SHADOWHUNTERS

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Una tipica giornata tra fratelli

Il coltello volò per qualche metro, roteando e tagliando l'aria, fino a piantarsi esattamente al centro del bersaglio.

Jace si aprì in un sorrisetto soddisfatto, incrociò le braccia al petto e guardò Alec inarcando le sopracciglia, sfidandolo a fare meglio.

Il parabatai sollevò gli occhi al cielo e scosse la testa, si scostò i capelli neri dagli occhi e si allontanò.

«Ti arrendi già?!» ridacchiò Jace.

Alec non si prese il disturbo di rispondergli e rimise il coltello al suo posto. L'armeria era un luogo di allenamento spesso affollato, almeno lì a New York dove ultimamente arrivavano Shadowhunters da Idris per dare una aiuto con i demoni della zona. Quel mattino, però, c'erano solo i due parabatai e Isabelle, che li guardava in cagnesco per essere stata esclusa dalla gara.

Il maggiore dei Lightwood si avvicinò alla parte con appesi archi di diversa lunghezza e pesantezza di libbraggio, ne prese uno senza pensarci troppo - era quello con cui si stava esercitando da mesi - e sfilò una freccia dalla cassa delle faretre d'allenamento.

Jace seguì ogni suo movimento con i suoi occhi dorati, si appoggiò al muro restando a braccia conserte e ignorò i commenti di Isabelle che diceva lo avrebbe battuto.

Impossibile, pensò Jace. Il mio coltello è esattamente al centro.

Alec incoccò la freccia, tese l'arco, prese la mira e lasciò la corda. Il dardo si infilzò con un sonoro "toc" al centro del bersaglio.

I due parabatai si avvicinarono alla parete col target.

«Ho vinto io!» gongolò Jace.

Alec lo scrutò con i suoi occhi azzurri. «No, ho vinto io.»

La lama del coltello e la punta della freccia si toccavano e scalfivano a vicenda, forando il centro del bersaglio e rendendo difficile decretare il vero vincitore.

«Il mio coltello è perfettamente al centro.»

Il moro scosse la testa. «Il tuo coltello ha una lama enorme, il centro lo avrebbe preso in ogni caso. Invece la punta della mia freccia è più precisa ed è davvero al centro.»

Isabelle sbuffò. «Perché non ripetete la gara per l'ennesima volta? Prima o poi uno dei due sbaglierà» disse con sarcasmo, stufa di vederli duellare e di non poter partecipare.

«No» risposero in coro i due ragazzini senza degnarla di uno sguardo.

Lei grugnì, si stese sulla panca in fondo all'armeria e borbottò: «Parabatai...». Chiuse gli occhi e tentò di ignorare le contestazioni che un fratello faceva all'altro, quei due adolescenti che solo una settimana prima avevano fatto un giuramento di fratellanza davanti al Conclave. Se avesse potuto, lo avrebbe fatto anche lei, ma il legame parabatai era valido solo tra due persone, non tre.

Che grande cavolata!, pensò Isabelle. Il fatto che lei non avesse fatto il giuramento, non significava che volesse meno bene ai suoi fratelli, né che non sarebbe morta per loro.

Si voltò a guardarli: Jace, tutto luce e arroganza, e Alec, più tranquillo e pacato. Solo uno come lui poteva sopportare il carattere esuberante del giovane Wayland. Izzy doveva ammettere che a volte avrebbe preso Jace a schiaffi, la sua faccia si apprestava a essere presa a schiaffi! Persino in quel momento: era troppo sicuro di essere l'unico e vero vincitore, quando era ovvio che fosse un pareggio. Finché avrebbero usato l'uno i coltelli e l'altro le frecce, i due ragazzi si sarebbero sempre eguagliati.

After all this time? Always.Where stories live. Discover now