Prologo

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"Allora te li appoggio qui i tulipani?"
"Si Giacomo, qui c'è l'assegno per te. Scusa se non ti dedico del tempo ma sono troppo piena di lavoro".
"Non ti preoccupare Iorio, va bene. Ciao e grazie" mi sorride leggermente e va via chiudendosi la porta alle spalle.

Mi dispiace tanto doverlo trattare così ma purtroppo non ho alternative. È un mio fornitore da anni, e suo padre era il fornitore di mio padre, così come suo nonno di mio nonno. Ma poi un giorno d'autunno dell'anno scorso decidemmo di uscire insieme e durò pochi mesi. Lo lasciai perché non avevo la testa né il tempo per intraprendere una storia seria come invece lui mi chiedeva. E ora ogni volta che lo vedo entrare a testa bassa e sguardo triste nel mio negozio a portarmi la merce, beh mi piange il cuore ma come si dice? C'est la vie.

"Salve, vorrei una rosa rossa se è possibile. Grazie"
Guardo l'orologio e mi accorgo che avrei dovuto chiudere il negozio già dieci minuti fa ma ormai questo tizio è vicino al mio bancone e aspetta la sua rosa quindi non lo deluderò. Ha una tuta nera col cappuccio che gli copre la testa e la felpa abbottonata fino al mento. È un tipo strano e ho quasi paura che sia qui per farmi una rapina. Nel caso ho a portata di mano il pulsante per chiamare la polizia.
"Certo, un secondo che gliela prendo"
Prendo la rosa rossa che più mi piace e gliela incarto.
"Preferisce che sulla rosa spruzzi dello spray glitterato?" Gli domando e lui scuote la testa deciso. I suoi occhi mi fanno quasi paura ma cerco di non pensarci.
"No, mi piacciono le cose naturali, va bene così"
Annuisco e gli porgo la rosa insieme allo scontrino.
"Un euro"
"Tenga e grazie ancora" mi passa la moneta e dopo essersi guardato intorno con circospezione esce dal negozio. Menomale..

Ritorno al mio lavoro di inventario del magazzino anche se ormai sono le otto passate.
Da quando mio padre mi ha lasciato la gestione del negozio non ho più una vita sociale. Niente più palestra, niente più pallavolo, niente più aperitivi e festini vari. All'inizio non mi pesava, ma ora, dopo quasi un anno ne sto iniziando a risentire. Ho 24 anni e faccio la vita di una donna ultra cinquantenne con famiglia a carico. E sono stufa.

"Buonasera, siete chiusi?"
"Sto per chiudere, è tardi" mi interrompo ma poi non ho il coraggio di mandarlo via, sembra disperato "cosa le serve?" Gli chiedo e mi sorride.
"Grazie davvero, mi serve un bouquet di fiori freschi"
"Va bene, mi dia un attimo" glielo preparo e dopo qualche minuto sono da lui.
"Sono quindici euro"
"Tenga il resto" mi dà la venti e con un sorrisone prende il mazzo di fiori andando via.
"Grazie" gli urlo dietro ma non credo mi senta.

Ho fatto di nuovo le nove ma almeno ho reso felice qualcuno.

Resto sempre fino a tardi in negozio perché non ho niente di più interessante da fare, nessuno ad aspettarmi a casa e mai nessun programma per la serata. Qualche volta vado a cena da mio fratello Davide e la moglie, oppure da Carmen la mia migliore amica. Il negozio, però, resta il mio posto preferito nel mondo. Qui sono me stessa, tranquilla e assorta nella bellezza assoluta. Non ho ancora trovato qualcosa o qualcuno da amare più dei fiori che mi circondano e so che può sembrare strano. Strano e anche triste. A volte lo sono, ma poi mi dico che la felicità quella vera arriverà anche per me prima o poi.

Ma ho deciso, da questo weekend tornerò a vivere.
Lontana dai fiori. O almeno ci provo, promesso.

*****

E niente, manco da secoli lo so. Questa è per farmi perdonare e soprattutto è perché mi sono innamorata. Non è il mio solito protagonista, non è il principe azzurro dagli occhi chiari. È burbero, irrequieto, irriverente. È tutto il contrario di ciò che di solito mi piace ma che ci volete fare, l'amore è amore.
Spero vi piaccia, un bacio😘

'Na rosa cient spine'Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora