersi nel suo di Palazzo della Memoria per potersi salvare.

Notai con enorme dispiacere che nessuno, oltre me, aveva acconsentito a bere un caffè in sua compagnia. Ma a lei non importava, lei riprovava tutti i giorni per vedere se finalmente qualcuno voleva accettare di ascoltare la sua storia.

Non le importava il viaggio, voleva soltanto capire chi veramente volesse conoscerla e dedicarle un minuto. Con gli occhi colmi di amarezza per quelle scene, decisi di non tornare più in quel piccolo bar accogliente. Poco tempo dopo, venni a sapere che la signora era affetta da una particolare forma di demenza senile e che quindi, non aveva senso affidarsi alle sue parole.

Io so solo che per una frazione di secondo sono stato in grado di crederle, di guardarla negli occhi e di scorgervi una scintilla che ben poche volte sono stato in grado di vedere sui volti delle persone.

Fra tutti quei visi troppo occupati per ascoltare oppure troppo distaccati, lei cercava soltanto qualcuno che ascoltasse le sue avventure, che fosse un minimo curioso della sua vita.

Credo di essere stato l'unico che abbia voluto crederle.

Chissà come deve essere la Corea.

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⏰ Last updated: Oct 11, 2018 ⏰

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