CAPITOLO 7

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Le mani iniziarono a tremarmi, avevo una paura matta.
"Alyce, apri la porta, lo so che sei lì dentro" Nathan era dietro quella porta e io non sapevo davvero cosa fare.
Non volevo svegliare Al, avrebbe fatto del male ad entrambe.
Decisi di far finta di niente e me ne andai su in camera ancora spaventata.
Dopo 10 minuti sentii un fragoroso rumore, mi affacciai dalle scale, e vidi la porta sdradicata.
"Alyce, abbiamo ancora un conto in sospeso io e te" disse parlando lentamente e cercandomi in tutta la casa, presi il telefono e andai a svegliare Al.
"Al, svegliati, presto!"  Sussurrai.
Lei si svegliò di colpo.
"Cosa succede?" Disse sedendosi sul letto.
Le misi una mano sulla bocca. "Shhh, Nathan ha sfondato la porta di casa e ora mi sta cercando".
Spalancò gli occhi. "Cosa??"
"Alyce...dove sei?" Continuò Nathan. Non sapevo cosa fare, Al era immobilizzata e mi venne in mente solo una cosa.
Composi velocemente il suo numero.
Rispose al terzo squillo.
"Alyce, cosa succede?" Disse Daniel palesemente addormentato.
"Lui è qui, ha sdradicato la porta ed è entrato, mi sta cercando"
Iniziò ad imprecare.
"Piccola, arrivo, nasconditi" Feci un respiro di sollievo.
"Chi era?" Chiese Al, impaurita.
Sospirai. "Daniel"
Fece un ghigno. "Daniel ehh?"
La guardai male. E scoppiò a ridere.
Dopo 10 minuti la porta si spalancò e Nathan fece capolino nella stanza.
"Uhm.." si leccò le labbra. "Bene bene, ecco la mia piccola Alyce" si avvicinò piano.
Io e Al eravamo paralizzate.
Sentii dei passi e a quel punto vidi lui.
Daniel.
"Brutto idiota!" Prese Nathan per il colletto della maglia e lo scaraventò a terra.
"Ti avevo già detto di non toccarla cazzo!!" Gliel'aveva già detto? Quando ?
Si mise a cavalcioni su di lui e lo riempì di pugni.
Rimasi con la bocca aperta. Al nel frattempo chiamò la polizia.
Daniel continuò a picchiarlo finché non sentimmo le sirene della polizia.
Poi, si staccò.
Al andò a parlare con i poliziotti e Nathan, sconfitto la seguì zoppicante è pieno di sangue.
Daniel mi guardò e mi venne incontro. "Alyce, tutto bene ?"
Mi scese una lacrima. "Ho avuto così tanta paura"
Mi guardò con quei suoi occhi di ghiaccio. Sembrava così dispiaciuto.
Mi attirò a se e mi abbracciò. Lo strinsi forte, non mi importava se Daniel il giorno dopo mi avrebbe trattata male sentivo il bisogno di abbracciarlo.
Mi baciò la testa e mi accarezzo la testa.
"Alyce, piccola, rilassati"
Mi portò in braccio in camera e mi stese sul letto.
Era l'1:00 del mattino, ero così stanca.
Daniel si alzò dal letto.
"Vado a vedere come se la passa Al" si alzò e si diresse da lei.
Dopo poco Al e Daniel vennero da me.
"L'hanno portato via" disse Al.
Sospirai felice.
"Speriamo di dormire bene, Daniel ha detto che si ferma qua a dormire per precauzione, la porta l'hanno sistemata il più possibile per il momento"
Annuii. Menomale.
Al mi diede la buonanotte e Daniel si sedette sul mio letto.
Mi iniziò ad accarezzare i capelli dolcemente.
Poi, fece un sospiro e si alzò, si diresse alla porta e si girò a guardarmi.
"Buonanotte Alyce" fece per andarsene al piano di sotto.
"Dan.." si girò.
"Si?" Disse lui. Sospirai, me ne sarei pentita domani, ma in questo momento non desideravo altro.
"Non andartene"
Vidi i suoi occhi illuminarsi. Sorrisi.
"Sei sicura?" Chiusi gli occhi.
"Ti prego Dan..."
Si avvicinò al letto, si tolse le scarpe e si sdraiò accanto a me.
Quando si distese mi avvicinai e andai a sbattere contro al suo petto, sul momento si irrigidì ma poi mi prese e mi strinse forte.
"Mi dispiace piccola rompi palle" alzai lo sguardo.
"Per cosa?" Lui sospirò. "Per averti lasciata sola"
"Dan, non devi scusarti di niente, non è un tuo dovere proteggermi"
Mi diede un bacio in fronte.
"Buonanotte rompi palle"
Sorrisi.
"Notte Dan."
Il mattino dopo, sentii un peso sul petto, ancora intontita mi appoggiai sui gomiti e abbassai lo sguardo.
Daniel era qui con me, con la testa appoggiata sul mio petto e il braccio che ancora mi stringeva.
Mi battei una mano sulla fronte.
Merda. Ma perché avevo fatto tutto questo ?
Mi avrebbe derisa a vita.
Mi girai e sul comodino vidi un biglietto, era di Al.
'Sono andata a lezione, non ti ho svegliata perché Daniel mi ha detto di non farlo, avevi bisogno di riposarti.
Baci, Al."
Decisi di alzarmi piano dal letto e mi diressi in cucina. La porta non sembrava neanche rotta.
Rabbrividii nel pensare a ciò che era successo stanotte.
Mentre preparavo la colazione, Dan scese dalle scale stropicciandosi gli occhi.
Il cuore iniziò a martellarmi nel petto, cosa dovevo fare? Non sapevo come comportarmi!
"Ciao" disse lui sedendosi sul divano.
"Ehi, ciao Dan" sorrisi. Non mi degnò di uno sguardo.
Perché si comporta così ? Non capisco! È frustrante.
Cercai comunque di instaurare una conversazione.
"Ehm...hai fame?" Dissi porgendogli del latte con i cereali.
"No." Disse lui secco mentre scriveva al cellulare.
"Bentornato Daniel" Dissi alzando gli occhi al cielo.
Mi guardò alzando un sopracciglio. "Ma che problema hai?"
Rimasi sbigottita.
"Come che problema ho io? Che problema hai tu?! Hai dormito nel letto con me, sei venuto a casa mia alle undici di sera e chiedi a me che problema ho ?"
Mi guardò con indifferenza. "Guarda che mi hai detto tu di restare eh"
Restai a bocca aperta. "Sei proprio uno stronzo"
Fece un ghigno. "Non ho mai insinuato il contrario"
Sbattei i piedi a terra come una bambina e mi diressi di sopra.
"Dove stai andando ?" Disse lui girandosi.
"Sta zitto!"
Mentre stavo per chiudere la porta del bagno, lo sentii sghignazzare.
Entrai nella doccia per distrarmi un po', e per togliermi di dosso quel senso di sporco che mi aveva dato Nathan.
Non ci potevo credere. Daniel aveva dormito con me, che idiota che sono stata, eppure ieri sembrava così dolce.
Era così misterioso questo ragazzo. Non riuscivi a capirlo, un attimo prima era dolce e tenero e un attimo dopo era lo stronzo che tutti conoscono.
Però, dovevo ammettere di aver dormito bene con lui, mi ero sentita protetta, a casa.
Incominciai anche a pensare a Dylan, chissà se era con Al adesso.
Appena uscii dalla doccia decisi di scrivergli un breve messaggio.
Gli chiesi come stava, ma ancora non avevo ricevuto risposta.
Entrai in camera e mi vestii in fretta con un pantaloncino e una maglietta. I capelli li legai in uno chignon disordinato.
Appena scesi le scale, Daniel non era più sul divano.
Se n'era andato. Sospirai rumorosamente.
Non mi resi conto di essermi addormentata fino a quando Al e Dylan non vennero a svegliarmi.
"Ehi Alyce, sveglia" disse Dylan scuotendomi dolcemente.
Aprii gli occhi e sorrisi. "Dov'è Daniel?" Disse Al.
Dylan mi fece uno sguardo interrogativo.
"In che senso 'dov'è daniel' Alyce?" Domandò lui.
Io arrossii di colpo.
"È una storia lunga da raccontare..."
mi guardò con uno sguardo penetrante.
"Spara."
Dopo che io e Al gli raccontammo tutto lui rimase a bocca aperta.
"Manco per un giorno, e vi cacciate subito nei guai?" Disse lui scuotendo la testa.
Al lo guardò. "Allora..non sei arrabbiato?"
Fece una risata sarcastica. "Non sono arrabbiato ? Sono infuriato cazzo! Perché non avete chiamato me al posto di Daniel, Alyce?!"
Disse girandosi. Non risposi. "Alyce non è una brava persona, devi stargli alla larga, lo conosco bene, non è affidabile"
In un certo senso provai fastidio a sentire quelle parole, ma evitai di farlo notare.
Al prese le mie difese.
"Dylan tu stavi male, non ci sembrava il caso di svegliarti"
Lui inarcò un sopracciglio. "E c'era bisogno di chiamare Daniel, giusto ?" Chiese lui.
Io e Al ci guardammo senza parlare.
"Ho capito" disse lui alzandosi. "Quando incomincerete a dirmi le cose come stanno, allora ne riparleremo" si avviò verso la porta.
Io e Al lo fermammo. "Aspetta Dylan...ci dispiace" dicemmo in coro.
Alzò una mano. "Lasciatemi in pace", furono queste le sue ultime parole prima di varcare la soglia della porta.
Io e Al ci sedemmo sul divano. "Che idiote che siamo state"
Ero d'accordo con lei. Avevamo appena perso il nostro migliore amico.
Il telefono di Al si illuminò, lesse velocemente il messaggio e poi girò il telefono in modo che anche io potessi vederlo.
Daniel ci aveva invitate a una festa.
"Cosa facciamo?" Mi chiese lei.
In realtà non lo sapevo neanche io. Ci pensai su. Avevo bisogno di staccare la spina, allora mi alzai dal divano e comunicai la mia decisione a Al.
"Ci andiamo." Lei sorrise e iniziò a saltellare come una bambina.
Scoppiai a ridere.
Dato che era una semplice festa optai per dei jeans e un top nero aderente, che però mi copriva abbastanza il seno, raccolsi i miei capelli in una treccia e andai nella stanza di Al.
Anche lei si vestì come me, solo che, a differenza mia, il suo top era di un color rosso vivo.
"Pronta per la sbronza migliore che tu abbia mai avuto?" Mi disse lei mentre salivamo in macchina.
Le sorrisi. "Prontissima"
La festa non era molto lontana, quindi ci mettemmo poco ad arrivare. I parcheggi erano già tutti occupati, quindi ci mettemmo un bel po' a trovare un posto vuoto.
Finalmente, dopo continui giri nel parcheggio, lo trovammo.
Scendemmo dalla macchina e ci dirigemmo all'entrata.
Lo spettacolo che mi si presentò davanti mi fece rivoltare lo stomaco.
Il mio cuore perse di un battito.

L'amore più giusto è quello sbagliato Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora