• Chapter 26 •

189 48 39
                                    

Pov's Emma.

La torcia del cellulare riesce debolmente a illuminare tutto.
Ho in mano la cartina dell'ospedale e ho messo tutte le altre cose in un piccolo zainetto che tengo sulle spalle.
Sicuramente alla reception ci sarà qualcuno a sorvegliare.
Ci saranno anche delle infermiere e dei medici, sicuramente, ma io devo provarci.
In caso succedesse qualcosa, ho portato Justin proprio per questo.

Molto lentamente avanzo verso un corridoio che avevo già visto settimane fa.
Mi basta svoltare a sinistra ed il gioco è fatto.
Qui, fortunatamente, c'è la luce.
Se qualcuno dovesse vedermi fingerò di essere la parente di un paziente.
Svolto l'angolo e mi ritrovo davanti un'infermiera che strasporta dei medicinali su una sorta di carrello.
"Le serve aiuto ?"
Domanda.
"Ehm, nono grazie. Stavo solo andando verso l'uscita"
Dico indicando la porta principale a qualche metro di distanza da noi.
Speravo ci fosse meno confusione.
Invece c'è una marea di gente.
Sarei potuta entrare benissimo dalla porta d'ingresso invece di prendere quella sul retro.
La donna annuisce e si allontana.

"Le hai mentito"
Mi volto di scatto all'indietro e noto gli occhi di un ragazzo, qualche anno più grande di me suppongo, guardarmi da capo a piedi.
"Cosa hai detto scusa ?"
"Hai mentito all'infermiera"
Dice guardandomi.
"Non è affatto vero! E poi, non sono affari tuoi"
Lo scruto attentamente e noto che ha del gesso attorno al braccio destro.
"A quest'ora te ne saresti già andata se fosse stato vero ciò che le hai raccontato"
Mi sorride debolmente e io mi siedo accanto a lui con l'intento di alzarmi subito dopo avergli detto due parole.
"Senti, non so chi tu sia e non voglio nemmeno saperlo perché non ti rivedrò mai più. Devo solo prendere delle cose nella stanza dietro il bancone della reception, per questo le ho mentito. Se vuoi aiutarmi a farlo, bene, ne sarei molto felice, altrimenti sta zitto perché senò ti spezzo l'altro braccio"
Mi alzo dalla sedia e richiudo la cartina mettendo anch'essa nello zaino.
Poco dopo, lo sento ridere.
"Cosa sei ? Una ladra per caso ? Dovrei avvertire la sicurezza ?"
Chiede.
Mi sta sfidando.
Nel frattempo, sento il woki toki vibrare.
Mi tolgo in un batter d'occhio lo zaino e lo estraggo stringendomelo fra le mani.

"Justin che succede ?"
"È appena arrivata una voltante della polizia con un'ambulanza. Non so da dove entrino ma ti conviene fare presto prima che qualcuno ti veda fare qualcosa che non dovresti"

Preme un pulsante e la chiamata si interrompe.
Perfetto.
Ho pochissimo tempo.
"Mi aiuti, si o no ?"
Chiedo a quel ragazzo seduto proprio di fronte alle reception.
"D'accordo. Ma non finirò in galera con te, sappilo. Anche se, non mi dispiacerebbe passare del tempo insieme..."
Con la mano buona si stropiccia i capelli.
"Smettila, con me non funzionano queste cose."
Mi avvio di corsa dietro il bancone centrale ed entro in una piccola stanzetta dove vi è un computer.
Digito il nome di Emma Andrea Wilson e mi appare un file con dentro una cartella clinica.
Non ho tempo per stamparla.
La apro e, prendendo il cellulare dalla tasca, inizio a scattare innumerevoli fotografie a tutte le pagine che mi si aprono davanti senza nemmeno leggerle.
D'un tratto sento un gran casino nell'atrio centrare e capisco che è arrivata la polizia.
Chiudo tutto ed esco immediatamente fuori.
Il ragazzo è ancora lì, seduto su quella sedia a tenersi il braccio dolorante.
"Grazie, anche se non mi sei servito a granché..."
Dico avvicinandomi leggermente.
"Invece ti servo eccome. Sono ancora in tempo a dire a quei poliziotti quello che ho appena visto"
Dice indicando con la testa quel gruppo di poliziotti proprio a qualche metro da noi.
Lo guardo.
"Posso fare qualcosa per aiutarti ? Per ripagare il tuo silenzio ?"
Chiedo.
"No, niente. Consideralo un regalo. Se magari ci rivedremo, ne riparleremo altrove"
Mi sorride e mi giro per andarmene.
"Ah, come ti chiami ?"
Mi domanda.
"Non ti interessa. A eh, non sforzare il braccio mi raccomando"
Gli faccio l'occhiolino e me ne vado percorrendo il lungo corridoio che avevo già oltrepassato prima.
Non pensavo di essere diventata così "sfacciata" con gli sconosciuti!
Questo nuovo lato di me mi intriga, in fondo, da quando sono qui a Las Vegas, non sono più la brava ragazza di un tempo.

LA CITTÀ DEL PECCATOOnde histórias criam vida. Descubra agora