Capitolo 8

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Federico
'Ti accompagno io' mi proposi.
'Ma sei venuto in macchina con me' mi fece notare Paulo.
'Prendiamo un taxi'.
Beatrice si alzò ed uscì dal locale, seguita a ruota da me.
'Tutto bene?' le domandai, una volta arrivati fuori.
'Sì'.
'Sicura?'
'Sì...eravamo di troppo, è il loro appuntamento. Non il nostro'.
'Beh non è detto' replicai, mettendola chiaramente in imbarazzo.
'Vuoi che ti accompagni a casa?' le chiesi, sperando dicesse di no.
'No'.
'Allora vieni con me' replicai, sorridendo.
'Che hai in mente?'
Le porsi la mano e lei prontamente la afferrò.
In realtà, non sapevo neanche io dove portarla, ma decisi di improvvisare.
Iniziammo a camminare per il centro ed a parlare del più e del meno, ancora mano nella mano, come una coppietta. Non la conoscevo quasi per niente, eppure con lei mi trovavo talmente bene.
La sentii battere i denti e le chiesi se avesse freddo.
'Un pò' ammise.
Nonostante fosse appena settembre, la sera le temperature erano cominciate a scendere ed a giudicare dal suo vestito, era normale che stesse gelando.
Non potevo neppure darle la mia giacca, dal momento che non ce l'avevo. Avrei dovuto portarla.
'Se vuoi abito qui dietro, possiamo passare a prendere qualcosa'.
'Sarebbe perfetto'.
Arrivammo davanti al portone di casa mia, letteralmente dietro l'angolo, e lei si staccò di me.
'Io ti aspetto qua'.
'No, dai vieni' insistetti, riprendendole la mano e conducendola verso l'ascensore.
Una volta saliti, fummo accolti dai miei cani, che ci saltarono goffamente addosso.
'Loro sono Wendy e Spike'.
'Adoro i cani' commentò, facendo le coccole ad entrambi.
Era già un punto in più a suo favore.
'Ne hai uno?'
'Vorrei ma Veronica è allergica'.
Rimasi a fissarla incantato, fino a che non mi tornò in mente il perché ci trovassimo là.
'Ti vado a prendere qualcosa da mettere' annunciai, per poi allontanarmi dal soggiorno e andare in camera.
Frugai nell'armadio fino a che non ne tirai fuori una felpa nera della Juventus.
Tornai in soggiorno per dargliela e lei se la infilò subito.
Mi buttai sul divano e la invitai a raggiungermi.
'Sai mi sarebbe piaciuto conoscerti in modo diverso' confessai, appena prese posto accanto a me.
'Ti sei pentito di quello che è successo?'
'No, assolutamente no.'
Non doveva neanche pensare una cosa del genere. Con lei ero stato benissimo.
'Però avrei voluto fare le cose con calma'.
'Si anche io'.
'Non ho fatto altro che pensarti da quella sera' dissi, facendole comparire un mezzo sorriso sulla faccia. Da dove mi era uscita quella frase non lo sapevo neppure io. Era vero, ma forse non avrei dovuto farglielo sapere in quel modo.
'Ho pensato che non ti avrei più rivista'.
'Anche io, di sicuro non immaginavo di incontrarti stasera'.
'Pensa che all'inizio non volevo neanche venire, poi Paulo mi ha obbligato. Dovrò ringraziarlo per questo' risi. 'Adesso vorrei solo conoscerti meglio.'
'Ci sto'.
Rimanemmo a fissarci per qualche secondo, poi notai il sguardo spostarsi in giro per la casa.
I suoi occhi vagarono per la stanza, posandosi prima sui quadri alle pareti e poi, sulla mia chitarra.
Mi guardò, come a chiedermi se potesse prenderla e io le regalai uno sguardo d'approvazione.
'Quindi oltre a scrivere, suoni anche?' mi chiese, tornando a sedersi vicino a me, con lo strumento tra le mani.
'Esatto' risposi, mentre lei faceva passare il plettro sulle corde.
'Ho capito come fai'.
'Come faccio?'
'Porti a casa le ragazze, suoni per loro e le fai innamorare' scherzò, facendomi ridere.
'Devo solo capire cosa suoni' disse, cominciando a mettere insieme qualche accordo.
'I've found a reason for me
To change who I used to be
A reason to start over new
And the reason is you
And the reason is you...' canticchiò.
La guardai impressionato, senza riuscire a smettere di sorridere.
La sua voce era bella quasi quanto lei.
'No...troppo banale' mormorò.
'Cause even when I dream of you
The sweetest dream will never do
I'd still miss you baby
And I don't want to miss a thing...'
Alzò la testa dalla chitarra ed i nostri occhi si incontrarono. Le sue guance si tinsero di rosso e lei distolse lo sguardo.
'Ho capito!' esclamò e riprese a cantare, questa volta seriamente.
'Saying I love you
Is not the words I want to hear from you
It's not that I want you
Not to say, but if you only knew
How easy it would be to show me how you feel
More than words is all you have to do to make it real
Then you wouldn't have to say that you love me
'Cause I'd already know
What would you do if my heart was torn in two
More than words to show you feel
That your love for me is real
What would you say if I took those words away' cantò guardandomi, finalmente, negli occhi.
'Then you couldn't make things new...' proseguii io, fermando le sue mani e spostando la chitarra.
Mi avvicinai, fino ad arrivare a meno di cinque centimetri dal suo naso.
'Just by saying I love you' concluse, senza staccare gli occhi dalle mie labbra.
In quel momento, l'unica cosa che volevo era darle un bacio, ma non come quello alla festa.
Le misi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, poggiai la mia mano sulla sua guancia e cominciai ad accarezzarle la pelle, mentre la distanza tra di noi continuava, lentamente, a diminuire.
'Tu mi farai impazzire' sussurrai, con le labbra a pochi millimetri dalle sue.
La suoneria del suo telefono però interruppe tutto.
Il bacio non arrivò ed entrambi sospirammo.
'Pronto?...Va tutto bene?...ok arrivo' riagganciò. 'Sono già le tre, devo andare'.
Possibile che il tempo fosse passato così velocemente?
'Ti porto io a casa'.
In qualche modo mi convinse che non ce n'era bisogno e l'accompagnai soltanto fino alla porta.
Le porsi il telefono, senza che lei capisse il motivo.
'Il tuo numero' spiegai. 'Questa volta non me lo dimentico'.
Lei lo digitò e mi restituì il cellulare.
'Allora ciao' disse, voltandosi imbarazzata, ripetendo le stesse parole che aveva detto alla festa, dove ci eravamo conosciuti.
Prima che potesse allontanarsi, la presi per i fianchi, la feci girare e la baciai.
'Allora ciao' ripetei, lasciandola andare.
Era stata proprio una bella serata.
____________________________________La scena della chitarra l'ho in parte presa da Skam. Perdonatemi ma è una delle mie serie tv preferite.

More than words | Federico Bernardeschi Where stories live. Discover now