IL SIGNORE DEGLI ANELLI

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Fermati, per favore

Morwen non amava la vita di corte, anzi, la detestava. Lei faceva parte della stirpe di Eorl, nelle sue vene scorreva il sangue dei più abili cavalieri di tutti i tempi. Suo zio Éomer era il signore del Mark, comandante dei Rohirrim e re di Rohan, mentre sua madre Éowyn era la principessa dell'Ithilien e la signora dell'Emyn Arnen. Titoli altisonanti per personaggi eroici di cui, a quanto pareva, ora la Terra di Mezzo poteva fare a meno.

C'era la pace tra i popoli, gli ultimi focolai di orchi ribelli venivano giornalmente sedati dai guerrieri di tutti i regni e per Morwen non restava altro da fare che studiare le buone maniere e vestire gli abiti della dolce dama di corte.

Suo fratello maggiore Elboron aveva una vita ben più divertente della sua: allenamenti con la spada e con arco e frecce, uscite a cavallo e qualche piccola missione nei villaggi di Gondor. Come successore di loro padre Faramir, Elboron sarebbe diventato il sovrintendente del regno, mentre lei sarebbe andata in sposa a qualcuno.

Non c'era nulla di più deprimente per Morwen figlia di Faramir che essere nessuno. O peggio, non c'era nulla di più deprimente che essere merce di scambio per mantenere le alleanze tra i popoli.

«Vorrei andare a Edoras» disse un giorno a sua madre, interrompendola mentre tesseva una tela.

Éowyn di Rohan che tesse, pensava ogni volta Morwen. Colei che uccise il Re dei Nazgûl, ora si diletta a usare ago e filo!

«A Edoras?»

«Sì. Voglio andare da mio zio. Voglio far parte dei cavalieri Rohirrim!»

Éowyn sospirò e sorrise giovialmente alla figlia. «Non credo sia un ruolo adatto a...»

«Non sei la persona giusta per dirmi questo!» la interruppe incrociando le braccia. «Tu hai fatto parte della battaglia dei Campi del Pelennor! Hai sconfitto il Re Stregone! È grazie a te se questo regno non è un cumulo di cenere!»

Sua madre si passò una mano sulla fronte, consapevole di non poter dettar legge in quel contesto.

«Non puoi andare a Edoras» ripeté. «La strada è lunga e pericolosa. Il fatto che ci sia la pace non significa che non ci siano briganti od orchi in circolazione.» I suoi limpidi occhi guardarono la figlia con comprensione, leggeva sul suo viso la stessa determinazione che lei stessa aveva una volta. «Re Aragorn non può sprecare un drappello per scortarti.»

«Allora mi accompagnerà Elboron. Dite sempre che è tanto bravo con la spada!» esclamò. «Giacché si allena tutti i giorni, potreste anche fargli fare qualcosa di più utile, ogni tanto!»

Éowyn si accigliò. «La tua gelosia nei confronti di tuo fratello è insensata» la sgridò, comprendendo il sentimento che velava le ultime parole della figlia. «Altro motivo che mi spinge a rifiutare la tua richiesta. Sei troppo immatura per andartene.»

Morwen strinse i pugni, serrò i denti e uscì dalla stanza sbattendo la porta di legno. Lungo il corridoio incontrò suo padre, ma si accorse di lui solo quando vi si scontrò.

«Ehi, cos'è quest'aria afflitta?» le domandò Faramir con un sorriso. «Persino alla Contea ti hanno sentito strillare» scherzò.

«Voglio andare a Edoras!»

Il padre inarcò un sopracciglio. «Mi sembra molto un capriccio, il tuo. Non sei un po' grande per comportarti così?» le sorrise.

Morwen sospirò e abbassò gli occhi a terra. «Sì, è un capriccio. Ma sono stanca di stare chiusa tra queste mura! Perché non posso tirare con l'arco o imparare a usare la spada come Elboron?»

After all this time? Always.Where stories live. Discover now