"Ma che roba..."
Borbottava qualcuno, probabilmente Walden Macnair.
Dita grosse, ruvide ed incerte asciugavano sangue all'angolo delle mie labbra con qualcosa di umido.
Ero di nuovo sull'ampia poltrona. Fissavo impassibile il fuoco.
Lentamente, l'ombra della Cruciatus si dileguava, portandosi via il suo fuoco doloroso, e restava solo il dolore, sordo e pulsante laddove lui mi aveva colpito mentre ero a terra.
Distinsi un lampo luminoso, qualcosa di azzurro.
Lentamente, potei aprire l'occhio destro.
Lasciai vagare lo sguardo su quella stanza deserta, sul caminetto in cui il fuoco scoppiettava. Alle pareti, ogni cornice era vuota, come se gli occupanti dei quadri avessero deciso di non assistere a quella scena. Walden Macnair continuò a lavorare frettolosamente, ed in silenzio. Non mi toccò più di quanto fosse necessario, e rimarginò quelle che a suo dire erano le lesioni più vistose, concentrandosi principalmente sul mio volto.
Mi alzò piano il mento, con una strana titubanza.
Le mie orecchie erano piene di un brusio indistinto, quando deglutivo lo stomaco mi sobbalzava dolorosamente dentro. Infine, abbassò la bacchetta.
Silenzio. Mi fissava, forse soppesandomi, accertandosi di aver fatto un lavoro accettabile... io non mi muovevo, il silenzio era assoluto, innaturale, opprimente. All'improvviso mi rendevo conto che probabilmente ogni singola parola urlata dall'Oscuro Signore era stata udita anche nelle stanze adiacenti, e molto nitidamente.
Tirai su con il naso. La mia gola era ancora piena di quel sapore orribile, amaro.
Quel silenzio si protraeva snervante.
In quella quiete, qualcosa di agitava come un noto, stanco presagio.
3...2...1, adesso dirà qualcosa, poi la sua voglia, l'odore della sua fregola addosso, assieme alle dita fameliche, lui é uno di quelli a cui non dispiace il suo stesso sesso e questo lo sai bene.
Potevo immaginarmelo, d'altra parte avevo capito che genere di aria tirava per me, ormai.
Già, proprio.
Il suo atteggiamento non avrebbe potuto essere più chiaro di così... forse neanche la suola della sua scarpa sul mio volto aveva avuto un impatto maggiore.
Aderivo mollemente allo schienale della poltrona, la giacca che avevo indossato quel mattino pendeva un po' storta, il mio collo, di nuovo senza un graffio spuntava quasi fino alle clavicole dal colletto della camicia, in mancanza di una spilla.
Ma si, Walden... fallo se lo vuoi fare. Mi va bene, mi andrà bene esattamente come in carcere.
Neanche ti sento, mentre lo fai.
Divertiti pure un po', ho sempre saputo cosa c'era dietro le tue strane battute, gli strani guizzi dei tuoi occhi.
'Ti piace la mia ascia, Lucius?'
E ridevi, e facevi andare sfacciatamente quel tuo sguardo duro avanti e indietro su di me...sempre a correre ad ogni mio minimo cenno, Boia del Comitato per la Soppressione delle Creature Pericolose, mio vecchio amico... mio antico compagno. Forza, approfitta di questa opportunità. Non ci saranno sguardi sprezzanti, non ti terrò a distanza.
Se vuoi questo pezzo di carne... prenditelo.
"Tu mi hai sempre fatto salire il fuoco, Lucius. Immagino che si sia capito..."
Non era il suono dei miei pensieri, ma una voce reale. La voce roca, cavernosa di Macnair che mi parlava senza avvicinarsi di un solo passo.
"Credevo di riuscire ad approfittare... insomma, quando lui mi ha detto se volevo aiutarlo a... interrogarti. Invece non ci riesco. So io se lo voglio, ma a vederti così proprio non ce la faccio. Mi sa che ha capito... quello che c'è nella mia testa.
Dio mio Lucius, ti avrei scopato fuori dalla capanna del guardiacaccia, dentro quella dannata scuola, quattro anni fa. Volevo scoparti così tanto e così forte che mi tremavano le mani, non scherzo. Ma adesso...sento che non é giusto. Beh, me ne vado. Cerca... cerca di rigare dritto. E...infilati a letto, dormi un po'."
Aveva pronunciato questo discorso a voce molto bassa, quasi un sussurro cavernoso, mentre io non lo guardavo, fissavo le fiamme con il collo rigido.
Poi si smaterializzò.
E Lord Lucius Malfoy ebbe appena il tempo di sorridere alla stanza vuota, pensando: che razza di elemento che sei, Walden... poi le fiamme del caminetto divennero di un verde smeraldo, e qualcuno si precipitò, avvolto dalle fiamme magiche, nella stanza con un gran rumore, spargendo cenere dappertutto.
"Severus!"
La voce mi usciva impastata, roca... Severus volò verso di me, mi circondò le spalle con tutte e due le braccia, scollandomi cautamente dallo schienale di velluto della poltrona.
"Non... non dovevi venire, sei... la scuola!"
Sentii un suono strano, soffocato. Ad occhio e croce un singhiozzo.
"Zitto, sta zitto..."
Poi, la sua mano tremante spuntò dal nero della tunica.
Incantesimi, migliori, più forti portarono via tutto il dolore. Avvertii la mia schiena scricchiolare sinistramente, qualcosa rimettersi a posto da quelle parti... il mio respiro tornò normale, leggero.
"Severus..."
Ma mi aveva preso la testa, e se l'era premuta contro il petto.
"Ehi... sto bene... stavi guardando? Dai, non..."
"Anche io."
Indietreggiai un po', cercando di guardarlo in volto. Ma non riuscii, lui non mi lasciava andare, mi teneva contro la sua veste.
"...'Anche io' cosa?"
"Hai capito. Quando sei tornato... non sono riuscito a dirti...te lo dico adesso. Anche io."
Qualcosa di molto grande, molto caldo si sciolse all'altezza del mio petto torturato, che solo qualche minuto prima doveva aver nascosto una costola incrinata.
"Oh..."
Fu l'unica cosa che mi riuscì di dire e non era affatto un granché.
Ma forse era sufficiente.
Restammo così a lungo, il fuoco si ridusse a braci, le nostre braccia non si sciolsero fino a che non udimmo rumore di passi, in corridoio... ed io non mi resi conto che il cielo, fuori dalla finestra era passato dal blu all'indaco cupo del tramonto. Anche io. Non significava niente, significava tutto.
Prendetemi pure a calci, adesso non mi importa.

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Diario di un cortigiano
Fanfiction[Memorie e confessioni di Lord Lucius Malfoy] "Sono il potere dietro al trono. Una vertigine di tuono Sono sincero sono bugiardo Sono sangue di Véela l'argento. Sono cortigiano il tentatore Sono il sorriso d'amore con lui ti faccio fuori. Sono focos...