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Decisi dunque di andare a prendere le chiavi alla centrale dello sceriffo da mio padre.
Iniziai a camminare e una marea di pensieri iniziò a frullarmi nella testa.
Da una parte c'era Newt che tentava in ogni modo di darmi una mano ad ambientarmi e io non facevo altro che lasciarlo impalato da qualche parte, dall'altra un nuovo gruppo di persone che molto probabilmente sarebbero volute essere mie amiche, ma io non riuscivo a fare niente se non respingere tutto e tutti.
Oh, se solo Jade fosse stata qui.
Di una cosa ero sicuramente certa.
La città dove mi ero appena trasferita era molto strana e tutti fingevano di non accorgersene. Mio padre compreso.
Chissà di quale caso si sta occupando al momento.
All'improvviso un alone di curiosità iniziò a farsi largo nella mia mente.
Tra un pensiero e un altro, arrivai finalmente alla Centrale ed entrai.
"Buon pomeriggio signorina, ha bisogno di una mano?" Rispose un ragazzo sulla trentina dai capelli castani e occhi azzurri.
"In realtà sto cercando mio padre" risposi dando una rapida occhiata in giro e scorgendo lo sguardo confuso dell'agente.
"Oh mi scusi, mio padre lavora qui, non è sparito o altro" risposi in imbarazzo.
"Lei è la figlia del vice sceriffo Stenfield?"
"Proprio lei" risposi sarcastica.
Il ragazzo mi fece strada bussando ad una porta dove mio padre e lo Sceriffo stavano parlando, anzi discutendo di alcuni casi.
"Sceriffo, Vice-sceriffo, scusate c'è sua figlia che ha bisogno di vederla un momento"
"Grazie Parrish, falla entrare" disse mio padre distrattamente.
Quando entrai nella stanza lo sceriffo era impegnato in una telefonata, mentre mio padre si stava massaggiando le tempie con entrambe le mani come se avesse avuto una giornataccia e un sacco di cose a cui pensare.
"Salve Sceriffo" salutai educatamente.
"Papà mi sono dimenticata le chiavi, ti dispiace-"
"Ecco, tieni" mio padre prese le chiavi dalla tasca e me le mise in mano bruscamente.
Quel gesto mi lasciò allibita e mi fece desiderare di non esser mai andate lì.
Lo Sceriffo, in imbarazzo, mi salutò augurandomi una buona giornata. Quasi come se avesse dovuto colmare il comportamento di mio padre.
"Arrivederci" dissi velocemente uscendo dall'ufficio.
Mi diressi verso l'uscita quando venni travolta da qualcuno all'improvviso e in modo goffo.
"Oh mi scus- Aubrey? Che ci fai qui?"
"Stiles? No, tu cosa ci fai qui?" Risposi confusa.
"Io sono il figlio dello Sceriffo, ora tocca a te. Che ci fai qui?"
"Sono la figlia del nuovo vice sceriffo"
"A-accidenti. È terribile, cioè è fantastico" disse il ragazzo toccandosi la nuca imbarazzato per quanto appena detto.
"Io devo andare" dissi iniziando a camminare.
Quella storia a pranzo e adesso questo, ero sicurissima che ci fosse qualcosa che non andava e avrei capito al più presto cosa stava succedendo.
"No! Cioè, possiamo andare insieme, se ti va" disse di colpo.
Mi fermai di colpo e decisi di accettare. Dovevo scoprire cosa stava succedendo e perché tutti si comportavano in questo modo bizzarro.
Annuii.
"Fantastico! Aspetta due minuti, torno subito" disse il ragazzo allontanandosi all'interno della centrale sbattendo contro la scrivania dell'agente Parrish.
Quel ragazzo era un vero disastro.
~
Lui iniziò a guidare la sua Jeep restando in silenzio per un po' e quello non fece che aumentare la tensione e l'ansia.
"Dove stiamo andando?" Chiesi all'improvviso.
"In biblioteca. Abbiamo una ricerca da fare, ricordi?" Mi sorrise per poi tornare con lo sguardo attento alla guida.
Non potei fare a meno di guardarlo con la coda dell'occhio.
Il sole che entrava dal finestrino gli illuminava gli occhi mostrandoli di un nocciola tendente all'ambra. Le vene sulle sue braccia erano visibili grazie alle maniche della camicia tirate su. E tutto questo mi causò un piccolo aumento del battito cardiaco. Era sicuramente un bel ragazzo, mi stupiva il fatto che nessuna sembrava filarselo.
"Ho qualcosa sulla faccia?" Mi chiese una volta che mi beccò a fissarlo.
Colta sul fatto.
"Perché non sei con i tuoi amici?" Domandai cambiando argomento.
"Dovevo vedere mio padre" rimase molto sul vago.
"Sai a che caso lavorano?"
"Delle persone stanno scomparendo. Stanno cercando di trovare il responsabile" disse velocemente.
~
Una volta arrivati in biblioteca prendemmo posto e lui si alzò per prendere alcuni libri che ci avrebbero aiutati con il compito della Blake.
"Di che autore avresti intenzione di parlare?" Gli chiesi sfogliando le pagine del primo libro che avevo di fronte.
"Non saprei, Blake, Keats?"
Posai lo sguardo su di lui contenta del fatto che avesse scelto due dei miei preferiti.
"Vada per Keats, allora" sorrisi e iniziai a scrivere qualcosa sul quaderno.
Lui aprí un altro libro e fece lo stesso.
Passammo un po' di tempo a studiare in silenzio scambiandoci qualche sguardo di tanto in tanto.
Mi piaceva guardarlo di tanto in tanto, specie quando mordicchiava il tappo della penna facendo intravedere la lingua o quando si grattava la nuca in segno di ispirazione.
Non ricordo come mai continuassi a guardarlo, mi ricordo soltanto che continuai a farlo per tutto il tempo che passammo in biblioteca.
"Stai bene?" Mi chiese all'improvviso con gli occhi ancora sul libro.
"Si, sono solo un po' stanca. Ma ho finito quindi adesso mi riprendo" risposi stropicciandomi gli occhi.
"A che ora hai detto che torni ai tuoi?" Mi chiese sempre distrattamente continuando a scrivere gli appunti.
"Io, veramente io- vivo con mio padre e lui lavora sempre fino a tardi quindi non ho un vero e proprio copri-fuoco, capisci che intendo?"
Lui ad un certo punto si fermò e posò il suo sguardo su di me.
"Lo stesso vale per me, da quando mia madre è morta sono sempre stato parecchio indipendente proprio a causa del lavoro che fa mio padre"
"Mi dispiace per tua mamma" risposi rammaricata.
"A me dispiace per la tua" disse sinceramente dispiaciuto.
Mi asciugai velocemente le lacrime che stavano per rigarmi le guance.
"Bene, quindi abbiamo finito. Almeno quella Blake avrà pane per i suoi denti" mi limitai a fare un sorrisetto furbo che lo fece ridere.
Ci alzammo e ci dirigemmo verso la Jeep.
~
"Grazie di avermi riportata a casa"
"Grazie a te di avermi fatto studiare"
"Non sei andato per niente male, aggiungerei"
Aprii la portiera della macchina e scesi.
"Aubrey?"
"Si?" Mi voltai.
"Buonanotte"
"Buonanotte a te Stiles"
Entrai in casa e mi diressi verso la mia camera. Mi sdraiai sul letto e mi addormentai senza nemmeno pensarci con la leggerezza nel cuore, ma non nella testa.
Un pensiero continuava a balenare: Chi era il responsabile dei rapimenti?

Salve a tutti!
Cosa ne pensate del capitolo?
Ps: Quanto è tenero Stiles da 1 a tanto?

Sbavate con me e con il mio spirito

Coup de Foudre ||Dylan O'Brien||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora