16 - Sconfitta

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Quell'anno mi impegnai veramente con tutto il mio essere - sfruttai davvero ogni possibilità, rammaricandomi di quanto limitate fossero, ad un solo scopo: estromettere Albus Silente da Hogwarts.

Ci riuscii, per due dorati mesi. Severus non poteva nascondere la sua preoccupazione in quel periodo. Vedete, la Scuola rischiava di essere chiusa, a causa dei misteriosi attentati che si erano verificati.
Severus non aveva idea che fossi io la causa scatenante di tutto quel caos, anche se sapeva che io e Silente non ci amavamo.

Lo tenevo tra le braccia, ancora senza tunica, silenzioso e stremato dopo il nostro furioso, ultimo amplesso. Il fuoco languiva nel caminetto, le mie mani si beavano della consistenza delle sue spalle, del ritmo del suo respiro. Abbracciati e muti, come gli ultimi sopravvissuti, come dopo una lotta feroce.

Le mie palpebre erano abbassate, respiravo piano contro la sua spalla, sentivo le sue dita ossute premermi la vita. Ormai tra di noi non c'era più spazio per le parole. Veniva da me, dormiva spesso da me - ed io desideravo, colpevolmente ma con tutto il cuore di essere solo con lui. Che nessun altro al mondo fosse presente mentre il padrone di casa si abbassava alla pari di un Elfo domestico, sgattaiolando con la colazione fino alla stanza degli ospiti, consapevole e ignaro come solo un perfetto idiota innamorato può essere.

Non gli dicevo che lo amavo, non arrivavo a tanto.
Ma ero lì ogni volta che Severus onorava l'antica abitudine di dormire in casa mia - ed in quei giorni spesso sgattaiolavo fino alla sua porta, in silenzio quando tutti ci eravamo ritirati da tempo.
Severus mi attirava dentro, mi stringeva a se' senza una parola, precipitavamo sul letto divorandoci.

Ma in quei giorni Severus era teso, e preoccupato.
Quei Consiglieri, alla fine li avevo avuti in pugno: era bastato cavalcare l'apparente inabilità di Silente di fronte a quella scia di fango.

Gli avevo consegnato di persona il suo ordine di sospensione, con in calce le gloriose dodici firme a suggello.
Gli occhi di Silente mi avevano trafitto nella umida, squallida capanna del Guardia Caccia.
Ostilità e qualcos'altro di taciuto, inconfessabile... ostilità ed un guizzo che andava lungo tutto il mio corpo, scatenandomi muti brividi di ripulsa.

La Scuola chiudere? Che sciocchezza. La Scuola sarebbe semplicemente stata risistemata un po'.
Tutto qui.
Severus non aveva ragione di aver paura, vero?

Sì, Lord Malfoy all'epoca pensava che un grosso, assassino Basilisco potesse in fondo essere perfettamente controllabile, perché ancora riponeva un bel po' di fiducia in Lord Voldemort.

Quella sera, Severus finì con l'assopirmisi addosso, mentre io gli accarezzavo debolmente la schiena.

Severus era un Mezzosangue.
Se lo era dimenticato, Lord Malfoy?

Severus era una spia, oltre che un Mangiamorte.

Inspirai a fondo, cacciando lontano quei pensieri, ricacciandoli nel silenzio.

Sarebbe andato tutto bene, tutto per il meglio.

Severus diede in un basso, denso mugolio, sistemando la propria scarna figura contro il solido incavo del mio petto.

Mangiavamo insieme, parlavamo, discutevamo, degustavamo liquori... facevamo l'amore dopo lunghe, ruvide carezze.
Certe volte, mentre lo lasciavo assopirsi al buio su di me, mentre il mio corpo ancora bruciava della sua presenza fissavo il soffitto buio, i resti della cena sul tavolo e mi pareva che tutto, fin nei minimi dettagli avesse un senso.

Il corpo di Severus che si incastrava alla perfezione con il mio.
Il suo piacere che mi colmava come un canto dolcissimo. Il suo respiro calmo, metodico, quel suo primo, malcelato imbarazzo, la ruvida, aspra complicità che ci accomunava in quei giorni e la sua resa nelle profondità del mio corpo, sempre accompagnata da un ansito o da un singhiozzo...tutto questo mi pareva un incastro mirabile, un collage perfetto.
Potevo sopportare Caramel.
Potevo sopportare le vedove e le funzionarie incipriate del Ministero.
Potevo sopportare qualsiasi cosa.
Bastava che ci fosse Severus, qui addormentato sul mio petto.

* *

Silente dopo tutto tornò Preside fin troppo in fretta, ed il Basilisco fu sconfitto.

L'ultimo mortale colpo per me fu la vista del prezioso diario con un largo foro al centro della copertina nera, ormai bruciato e contorto, privo del suo potere, rovinato, distrutto e profanato.
Proprio il veleno del Basilisco aveva compiuto quello scempio. Mi parve quello l'insulto supremo.
Silente mi aveva irriso mentre ero lì, tremante di collera ed orrore. Il mio unico piacere era stato non bussare, scaraventare Potter contro il muro aprendo di colpo la porta dello Studio del Preside.

Il terrore mi colmava mentre mi rigiravo il diario tra le mani, fissandolo come allucinato prima di appoggiarlo.
Lo avevo gettato di lato quasi piangendo, detestandomi a fondo per quella odiosa debolezza.

Era pomeriggio, la schiena mi faceva ancora un gran male ma era niente al confronto di quel largo buco nero, della distruzione di quell'oggetto e del terrore che infine mi minacciava senza appello.

Ero lì, in piedi nel mio studio, fissavo il diario che era rientrato in quelle condizioni in casa mia, dopo esserne partito sano.... e di colpo pensavo solo alla sua collera. La collera dell'Oscuro Signore... non sapevo che genere di oggetto fosse quello, a quei tempi! Se lo avessi saputo, probabilmente niente mi avrebbe salvato da un infarto, eppure non ero propriamente uno sprovveduto.
Anche così però, il terrore mi paralizzava.
Perché sapevo che sarebbe tornato - una piccola parte di me non lo credeva affatto finito - e mi avrebbe chiesto di questo prezioso oggetto che avrei dovuto tenere solo al sicuro... ora lo vedevo, era stata una follia dall'inizio quel mio piano.
Serrai le palpebre. Dure, cocenti lacrime lottarono per uscire, non glielo concessi, le ricacciai indietro con rabbia.
Cosa avevo ottenuto quell'anno?

Diario di un cortigianoWhere stories live. Discover now